Take a draw on the wild side…
par IlCapoluogo.it
mercoledì 13 ottobre 2010
Sono tornati. Tanti. Da tutta Italia. Ritrattisti, disegnatori, fumettisti. Una matita, un taccuino. Qualche acquarello. Seduti per terra o sullo sgabello che si portano sulle spalle.
Si guardano intorno, alzano gli occhi al cielo. Cercano. La congiunzione perfetta o quasi. Tra immagine esterna e raffigurazione interiore. Poi accade. Accade tutto in un attimo. Ti avvicini. E vedi che tra tante cose, tra tante macerie, hanno trovato un tesoro. Un particolare a dare senso al tutto.
Oggi all’Aquila c’era un gran bel sole. E la città ha aperto le porte della zona rossa più profonda per farsi raccontare. Ha mostrato nuda, ferita, i suoi diciotto mesi di coma farmacologico.
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Marco Preziosi è l’ideatore della Carriola di disegni. “Mi interesso di animali, in genere. E’ questo che amo disegnare…poi sono venuto all’Aquila…e ho visto in mezzo a queste macerie la forza dirompente della natura…così ho sparso un po’ la voce. In tanti mi hanno seguito. E’ un modo per guardare e riportare qualcosa che anche se così sfacciatamente reale e altro da molti di noi tocca la parte più intima dell’essere. E quando la realtà tocca il cuore dell’uomo, da lì nasce il disegno, il tratto, il racconto”.
Ad accompagnare il gruppo, oltre ai Vigili del Fuoco, c’erano anche Totò di Giandomenico e Antonio Gasparrini. Il primo ha voluto ricordare ai presenti che quello aquilano è il sesto centro storico per estensione d'Italia.
Gasparrini è stato breve e incisivo, diretto: “Gli aquilani non vivono più qui. Quelli che non sono andati via o che aspettano da un anno e mezzo dagli alberghi della costa di poter tornare, ormai vivono fuori da questa culla d’arte. Qui sono rimasti solo i cani e i gatti. Raccontate la nostra città. Raccontate le nostre macerie. E non fate l’errore che molti, purtroppo, fanno, di confondere il termine maceria con il termine rovina. Le rovine vengono dal passato, tramandano esistenze lontane. Ricordi. Le macerie, quelle che vedrete, sono il nostro sangue. Il nostro dolore”.
Santa Giusta, San Pietro, Santa Maria Paganica, San Domenico, Costa Masciarelli, Via Fortebraccio, Via Cascina, Piazza Palazzo. Mentre in Piazza Duomo cominciavano ad arrivare gli amanti del cioccolato ad animarla e riempirla di voci, il cuore immenso della città è immerso nel silenzio e nella solitudine. Era proprio di domenica, e proprio in tarda mattinata, che quei vicoli ti regalavano i profumi del pranzo di famiglia, le campane che suonavano a festa, la calma di una città che aveva saputo conservare tutte le virtù del paese, esempio perfetto - rarissimo - di fusione di una comunità urbana e rurale al tempo stesso.
E’ bello che oggi quelle strade, quelle case – che così tanto hanno della nostra vita - quei nostri luoghi, non siano state da soli. Che l’abbiano “invasa” questi amici. Che l’abbiano guardata. Disegnata. Colorata. Anche per noi, accarezzata.
(Fabrizio Carbone)
(Elisabetta Mitrovic)
(Federico Gemma)
(Carlo Castellani)
(Concetta Fiore)
(Testo e foto di Tiziana Pasetti)