Stretti tra l’uomo solo al comando e il carnevale del M5S

par paolo
giovedì 6 novembre 2014

Più giorni passano e più butta male. Chi ancora coltivasse qualche minima speranziella di vedere questo paese entrare in una dimensione di "normalità" è meglio che si rassegni.

Lui fa il presenzialista, sorride, chiaramente compiaciuto di se stesso, ammicca, bacchetta, twitta, ci regala un hastag come quello che campeggia sul suo sito personale (www.matteorenzi.it): "Il futuro è solo l'inizio". Una frase assolutamente priva di significato perché temporalmente indefinita, ma di sicuro effetto mediatico. Quale futuro? Quello prossimo o quello remoto e soprattutto il futuro di chi? 

Dopo avere rifondato la Democrazia Cristiana (PD), avere recuperato la totale centralità cattolica nello Stato, aver provveduto a liquidare le residuali posizioni di sinistra, sia all'interno del partito che nei confronti del sindacato per antonomasia, ovvero la CGIL della Camusso, con l'allegata FIOM di Landini, adesso si sente con le mani libere. Con tutti Matteo è stato chiarissimo, e lo ha ribadito alla Leopolda, ascolto ma poi decido e decido solo io; quindi fine con gli interminabili tavoli di concertazione, le estenuanti trattative più o meno sottobanco e i diktat, da qualunque parte essi provengano. Perfino il lussemburghese Jean-Claude Junker, dal 1° novembre nuovo Presidente della Commissione europea, ha dovuto assaggiare l'arrembante piglio decisionista di Matteo, che ha definito la Commissione una "banda di burocrati". Naturalmente Junker non ha gradito e ha risposto per le rime, ma il risultato mediatico è stato comunque raggiunto, ovvero che sia ben chiaro che la "rottamazione" Matteo intende estenderla anche in Europa e, perché no? In tutto il mondo. Perché porre limiti all'ambizione.

Nel suo efficentismo mediatico, più però da effetti speciali che di sostanza, c'è qualcosa di infantile, come di giocosa interpretazione del ruolo che si è trovato, forse inaspettatamente, a ricoprire. A chi prova a muovere qualche critica lui risponde, in selfie con le sue arrapate ministre, che gli "80 euro sono fatti e non chiacchere". Se poi il malcapitato insiste con banali argomenti del tipo "sì, ma se mi dai 80 e mi prendi 100 alla fine il risultato è meno 20", lui piccato improvvisamente passa dal sorriso (vers. A) alla faccia seria e contrita (vers. B) e snocciola subitanea la teoria del dolore: "Ma lei lo sa che qui c'è gente che soffre, gente che non riesce a mettere insieme il pranzo con la cena...". Dopo aver zittito con questa bella tirata moralizzatrice l'incauto interlocutore, ecco che, come d'incanto, torna il sorriso e l'occhio lucido (vers.A) di autocompiacimento. Missione compiuta, sotto a chi tocca, ciao Piero, ciao Luigi, vai...

Questo campione dell'apparire, questo funambolo del messaggio mediatico, è il nostro Presidente del Consiglio, l'uomo chiamato a risolvere una massa spaventosa di problemi che vanno dalla decadenza etica e morale di una società corrotta fin nel profondo delle sue radici istituzionali, alla tremenda crisi economica che si sta avvitando sempre di più su se stessa e della quale non si percepisce la fine. Sul suo carro di vincitore stanno salendo tutti, dai politici transfughi agli opinion maker più importanti, o celebrati come tali. Ho sentito persino Pietro Ichino, fine giurista e giornalista, eletto deputato come indipendente nel vecchio PCI (Partito Comunista Italiano), intortarlo come colui che ci traghetterà fuori dalla crisi.

Il M5S è l'estremo opposto, se vogliamo possiamo definirlo "estremo politico" con un gentile eufemismo, perché di fatto è un movimento scassatutto e antisistema per eccellenza che si è istituzionalizzato in forma pseudo partitica. Loro siedono sugli scranni del Parlamento come dei "visitors alieni" che aspettano l'implosione del sistema, ovvero il crack democratico e istituzionale, per poi subentrare,sulla scia di un ipotetico consenso generale, alla guida del paese. La loro strategia quindi è l'attesa perché, questa è la convinzione di fondo, il tempo gioca a loro favore. Può sembrare la strategia dell'avvoltoio, ma quello che sta accadendo in questi giorni con fermenti di piazza e malessere sociale crescente sembra confortarli su questa posizione. Alla strategia del passo dopo passo, modulando alla luce del sole una sana azione coercitiva sul PD e mettendo definitivamente fuori gioco Berlusconi, hanno preferito il renzismo o meglio il renzusconismo, dal momento che sono serviti anche a rivitalizzare politicamente il pregiudicato di Arcore. Naturalmente questa non è una mia opinione strettamente personale perché mi risulta condivisa da molti altri, anche se ovviamente totalmente rigettata dai seguaci del movimento.

Sia come sia, l'ultima trovata mediatica dei parlamentari pentastellati è stata quella di inscenare fuori da Montecitorio, una sorta di funerale con tanto di bara e corteo, a rappresentare la fine della democrazia italiana. Una carnevalata in stile leghista che lascia il tempo che trova e che,semmai,conferma la vacuità di una forza che rappresenta un quarto di elettori ma che non riesce ad entrare in una dimensione concreta di azione politica.

Nel mezzo ci sta il popolo italiano o meglio una accozzaglia di spinte opportunistiche, lobbistiche e di interessi strettamente personali, oltre ad una quota sempre più vasta di disgraziati che come prodotto finale ci consegnano un paese che ha perso ogni punto di riferimento con la legalità e la giustizia. Nessuno sa più cosa è giusto e cosa è sbagliato, si confondono colpevoli e vittime in un frullatore impazzito che sta imbarendo tutto il tessuto sociale. Sentenze di assoluzione nei confronti di poliziotti e medici come quella del caso Cucchi, un caso che grida vendetta agli occhi di Dio, ci danno la misura del pozzo profondo di decadenza in cui siamo precipitati. Mentre in Corea del Sud il comandante del traghetto affondato che ha causato 300 vittime (tutti giovani) e che ha per primo tagliato la corda, subisce la condanna a morte, il nostro comandante Schettino tiene una "lectio magistralis" in uno stage universitario sulla siciurezza. Insomma un mondo alla rovescia che ci consegna in un pozzo di follie senza fine.

Se penso che da questo pozzo ci può tirar fuori solo Matteo Renzi o Beppe Grillo, mi prende lo sconforto. Un paese condannato a consegnarsi in mani come queste, incapace di elaborare una classe dirigente "normale" non ha futuro, checché ci canti il buon Matteo. Non dico una classe di "illuminati", che sarebbe pura utopia visto l'andazzo dei tempi,ma almeno di "gente normale", possibilmente con un passato cristallino, dotata di competenze certe e di una normale percezione che deriva dal buon senso.

Invece neanche la lezione del berlusconismo sembra servita a qualcosa. Siamo dei recidivi ad oltranza.

 

Foto: Palazzo Chigi/Flickr


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