Tagli ai privilegi dei parlamentari: le dichiarazioni shock dei politici
par WilNonleggerlo
giovedì 1 dicembre 2011
Tagli ai privilegi dei parlamentari, si sta cominciando a dare qualche sforbiciatina: molti onorevoli la stanno prendendo bene, o quantomeno, fanno buon viso a cattivo gioco, della serie, "ci saranno sacrifici per tutti, ed è giusto cominciare da noi". Altri, la stanno prendendo un po' meno bene.
Onorevole responsabile Massimo Calearo:
A me della pensione non frega niente, ma l'operazione deve iniziare dal 1945, perché chi propone i tagli è in Parlamento da decenni.
Onorevole responsabile Maurizio Grassano:
I diritti acquisiti non bisognerebbe mai toccarli, perché se sono acquisiti vuol dire che per acquisirli ha pagato qualcosa. Se si toccano questi diritti bisogna almeno ridare indietro i soldi versati, altrimenti è una truffa ... rispetto a Fabio Fazio, che prende 2 milioni di euro l'anno, noi prendiamo 4.500 euro netti al mese. Hai voglia di farne di mesi prima di arrivare a 2 milioni.
Onorevole Pdl Alessandra Mussolini:
Prima facciano chiarezza sui loro conflitti di interessi, poi ci chiedano i sacrifici.
Ex Ministro ed Onorevole Pid Saverio Romano:
Questa dei vitalizi avremmo potuta farla anche noi.
Onorevole Pdl Antonio Mazzocchi:
Se un deputato entrato alla Camera con un diverso regime decidesse di fare causa allo Stato credo che vincerebbe.
Onorevole Pd Rolando Nannicini:
Dai miei calcoli saranno 1500 e non più 2500 euro, ma vanno bene anche 900, voglio essere uguale ad un metalmeccanico, ma la Camera ci deve versare i contributi figurativi, capito?
Onorevole responsabile Michele Pisacane:
Facciamo una vita da cani ... io e mia moglie prendiamo 30mila euro al mese? Le ho già spiegato che se uno investe nella politica quei soldi sono pochi.
Onorevole leghista Gianluca Pini:
Una proposta demagogica per indorare la pillola agli italiani che dovranno subire i tagli delle pensioni.
Onorevole repubblicano, ex responsabile, Mario Pepe:
Ridurre deputati e senatori alla fame vuol dire rendere il Parlamento schiavo dei poteri forti.