Sulla retorica: si sono rubati anche quella

par Daniel di Schuler
venerdì 23 settembre 2011

"Non sono retorici certi nostri uomini politici; non sono ipocriti: sono infinitamente peggio".

Sono stato spesso accusato d’essere retorico, in questi mesi.

Io di tale reato, se esser retorici è reato, mi dichiaro orgogliosamente colpevole.

Ci siamo sbarazzati della retorica nella nostra vita pubblica, dopo gli eccessi del fascismo, ma con essa abbiamo gettato anche il senso della decenza.

E’ propria dell’ipocrita la retorica? No: è propria di chiunque abbia conservato dei valori che vadano oltre il mero guadagnar denaro, con qualunque mezzo, e abbia una coscienza dei propri obblighi che vada oltre quella, davvero minima, ormai richiesta per l’accettazione sociale.

Cercare di esaltare con le parole quel che riteniamo giusto, doveroso e buono, non ci rende ipocriti se, poi, non siamo in grado di essere all’altezza di ciò che predichiamo: ci rende, semplicemente, umani. Con la retorica non esprimiamo quel che siamo, ma quel che vorremmo e, forse, potremmo essere; poniamo un asticella ai nostri comportamenti, magari altissima, che forse non saremo capaci di superare: se così fosse, però, se anche dovessimo cadere corti, non per questo saremmo dei miserabili.

Saremmo dei miserabili se difendessimo le nostre debolezze; se ci rifiutassimo di riconoscerle per quel che sono. Se ci adagiassimo nella comoda morale del così fan tutti o, peggio ancora, cercassimo di eleggere a modello per un’intera società i nostri comportamenti meno commendevoli.

Può accadere a tutti, e a me è certo accaduto, di venir meno ai propri principi per necessità, codardia o semplice comodità: questo non ci rende ipocriti se poi continuiamo a professore il nostro credo; se poi, magari con il senso di colpa che ci chiude lo stomaco, continuiamo a sostenere che si dovrebbe fare il proprio dovere anche se noi non lo abbiamo fatto.

Mio padre, che pure era persona di assoluta onestà, sosteneva che se un prete predica bene e razzola bene, allora è un santo. Un prete che predica bene e razzola peggio, continuava a dire, è un peccatore, come tutti. Quel che non si può ammettere, chi davvero meriterebbe l’inferno, è il prete che oltre a comportarsi male, predica il male o, più semplicemente, non lo condanna.

Non sono retorici certi nostri uomini politici; non sono ipocriti: sono infinitamente peggio.

Non hanno nessun asticella morale da superare, fanno quel che loro più aggrada senza neppure porsi il problema se sia giusto o meno. Al massimo si chiedono se i propri atti siano legalmente perseguibili o meno; sempre più spesso non si chiedono neppure quello: infrangono le leggi con sfrontatezza, sicuri della propria impunità.

Ancora peggio: fanno dell’amoralità la propria bandiera.

Non hanno ormai rispetto per nulla e, nella nostra società indecente, nessuno chiede loro di rispettare nulla. Non rispettano neppure la propria parola; l’assoluto minimo della decenza per i nostri antenati.

Quanto squallore questi omuncoli con il loro susseguirsi di dichiarazioni e smentite; uno spettacolo, non certo il più indecente tra quelli che ci offre la politica, che non ha corrispondenti in alcun paese del mondo civile.

Storcete il naso davanti alla retorica? E che effetto vi fa tutto questo? Preferite i ladri che dichiarano che rubare è giusto? Preferite gli evasori fiscali che affermano che non pagare le tasse è cosa moralmente comprensibile?

L’Italia ha bisogno d’ideali, alti, altissimi, più che di ogni altra cosa: ideali che non vanno solo predicati, ma che se non si predicano certo non verranno mai realizzati.

I denari non tengono, da soli, assieme una famiglia; figuriamoci se possono bastare il PIL, lo spread sul Bund o il costo dei CDS a tenere unito un paese.

Dobbiamo tornare a proclamare con tutta la voce che abbiamo in corpo il nostro amore per la Patria. Dobbiamo tornare a rispettare, come fosse una cosa sacra, il Tricolore. Dobbiamo ritrovare il senso della nostra Costituzione e riaffermarne ogni giorno il valore; non è un pezzo di carta da riscrivere a piacimento: è, nei valori che propugna, la Repubblica Italiana.

E’ retorica questo?

Bene, senza questa retorica, senza un cercare un senso superiore al nostro stare insieme, alla nostra storia e al nostro destino, non abbiamo ragione di esistere; non siamo una Nazione, ma una banda d’individui legata solo dall’interesse personale e dalla paura del Capo.

Liberi dalla retorica; schiavi di tutto il resto.


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