TAP: ecco le prove che i lavori non possono essere bloccati e che non esistono penali

par Emilia Urso Anfuso
lunedì 29 ottobre 2018

Molto rumore sta facendo la vicenda relativa al dietro-front che il M5S, e l’intero governo in carica, hanno dovuto fare sul tema del TAP – Trans Adriatic Pipeline – il gasdotto che vede protagoniste, a parte l’Italia, la Grecia e l’Albania. Un gasdotto che porterà il gas direttamente dall’Azerbaigian – ex Unione Sovietica - fino a noi, liberando dalla dipendenza russa, per ciò che riguarda la fornitura di gas, l’intera Europa.

Particolare appare oggi il filo che stringe oggi fortemente Salvini a Putin, in considerazione del fatto che si sta parlando di un distacco dalla dipendenza russa di un criterio altamente strategico, rappresentato da una fonte energetica importantissima. Senza dimenticare che proprio Salvini, in tempi non sospetti, si dichiarava fortemente contrario alla realizzazione del gasdotto. Solo tre anni fa, proprio lui, Salvini, si proclamava NO TAP, tanto da scendere in Puglia per ribadirlo a gran voce. Ecco uno degli articoli pubblicati all’epoca: Salvini NO TAP.

Gli accordi, quindi, hanno qualcosa di più di un semplice distacco da una dipendenza energetica. Se Putin è in accordo con uno dei governi delle nazioni protagoniste del TAP, significa che, di contro, sta ottenendo i suoi vantaggi. Ne parleremo a tempo debito.

Questo gasdotto, già da molto tempo, ha infiammato gli animi di molti cittadini. Movimenti NO TAP si sono costituiti e le notizie di cronaca ci raccontano di una situazione al limite della guerra civile. Non basta: la Puglia sta già subendo, da tempo, un impatto ambientale notevole a causa dei lavori per la realizzazione del TAP, a cominciare dalla vicenda degli uliveti, che molti dubbi, e molte proteste, hanno suscitato tra gli agricoltori e i cittadini, assolutamente contrari alla creazione del gasdotto.

Ora però la situazione è diventata bollente a causa del fatto che, in campagna elettorale, tra le tante promesse dichiarate dal Movimento 5Stelle, vi fosse anche l’interruzione dei lavori per la realizzazione del TAP.

In queste ore, pur di far accettare il fatto che il TAP sarà comunque realizzato, il premier Conte ha dichiarato che si deve fare a causa di ingenti penali che si dovrebbero pagare in caso di non realizzazione dell’opera. Stesse dichiarazioni rese da Di Maio.

Ma ci sono pareri convergenti, persino all’interno del M5S: le dichiarazioni sul fatto che le penali siano una menzogna stanno correndo di bocca in bocca.

Ma qual è la situazione reale? Basterebbe leggere il trattato ratificato nel 2013 tra Italia, Grecia e Albania.

In questo trattato, in realtà, non si fa accenno a penali e sanzioni in caso di mancata realizzazione dell’opera in questione. La ragione è molto più grave, almeno per quanto riguarda i sostenitori del NO TAP, in quanto in tutto il documento viene ripetuto costantemente un criterio: qualsiasi ragione che dovesse mettere in dubbio la realizzazione di questa grande opera, deve essere eliminata.

Ecco, per esempio, cosa recita l’articolo 7 del trattato per la realizzazione del TAP:

ARTICOLO7

NON INTERRUZIONE DELPROGETTO

1. Nessuna Parte dovrà se non attraverso una autorità competente ai sensi del Regolamento UE 994/2010 concernente misure volte a garantire la sicurezza dell'approvvigionamento di gas (il Regolamento sulle Forniture di Gas), interrompere, limitare, ritardare o comunque impedire il flusso (in entrata e/o in uscita) di gas naturale attraverso il Gasdotto Trans Adriatico.

2. Qualora intervenisse qualsiasi evento o situazione che faccia ragionevolmente supporre che esista una minaccia di interruzione, ritardo o comunque di impedimento circa qualsiasi aspetto del Progetto (a parte il flusso del gas naturale attraverso il Gasdotto Trans Adriatico), la Partene l cui territorio si e' verificata tale minaccia dovrà utilizzare tutti gli strumenti di legge ed ogni ragionevole tentativo per eliminarla.

3. Qualora intervenisse qualsiasi evento o situazione che interrompa, ritardi o comunque impedisca qualsiasi aspetto del Progetto, la Parte nel cui territorio si sia verificato tale evento dovrà dare immediatamente comunicazione di ciò alle altre Parti e all'Investitore del Progetto, dovrà dare completa e ragionevole informazione e dettagli delle cause dell'evento (tranne in caso di interruzione, rallentamento o impedimento del flusso del gas naturale attraverso il Gasdotto Trans Adriatico),dovrà utilizzare tutti gli strumenti di legge ed ogni ragionevole tentativo per eliminare l'evento o situazione e promuovere ogni azione atta a ripristinare ogni aspetto del Progetto coinvolto alla prima occasione utile.

Di conseguenza, appare chiaro come chiunque sia al governo e chiunque vi sia stato ai tempi della ratifica del trattato, è ed era perfettamente a conoscenza del fatto che mai si sarebbero potuti fermare i lavori. Mai si sarebbe potuto fare in modo che il gasdotto non venisse realizzato.

Non basta: l’accordo preliminare fu firmato il 27 Settembre 2012 a New York. Si teneva, dal 24 al 27 Settembre, un importante incontro internazionale, per parlare degli sviluppi economici e sociali per gli anni a venire: l’acronimo è UNGA – General Assembly of the United Nation (Assemblea Generale delle Nazioni Unite) a cui partecipò, in rappresentanza dell’Italia, l’allora Ministro degli Affari Esteri Giulio Terzi di Sant’Agata. Praticamente, il trattato per la realizzazione del TAP fu ratificato durante l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, che riunisce tutte le nazioni del mondo, ad esclusione di Taiwan, Palestina e Cipro del Nord.

Importante questo dato, dal momento che lo scorso Luglio anche il Presidente Donald Trump – durante l’incontro col Premier Conte negli USA, a Washington – ha dichiarato: “ Completate il Tap. Vorrei vedere il gasdotto finito”. E non è un mistero che Obama abbia fortemente sostenuto questo accordo, sempre col fine ultimo di staccare la spina alla fornitura di gas da parte della Russia all’Europa ma non solo: gli USA sono interessati, a loro volta, a fornire all'Europa il loro Shale Gas, un gas prodotto dalle argille e che può essere ritenuto al pari del gas metano per il suo utilizzo. 

Da un lato quindi, la volontà statunitense di poter ottenere un importante hub energetico in Europa, dall'altro gli accordi relativi alla fornitura statunitense di Shale Gas. Accordi e contro accordi ai piani alti. Promettere alla popolazione che i lavori per la realizzazione del TAP potevano essere fermati è la panzana più grossa che si potesse diffondere.

Ma quali sono le aziende coinvolte in questo enorme business? Anche questo è importante sapere. Per quanto riguarda i lavori realizzati in Italia, l’azienda TAP – costituitasi per questo progetto – si occupa della realizzazione del gasdotto fino ai confini con Grecia e Turchia. Mentre per ciò che riguarda lo sviluppo dei lavori fino all’Austria, è la Snam Rete Gas Pubblico la società che se ne occupa.

A fronte di tutto ciò, è evidente come sui grandi temi che ricadono sull’esistenza, ma anche sulla credulità dei cittadini italiani, esistono accordi di cui nessuno accenna pubblicamente, per ovvie motivazioni di convenienza politica nei confronti di un elettorato che ha perso, ormai da tempo, ogni potere contrattuale con le istituzioni.

Per ciò che riguarda i costi, non ci sono conferme. Si parla, di circa 4,5 miliardi di euro, ma sono solo rumors. Nulla di confermato o certificato.

Insomma: se qualcuno ha sperato davvero che le promesse elettorali si tramutassero in realtà, anche per ciò che riguarda il tema TAP, se ne faccia una ragione: sapevano di mentire, non può essere diversamente.

Via libera al TAP quindi, ma non c’era alcun dubbio. Fin dall’inizio.

Documento originale della ratifica del trattato per la realizzazione del Gasdotto TAP.


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