Striscia o non striscia, la discarica di Melicuccà è un problema
par domenico
martedì 29 novembre 2011
Era atteso per il 23 novembre l’arrivo di Striscia la notizia alla discarica di contrada “La Zingara” di Melicuccà, ma come è stato reso noto da un comunicato stampa di Legambiente “Aspromonte”, il viaggio in Calabria dell’inviato Max Laudadio – che avrebbe anche dovuto fare tappa a Catanzaro, presso gli uffici dell’assessorato regionale all’ambiente – è stato rinviato a causa del maltempo. Ma con o senza le telecamere di Canale 5, la questione della discarica tocca da vicino la comunità locale e richiede alla popolazione uno sforzo di partecipazione alla battaglia che, quasi in solitaria, sta conducendo da tempo Mimmo Rositano, presidente del circolo aspromontano di Legambiente.
Andiamo con ordine. Tutto inizia nel dicembre 2010, quando la chiusura della discarica “Marrella” di Gioia Tauro provoca i primi veri disagi nella raccolta dei rifiuti nella Piana. Il governo regionale decide l’apertura di nuove discariche e chiede collaborazione alle amministrazioni comunali. Invito colto immediatamente da Emanuele Oliveri, sindaco del comune di Melicuccà, all’interno del quale ricade la località “La Zingara”, che di fatto, però, è incastrata tra i comuni di Sant’Eufemia e Bagnara Calabra. Costo dell’operazione per la realizzazione della conca e la bonifica del sito (che contiene una discarica già utilizzata negli anni scorsi): 2.756.518,48 euro. La multinazionale Veolia attraverso una sua controllata (Tec) dovrebbe poi gestire la discarica, destinata ad accogliere il FOS (frazione organica stabilizzata) proveniente dal termovalorizzatore di Gioia Tauro, con un ulteriore introito per le casse del comune di Melicuccà di 5 euro a tonnellata.
Smaltimento dei rifiuti, sovraffollamento del pianeta e depauperamento delle risorse naturali rappresenteranno la questione centrale in questo secolo. Produciamo rifiuti con un ritmo esponenziale, per cui non possiamo pensare di scansare gli oneri del loro smaltimento. Qualcosa però non torna. Il primo a capirlo è Mimmo Rositano, un eufemiese abituato a “fare le pulci” alle amministrazioni locali, indipendentemente dal loro colore politico. Raccoglie materiale, ascolta pareri tecnici, fa opera di sensibilizzazione. Anche a Bagnara qualcosa comincia a muoversi, per iniziativa di un comitato di residenti di contrada Piani di Pomarelli, praticamente a due passi dalla discarica, e di Daniela Monterosso, segretaria provinciale del Partito popolare sicurezza e difesa. A fine aprile 2011, un consiglio comunale aperto, a Melicuccà, affronta la questione. I sindaci di Bagnara (Cesare Zappia) e di Sant’Eufemia (Enzo Saccà), si dichiarano pronti alla mobilitazione, mentre alcuni cittadini manifestano perplessità di fronte alla promessa che la vecchia discarica sarà bonificata e la nuova costruita nel rispetto di tutte le norme di sicurezza. C’è il timore che, una volta aperta, vi finisca dentro di tutto. Non è un timore infondato. L’odore acre che ogni tanto giunge in paese e la colonna di fumo che talvolta si vede salire in cielo non sono segnali rassicuranti. Il ricordo del fumo nero e dell’olezzo tossico sprigionato per una settimana dall’incendio di trentamila traversine al creosoto, finite non si sa come nella vecchia discarica, a cinque anni di distanza è ancora vivo.
La giornata è stata comunque importante. Il sindaco di Bagnara ha infatti reso noto di avere presentato una denuncia alla Procura della Repubblica per chiedere di verificare la regolarità dei lavori di costruzione e di accertare la commissione di eventuali reati ambientali. La scintilla di Legambiente è ormai diventata una battaglia di civiltà e di verità, da sostenere senza se e senza ma.