TAV: il treno della realtà all’incontrario non va

par Phastidio
venerdì 26 luglio 2019

Dopo l’intervento in diretta Facebook del premier Giuseppe Conte, pare che la Tav si farà. Perché “sono intervenuti fatti nuovi”. Non si direbbe, se non per la lieve riduzione del costo per l’Italia, peraltro non ancora certificata dalla Ue. Però abbiamo buttato felicemente un anno, come con molte altre opere infrastrutturali. E soprattutto con il bilancio pubblico.

C’è un ritardo strutturale e probabilmente cognitivo, in questa maggioranza. Loro cercano di piegare la realtà ai loro desideri, si sforzano, si sforzano, ma alla fine si ritrovano con un pugno di mosche ed un elevato rischio di emorroidi.

In realtà, lo sappiamo da sempre. Scopriamo anche che per cancellare l’opera serve un pronunciamento del parlamento, trattandosi di un trattato internazionale. E sapevamo pure questo, a dirla tutta.

Ma allora, che è cambiato? Che Conte ha atteso praticamente l’ultimo giorno utile e poi ha dichiarato vittoria in nome “dell’interesse nazionale” (quella cosa che i nostri sovranisti non riescono ancora a mettere a fuoco ma non disperiamo), ed ha battuto in ritirata. Alla fine, si tratta pur sempre di un avvocato, che in quanto tale conosce bene quanto possono essere costosi i contratti.

Divertente anche la puntualizzazione del premier circa il fatto che il cosiddetto Piano B era infattibile perché Francia e Ue non ci pensavano manco per l’anticamera del cervello. Altra cosa che sappiamo da sempre. E decisamente frizzantina la puntualizzazione di Conte circa il fatto che i risparmi dell’inesistente Piano B potessero essere dirottati su altre opere infrastrutturali. “Non si può”. Ma voi ve li ricordate invece i poveri pentastellati, torinesi e non, mentre ballonzolavano di gioia dicendo “coi risparmi della Tav potenzieremo la metropolitana di Torino”? Io sì. Che tenerezza.

Ora parte l’ennesima interlocuzione con la Francia per avere ulteriori sconti. Una situazione in cui, date le premesse, avremo la stessa forza contrattuale di un protestato davanti ad un funzionario addetto ai fidi di banca, ma transeat. Eppure, da bordo campo, per oltre un anno i pentastellati hanno potuto fruire dell’infaticabile mental coaching di Marco Travaglio, che ad un certo punto, in vista del traguardo, ha cominciato a ripetere ossessivamente ai suoi allievi: “La Francia non ci ha messo ancora un centesimo! La Francia non ci ha messo ancora un centesimo! E non intende metterne! E non intende metterne!”. E loro moltiplicavano le pagaiate, novelli fratelli Abbagnale sotto la spinta ipnotica di Peppiniello Di Capua-Travaglio.

Tralasciamo i risultati dell’analisi costi-benefici. Sia per il rispetto che si deve a Marco Ponti ed ai suoi professionisti, sia perché in pochi hanno compreso che di ACB ce ne sono state innumerevoli, nel corso degli anni, e che basta modificare pochi parametri, entro le linee guida internazionali, per ottenere esiti molto differenti. Ma del valore partisan delle analisi costi benefici vi ho già detto, molto tempo addietro, e non ci ritornerò. Se solo fossimo un paese un filo più avvezzo al metodo scientifico, e non così ignoranti ed “umanisti” da cercare ogni volta l’ipse dixit credendo sia la costante di gravitazione universale, avremmo risparmiato tempo.

Certo, mi sarebbe piaciuta una bella ACB anche per Alitalia, ma sapete com’è: le ACB si applicano per i nemici e si interpretano per gli amici, parafrasando qualcuno. Ma sono certo che, alla fine, anche in questo caso sarebbero emersi solo i parametri che giustificano l’esistenza in vita di Alitalia, o meglio la sua natura di imposta. Un’imposta sulla stupidità, per essere precisi.

Ora che lo psicodramma è compiuto, e ricorda molto altri su cui i grillini hanno pestato i piedi, riproducendo su scala governativa nazionale il famoso effetto “inceneritore di Pizzarotti”, potremmo e dovremmo riflettere su quanto tempo è stato perso in questa ed analoghe vicende. La madre delle quali è il bilancio dello Stato. Prima ci si spenzola dal balcone, oppure si proclama che ci si mangia lo spread a colazione, si annuncia al popolo festante che l’Europa verrà rivoltata come un calzino, e poi ci si appecorona, dopo aver perso un annetto circa e dopo aver contribuito a degradare ulteriormente il quadro e aver ristretto i margini di manovra. In casa leoni, in trasferta gigioni.

Ora ci aspetta l’autunno della legge di bilancio, ammesso e non concesso che Amleto Salvini abbia deciso verso quali scogli dirigersi. A proposito: non sopravvalutate Salvini, mai. Contrariamente a quanto strimpellano alcuni suoi cantori, inclusi illustri scienziati della politica che sguazzano nel liquame romano, il soggetto non è dotato di razionalità superiore e sinottica. Ma forse egli sa benissimo cosa potrà o non potrà fare, per vincolo di realtà, ma insiste col lavaggio del cervello dei suoi disperati adepti, dal Trentino a Caltanissetta. La famosa Lega Nazionale, quella che tiene assieme l’autonomia del Lombardo-Veneto e la spesa pubblica assistenziale al Mezzogiorno. Auguri vivissimi, ne avrà bisogno.

Quanto all’altra componente della cosiddetta maggioranza, sono anch’essi all’angolo per mano della realtà. Prima erano l’alfa e l’omega della società italiana, “le parti sociali”, nella immortale definizione di Roberta Lombardi, ora cercano disperatamente di imputtanarsi con liste civiche, nel solito mimetismo locale tipico delle sigle partitiche fallite.

Dovevano generare la versione democratico-assemblearista di Cincinnato, con la loro regoletta dei due mandati, e stanno già contorcendosi per gli spasmi di adeguare la realtà alle loro definizioni. Come col meraviglioso “mandato zero“. E poi avremo anche il mandato “meno uno”, una sorta di prove libere del venerdì sui circuiti di F1, che poi sarebbe quello in cui il cittadino crede di aver maturato la vocazione ad amministratore pubblico ma potrebbe ingannarsi, e quindi è utile dargli almeno un giro di prova. Anche per le vocazioni deve esistere diritto di recesso, no? Da qui al “mandato affanculo” dagli elettori circonvenuti, il passo potrebbe essere breve.

Raramente, o forse mai, mi è capitato di vedere gruppi di esseri umani in una simile disperata e struggente lotta contro la realtà. Dovrei provare per loro umana empatia. Eppure non riesco. Lo so, sono arido ed anaffettivo.

 


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