Strumentalizzare la follia omicida di Kabobo per aizzare all’odio

par Giulia Usai
martedì 14 maggio 2013

Non voglio addentrarmi nei tristi meandri della strage di Niguarda, nelle malsane deconessioni della mente di Adam Kabobo, l'assassino che sabato 11 maggio, a Milano, ha preso a picconate cinque passanti ignari (tre delle vittime, Alessandro Carolè, Daniele Carella e Ermanno Masini sono morte per la gravità delle ferite riportate). L'uomo andrà incontro per vie legali alla propria condanna.

Altrettanto pericolosa, però, è l'ondata di odio sprezzante e cieco che si è sollevata sul web e in tutta Italia al diffondersi di questo lugubre caso di cronaca nera, un livore spietato riversatosi senza criterio, sommariamente, su immigrati, clandestini, rifugiati politici, cittadini italiani di origine straniera, sul concetto stesso di Italia multiculturale, insomma, vista l'origine ghanese del colpevole, per di più clandestino.

La vicenda si è rivelata, per una parte del mondo politico e dei media, un'occasione ghiotta per aizzare le masse all'ostilità xenofoba, generando una rabbia testarda e dissennata, che, montando progressivamente, non fa che amplificare le violenze e seminare animosità virale.

Il gruppo di estrema destra Forza Nuova ha diffuso una serie di manifesti con impressa una foto di Kabobo e la didascalia: "L'immigrazione uccide!".

Nella mattina di lunedì 13 maggio sono state ritrovate 4 bottiglie molotov di fronte a un centro di accoglienza per rifugiati a Milano, nel quartiere Greco, vicino a Niguarda.

Matteo Salvini, segretario della Lega Nord per la Lombardia, ha rilasciato la seguente dichiarazione in seguito all'episodio, facendo un accostamento alquanto grossolano, e riuscendo ancora una volta a coinvolgere il Ministro dell'Integrazione Cécile Kyenge nell'atto d'accusa: "I clandestini che il ministro di colore vuole regolarizzare ammazzano a picconate: Cécile Kyenge rischia di istigare alla violenza nel momento in cui dice che la clandestinità non è reato, istiga a delinquere".

La Lega Nord questo 13 maggio ha allestito un banchetto di raccolta firme in piazza Belloveso, a pochi metri dal luogo in cui è stato aggredito e ucciso Carolè, chiedendo ai passanti un'adesione nella battaglia contro lo ius soli attraverso lo slogan "La cittadinanza agli immigrati porta all'invasione del Paese". In due ore, quattromila firme raccolte.



La pagina Facebook Fronte Nazionale Anticomunista, che conta quasi 38.000 fan, ha annunciato la morte di una delle vittime di Kabobo col il seguente stato:

"Daniele Carella, il ragazzo di 21 anni a cui è stato sfondato il cranio con un piccone dal CLANDESTINO Mada Kabobo, è DECEDUTO questa mattina. La Famiglia ha acconsentito alla donazione degli organi. Un Abbraccio per tutti loro. E un "AMMAZZATECI TUTTI" ai vergognosi compagni che in questi giorni difendono e vogliono liberare il CRIMINALE".

Un'esca invitante che ha dato sfogo a commenti animosi e preoccupanti, spesso spudoratamente ignoranti, che compiono sin troppo disinvolte generalizzazioni:

"grazie sporchi comusniti di merda... adesso dai mettiamo altri negri in parlamento... spero tanto crepi quella negraccia bastarda.... che qualcuno la possa assassinare quella sporca zecca di merda"

scrive una ragazza, ancora una volta puntando il dito contro Cécile Kyenge, e trovando una concatenazione tra la follia di un singolo e la battaglia del ministro per la modifica delle leggi sulla cittadinanza (obiettivamente, poi, una revisione delle normative attuali permetterebbe una regolarizzazione e identificazione più facile dei residenti sul suolo italiano).

Velenose, altre due repliche:

"è difficile restare tranquille, perché la stessa cosa potrebbe accadere a me o a un mio caro... come gli vorei dare fuoco ai centri di accoglienza coinvolgendo anche chi li aiuta.. xchè chi aiuta un immigrato di merda, quando siamo noi a stare male x colpa della crisi, merita di morire insieme ai loro amici clandestini!"

"La congolese ed i suoi compari sono i mandanti di questi omicidi"

Strumentalizzare un simile episodio, pianificando un contagio programmato di odio testardo e senza discernimento, rischia di azionare una spirale di disprezzo, un'indignazione coltivata di pressappochismo, e la cosa deve far paura.


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