Stupro Velletri: dopo la distruzione del Tribunale continuano le accuse e le giustificazioni

par Sergio Bagnoli
venerdì 25 novembre 2011

Dopo l'inaudito assalto al tribunale, gli amici dei condannati rincarano la dose: "Quella sedicenne rumena era solamente una zingara che si è divertita e poi ha mentito".

"Innanzitutto i ragazzi ingiustamente condannati non sono Rom ma italiani di origine argentina o napoletana, semmai è la sedicenne presunta vittima ad essere una zingara rumena, conosciuta come una ragazza molto bugiarda. Contro le sue dichiarazioni ci sono le parole non solo dei tre condannati ma pure quelle di trenta testimoni che ci dicono che le cose non sono andate come raccontano i giudici di Velletri che, di fronte alle menzogne di una rumena, non hanno esitato a crederle senza avere in mano lo straccio di una prova.

I giudici italiani con una mano, assai leggera, condannano per omicidio il poliziotto Spaccarotella, che una domenica di qualche tempo fa uccise un tifoso laziale nell'area di servizio di Badia al Pino sull'Autosole, a soli nove anni di reclusione e con l'altra condannano quasi alla stessa pena tre malcapitati ragazzi italiani per lo stupro, che nessuno ha visto al di fuori della vittima, di una rumena pur senza lo straccio di una prova ma, anzi, a fronte di ben trenta testimoni che la sbugiardano".

Con queste parole hanno commentato i fatti, approfittando di una sorta di tribuna aperta loro concessa dalla versione online de Il Messaggero, il quotidiano più venduto a Roma, gli amici dei gemelli ventenni Emiliano e Nicolas Pasimovich, cittadini italiani nati in Argentina, condannati ad otto anni e sei mesi per la violenza carnale consumata ed i cui parenti alla notizia della sentenza hanno devastato il Tribunale di Velletri cercando di aggredire i tre magistrati del Collegio giudicante a stento salvati dalle forze dell'ordine, accorse in forze da tutti i Castelli Romani.

Venti assalitori rinchiusi in carcere, sei tra Carabinieri e Poliziotti ricoverati in ospedale, buona parte del Palazzo di Giustizia della cittadina a sud di Roma gravemente danneggiato: questo il risultato di una serata folle. I tre giudici, ed il Pm d'udienza insieme a loro, del tribunale penale presieduto da Bianca Ferramosca, a latere Sabrina Lorenzo e Gilberto Muscolo, se la sono vista davvero brutta: le Forze dell'Ordine li hanno sottratti per un pelo dal linciaggio.

Ora è l'Associazione Nazionale Magistrati a fare la voce grossa."A furia di gridare alle toghe rosse, ai magistrati comunisti ed al complotto politico da noi organizzato, alla fine gli italiani, o per meglio dire certi italiani, ci hanno creduto. Siamo completamente delegittimati, chiediamo tutela al Csm ed al suo Presidente Giorgio Napolitano" chiosano molti dei magistrati italiani.

Rincara la dose la rappresentante romana di Telefono Rosa, spalleggiata dalla Presidentessa nazionale Maria Gabriella Carnieri Moscatelli: "Il processo è stato duro, difficile. Pur trovandosi di fronte ad una parte lesa di soli sedici anni, le difese degli imputati non hanno lesinato riferimenti maliziosi e feroci alla vittima ed alla sua comunità nazionale, facendo ricorso pure al sottinteso sapiente. Le arringhe difensive si sono svolte secondo i peggiori cliché del "machismo" italico: la vittima che diviene colpevole, gli stupratori che sono, invece, delle vittime a loro volta".

L'impressione, ascoltando i commenti che circolano per la piccola e provinciale Velletri il giorno dopo il fattaccio, è però che su tutto prevalga un particolare che diventa essenziale: la nazionalità rumena della vittima. Sino a che sono i rumeni a violentare un'italiana ecco, infatti, che si chiede ai giudici il massimo rigore; a parti invertite, quando cioè ad essere rumena è la vittima, ecco che tutto cambia.

Gli italiani diventano, allora, innocenti vittime cadute nella trappola di queste arpie che a sedici anni hanno già la malizia di una cinquantenne. "Sicuramente se i tre ragazzi fossero stati condannati per lo stupro di un'italiana, o anche di un'immigrata non rumena, tutto ciò non sarebbe successo", ci confida più di un operatore di giustizia di Velletri.

I fatti che hanno portato alla condanna a più di otto anni di carcere di Nicholas ed Emiliano Pasimovich e del loro amico campano Maurizio Sorrentino si sono svolti un anno e mezzo fa a Torvajanica dove la sedicenne rumena fu costretta, in uno stato di sudditanza psicologica, ad avere rapporti sessuali con i condannati. Pur non essendoci stata una vera e propria costrizione fisica violenta, il codice penale ad essa equipara il rapporto sessuale coatto consumato approfittando dello stato di prostrazione psicologica e di paura della vittima, cosa realmente accaduta nella fattispecie. Di qua la condanna non accettata dai familiari degli italiani.


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