Taranto, provincia di "Tempa Rossa"

par Andrea Intonti
venerdì 22 agosto 2014

 

17 luglio 2014: dopo le dichiarazioni dei mesi precedenti, il governo Renzi compie il primo passo della sua politica energetica dando parere positivo – attraverso la Conferenza dei Servizi tenutasi a Roma – affinché l'Eni possa iniziare i lavori necessari allo sviluppo del progetto “Tempa Rossa, che nei prossimi anni dovrà portare i 50.000 barili di petrolio estratti dai pozzi della concessione di coltivazione petrolifera “Gorgoglione” (comune di Corleto Perticara, alta valle del Sauro, Potenza) fino alla raffineria dell'Ente Nazionale a Taranto e, di lì, alle petroliere in sosta nel porto.

Tre giorni prima della conferenza il consiglio comunale di Taranto aveva dato però parere negativo al progetto, dando mandato al sindaco Ezio Stefáno di esprimere lo stesso parere durante la Conferenza. Ad un mese dai fatti, né l'assemblea cittadina né i cittadini di Taranto sono stati informati, così come denunciato da Angelo Bonelli, co-portavoce nazionale dei Verdi e consigliere comunale a Taranto, che ha recentemente accusato il sindaco di giocare una doppia partita, schierandosi contro il progetto a Taranto e prendendo accordi a favore di “Tempa Rossa” a Roma. A Taranto, già fortemente colpita dall’inquinamento dell’Ilva e dai relativi problemi ambientali, sanitari ed occupazionali, il progetto “Tempa Rossa” prevede l'aumento del traffico navale nel Mar Grande – dove a giugno si è registrato lo sversamento di gasolio dalla base navale Nato - che si trasformerà, secondo Bonelli, in un “un enorme parcheggio da petroliere”, con aumento del rischio di sversamento in mare e una maggiore incidenza sull'economia cittadina.

Per approfondimenti su “Tempa Rossa” ed il potere della consorteria petrolifera in Basilicata

 

La Riforma #sbloccacomitatini

Il progetto “Tempa Rossa”, che si inserisce in pluridecennali e ben consolidati rapporti tra la consorteria petrolifera ed il potere politico italiano, fa parte del più grande progetto di sblocco minerario impostato nello “Sblocca Italia” ed annunciato da una rumorosa intervista rilasciata da Matteo Renzi al Corriere della Sera. È anche in risposta a quei “tre, quattro comitatini” che è stata approvata la nuova riforma dell'articolo 117 del Titolo V della Costituzione che avoca al governo centrale i poteri di decisione sulle questioni energetiche, anche attraverso la “clausola di supremazia” che permetterà all'Esecutivo – attraverso un ennesimo ricorso alla decretazione d'urgenza – di apportare modifiche alle autorizzazioni ambientali e legiferando in via esclusiva su attività di “interesse strategico nazionale“ tra cui, naturalmente, quelle legate al petrolio.

Interessante come la riforma arrivi da lontano, da un libro bianco realizzato nel 2011 dalla Consulta per le attività produttive del Popolo della Libertà – all'epoca partito principale al governo – alla cui stesura parteciparono anche grandi aziende private che traggono vantaggio dalla riforma costituzionale.

 

 


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