Stritolati dai mercati finanziari
par Andrea Sironi
giovedì 6 ottobre 2011
Stritolati dai mercati finanziari, che dettano manovre economiche, che stabiliscono obiettivi, che ipotecano il futuro a loro discrezione. Così, gli effetti della crescita non si misurano attraverso la diminuzione della disoccupazione, oppure attraverso percorsi di civiltà capaci di concentrare le proprie energie sulle persone, sulla loro formazione, sulla loro vita fatta di amori, speranze e ideali.
No, la crescita ha come unica unità di misura l’indice borsistico, il “giudizio” del mercato, che impone – assoggettando a sé – regole restrittive in esclusivo favore del capitale, dell’accumulazione indiscriminata di denaro, da rinchiudere nelle cassaforti di chissà quale banca, un forziere inutile, denaro che fabbrica denaro, titoli virtuali, una semplice concatenazione di numeri che progressivamente stanno distruggendo la civiltà, il progresso.
La finanza, e tutto il mondo ad essa collegata è fuori da ogni realtà.
La crudezza dei suoi comportamenti viola le più elementari regole di trasparenza e di etica, aggira normative, scommette sui prezzi del cibo che mangiamo, sull’aria che respiriamo. Sempre più transazioni vengono eseguite al di fuori delle borse, clandestinamente, veri e propri mercati paralleli senza controllo, un sorta di dominio distruttivo.
Tutto questo, segue un andamento progressivamente crescente, trent’anni fa le attività finanziarie avevano un valore all’incirca equivalente al Pil del pianeta, nel 2007 erano quadruplicate, tanto è che per ogni euro prodotto dal lavoro e dal commercio erano in circolazione quattro euro di debiti, crediti e scommesse finanziarie.
Gli Over the Counter, ovvero i derivati scambiati privatamente e non in mercati borsistici trasparenti, nel 2007 ammontavano ad un valore pari a 12,6 volte il Pil mondiale, oggi la proporzione è enormemente cresciuta.
Gli effetti sono lampanti, non c'è ombra di dubbio, lo stiamo vivendo sulla nostra pelle, tutte le mattine quando ci svegliamo, quando sfogliamo il giornale, quando guardiamo il nostro conto in banca, quando pensiamo a quanto sarà difficile il nostro futuro, soprattutto quello dei nostri figli.
Dagli anni Ottanta in poi, il 10% della popolazione mondiale si è arricchito in modo spropositato, mentre il restante 90% ha dovuto far fronte a redditi sempre più stagnanti e alla contrazione dei servizi pubblici, inclusi quelli essenziali.
Un arretramento che oggi rimarca la necessità di un cambio di passo, di una responsabilizzazione di tutti, di un sistema finanziario che sostenga iniziative di economia reale, che dia valore al lavoro, lavoro fatto di diritti, di giustizia sociale, non di morti ammazzati, vittime di un sistema mostruoso garante di lobby non democratiche che influenzano nell’ombra i decisori politici.
Una politica nuova deve emergere dal pantano di connivenze ed egoismi, che vogliono cancellare il domani, in nome del Dio denaro.
Non abbiamo più tempo, ora, subito.