TFA e sanatorie: a scuola il merito non conta

par Simona Granieri
giovedì 4 luglio 2013

Raccontare in maniera impersonale una vicenda che riguarda da vicino è impresa assai ardua, soprattutto in tempi di "rese dei conti" e di grande incertezza per il prossimo futuro, oltre che di sconforto per una vicenda dai contorni paradossali.

Il soggetto della questione è il Tirocinio Formativo Attivo (TFA), istituito per la prima volta per l'a.a. 2011/2012 ma che si sta concludendo in questi giorni per molti dei circa 11.000 selezionati. Selezionati, appunto, che hanno sostenuto e superato tre prove selettive: un pretest nazionale, una prova scritta ed una prova orale, e che hanno versato alle diverse Università italiane tasse d'iscrizione di 2700 euro (in media) per poter frequentare un percorso di formazione fatto di corsi di didattica generale e speciale, pedagogia, progettazione, e didattiche disciplinari, oltre che il tirocinio nelle scuole. Esami, sacrifici economici e ritmi forsennati ma, alla fine, la soddisfazione di avercela fatta, di vedere il traguardo all'orizzonte dopo una tortuosa salita.

Tutto ciò avrebbe dovuto portare la possibilità di iscriversi in seconda fascia d'istituto e di poter far valere il titolo abilitante per le supplenze, sulla base della programmazione numerica operata dallo stesso Ministero dell'Istruzione, sulla base dei fabbisogni delle scuole. Tutto ciò, invece, rischia di essere vano o, comunque, pesantemente inflazionato dall'ormai imminenete attivazione dei TFA SPECIALI, riservati ai docenti che hanno accumulato servizio senza essere abilitati e che, così, potranno godere del medesimo titolo abilitante senza doversi sottoporre ad alcuna selezione in ingresso.

Inoltre, considerando il fatto che in passato erano presenti altri percorsi abilitanti (le SSIS) nella gran parte dei casi si tratta di docenti che, quando ne ebbero la possibilità, non riuscirono ad abilitarsi tramite selezione e che, pur avendo prestato diversi anni di servizio, non hanno mai superato alcuna prova concorsuale o hanno deciso di non sottoporvisi.

Se da un lato l'istituzione del TFA SPECIALE rappresenta una risposta alle indicazioni dell'Unione Europea in termini di stabilizzazione dei precari, dall'altra parte emerge una più che evidente falla nel meccanismo, considerando che non verrà operata alcuna differenziazione tra coloro che hanno superato tre prove selettive e coloro che, per mero servizio, raggiungeranno il medesimo titolo abilitante e che, forti dei maggiori punti di servizio, scavalcheranno nelle graduatorie gli abilitati del TFA ORDINARIO. 

A questi ultimi, dopo un anno di tirocinio formativo, resteranno le briciole e, soprattutto, l'ulteriore consapevolezza che in Italia il "merito" risulta essere una parola svuotata del suo significato.

 

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