Svegliatevi in una patria!
par SiriaLibano
lunedì 27 gennaio 2014
(di Eva Ziedan)
Con la cazzuola asporti la terra vergine, ne togli ancora seguendo un linea parallela al terreno e avverti cosa stai per trovare. Un muro di mattoni crudi? Un pavimento?
Ward racconta della sua campagna vicino ad Aleppo, racconta di amici fedeli e bravi. Ward presenta un suo amico e dice: “Molti ragazzi hanno deciso di lasciare alcune brigate che hanno preso una linea estremista. La mia idea è di occuparli in qualche modo. Per far sentire loro che sono ancora utili, Alaa è il più bravo del mio gruppo”.
Alcuni giorni dopo arriva una chiamata da Ward, ha la voce seria e l’entusiasmo è sparito, mi dice solo una frase e poi chiude il telefono: “Ti ricordi Alaa, il ragazzo corraggioso? Alaa è stato ucciso in un bombardamento aero. Ora siamo uno di meno”.
Con la spazzola togli la terra per vedere cosa hai trovato. Il sole batte forte ma una brezza leggera ogni tanto si fa sentire e ti apre il cuore.
Walaa, un ragazzo siro-palestinese si chiede: “Perché la gente non vuole credere che a Yarmuk si muore di fame? Perché dicono che esageriamo e non ci credono finché non mostriamo i video? Perché non provate a vivere come noi? Poi vedrete come si muore di fame! Provate a mangiare per un mese tre cose solamente: lenticchie, ravanelli e spinaci. Una o due volte al giorno. Immaginate di non avere latte per i vostri figli e che questi bimbi devono prendere il latte dalle mamme che mangiano solamente queste tre cose. Immaginate di essere ammalati e di non avere le medicine. Provate a fare così, e se doveste morire vi considereremo come vittime dell’esperimento”.
Raccogli la terra che hai scavato e vai a filtrarla. Magari trovi delle cose che non si vedevano. Ti arrabbi se la terra ha un po’ di cenere, perché poi il tuo viso diventa come un carbone.
Ma la cosa più bella è quando scende il sole, pulisci dove hai scavato e fotografi con la giusta luce. Copri tutto, nel caso dovesse piovere e torni con il tuo zaino a casa. Pieno di terra… La terra del tuo Paese ti accoglie e si mescola con il tuo sudore e ti accompagna con il sole verso casa.
Come siriano che vivi fuori dal tuo Paese, forse ora non hai più un Paese. Guardi il tuo passaporto e ti chiedi: “Quando scade cosa farò?”. Cammini per le città straniere e hai solo il tuo dialetto che definisce la tua identità. Ti imbatti in qualche scaletta nascosta e in rovina, sembra che stai cercando un abbraccio, lo trovi dopo molta fatica. Torni a casa e ormai solo le poesie palestinesi ti rimangono in mente, cambi la nota frase per dire buona notte in arabo “Svegliatevi bene” in “Svegliatevi in una patria”.
Ma poi mi chiedo: Cosa ci fai fuori dalla terra che hai toccato e ti ha accolto?