Striscia di Gaza: piombo fuso

par Giacomo Lagona
venerdì 2 gennaio 2009

Se qualcuno tirasse razzi nella casa dove le mie figlie dormono di notte, farei qualsiasi cosa per impedirglielo”. Leggendo queste parole, credo che chiunque abbia dei figli si comporterebbe esattamente così, e non ci vuole un genio per capirlo ma basterebbe essere un genitore.

Queste parole sono di Obama dette sei mesi fa in piena campagna elettorale. Il paradosso - come specifica Leonardo - viene immediatamente dopo: “…e mi aspetto che Israele faccia la stessa cosa”. Le parole del Presidente eletto sono “condivisibili” se dette sia per gli israeliani che per i palestinesi, ma se le dice solamente per Israele - come effettivamente ha detto - allora diventa fazioso a sua volta.

Dico questo perché l’attacco di Israele in questi giorni contro Hamas - che occupano militarmente Gaza - ha fatto finora più di 350 morti e circa 1700 feriti. È vero che Hamas ha lanciato dei razzi in territorio israeliano, ma è altrettanto vero che la rappresaglia del governo di Olmert, a mio avviso, è stata ed è tuttora eccessiva. Ma anche il contrario se si ci pensa un po meglio.


La striscia di Gaza è in pieno territorio israeliano e ha solamente un lato confinante con l’Egitto. Stretta nella morsa di Israele ha una particolare forma che la contraddistingue: è lunga 50 Km e larga appena otto, da qui il nome “striscia di Gaza”. Finora Israele ha dato la governabilità di Gaza in mano ai palestinesi, ma da quando l’ala politica di Hamas ha vinto le elezioni nazionali del 2006 (76 seggi in Parlamento su 132), ha completamente dato forma al suo statuto - non esiste soluzione alla questione palestinese se non nella Jahad - tanto da essere estromessa politicamente in Cisgiordania dal Presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese (ANP) Mahmoud Abbas nel 2007, completando l’estromissione alcuni mesi dopo dichiarando fuorilegge la milizia armata per decreto. Da quel momento gli scontri tra Hamas e Israele praticamente non sono mai cessati. In teoria lo stato ebraico ha lanciato l’attacco aereo a Gaza contro la milizia di Hamas per legittima difesa, però voci sempre più insistenti indicano un attacco di terra ormai prossimo: ma la cosa assurda sta nel fatto che Israele dovrebbe occupare Gaza militarmente, e poi riconsegnarla a Abu Mazen (la Kunya di Mahmoud Abbas) quale legittimo Presidente dell’Autorità palestinese per far cessare questa guerra-lampo prima che si aggravi ulteriormente. Ma la cosa sembra poco attuabile perché - secondo stime - ci sarebbero parecchie vittime sia tra i civili che tra i soldati israeliani, oltre che, naturalmente, tra i miliziani di Hamas.

Che fare allora? Come sarebbe giusto agire? La mediazione dell’Onu e della Comunità Europea sembra l’unica strada ormai rimasta. Verrà valutata da entrambi? Sarà accettata da entrambi o almeno da uno dei due?

Io per la verità non mi aspetto niente di buono per i prossimi giorni, la mia impressione è che si stia creando quella strana aria di ostilità esplosiva molto simile a quella del 1981 durante la prima guerra del Libano: anche allora, come adesso, gli israeliani occuparono un’area non di loro competenza, per giustificare i ripetuti lanci di razzi nel proprio territorio e per combattere l’influenza siriana in zona.

Allora era la Siria, oggi è Hamas. Cambia il nome, ma il risultato mi sembra uguale.


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