Inizio della vita: la controversia tra scienza e religione

par Fabio Della Pergola
martedì 3 aprile 2012

Organizzare convegni è una prassi consolidata fra le mura vaticane. Si sa che con le parole ci sanno fare da millenni. Ma su alcuni argomenti preferiscono far fallire un incontro, anche di levatura internazionale, piuttosto che ci sia il rischio che vengano dette parole considerate “inopportune”.

Un incontro scientifico di alto livello, la terza Conferenza Internazionale sulla Ricerca Responsabile sulle Cellule Staminali, organizzato in collaborazione con la Pontificia Accademia per la Vita e finalizzato ad approfondire lo stato dell’arte circa la ricerca sulle cellule staminali, è stato improvvisamente cancellato a meno di un mese dall’inaugurazione, ufficialmente per ragioni economiche a seguito del forfait di uno degli sponsor “storici”; ma, sotto sotto, i bene informati raccontano di un robusto contrasto tutto interno all'organizzazione vaticana.

In breve, sarebbe stata la presenza fra gli invitati di alcuni ricercatori che lavorano anche su cellule staminali embrionali a creare un clima di malumore tale da investire lo staff organizzativo, fino a farlo recedere - su "direttive provenienti da un più alto livello della Curia" - dall’operazione ormai prossima al varo (avrebbe dovuto tenersi a Roma a fine aprile con tanto di saluto conclusivo del Papa in persona).

Uno di questi invitati, Alan Trouson, si è detto dispiaciuto per la “censura” dichiarando che avrebbe offerto “una prospettiva equilibrata” dei vantaggi e delle caratteristiche della ricerca sia sulle cellule staminali adulte che su quelle embrionali, un procedimento che comporta la distruzione dell'embrione e che, per questo motivo, è tassativamente proibito dalla Chiesa.

"Lo Spirito Santo ha certamente dimostrato di essere presente in quei membri fedeli che hanno attirato l'attenzione sull'ambiguità della scelta degli oratori", ha commentato un altro membro dell'Accademia che ha preferito l'anonimato.

Il solo parlare di cellule embrionali deve aver fatto scattare un impressionante riflesso condizionato nell’ambito dei cattolici praticanti – gerarchie ecclesiastiche o scienziati ultraortodossi – al punto da bloccare tutto. D’altra parte che cosa aspettarsi di diverso dalla Pontificia Accademia, dove è stabilito a priori che la vita inizia al momento del concepimento? Evidentemente per la Chiesa cattolica (ma solo per loro, nessun'altra religione per quanto ne so condivide questa impostazione perentoria) un grumo di materiale biologico in accrescimento ha già tutte le caratteristiche dell’essere umano.

E' chiaro che la ricerca sulle cellule staminali embrionali, dalle prospettive estremamente interessanti per la cura di malattie o malformazioni ad oggi senza speranza, viene osteggiata ed ostacolata da un'ideologia che non sembra essere altro che la vecchia opposizione ad ogni sviluppo sociale e scientifico di cui la Chiesa cattolica ha dato ampie dimostrazioni nel corso della sua storia.

Basta ricordare Papa Leone XII che, nel 1829 - non nell'antichità più remota - così si esprimeva sulla vaccinazione contro il vaiolo: "Chiunque procede alla vaccinazione cessa di essere figlio di Dio: il vaiolo è un castigo voluto da Dio, la vaccinazione è una sfida contro il Cielo"; o in tempi ben più recenti, il cattolicissimo storico Roberto De Mattei, per ben otto anni vicedirettore del CNR (il Consiglio Nazionale delle Ricerche, non una qualsiasi confraternita medievale), che su Radio Maria definì il devastante tsunami in Giappone un "segno della bontà di Dio". Sic.

Oggi si ritiene più consono al volere divino che un essere umano muoia o continui a soffrire in vita piuttosto che mettere le mani su un grumo di cellule che è vita solo potenziale. Poi, mi si passi lo spunto polemico, la definiscono "religione dell'amore".

Sorprendentemente la logica cattolica ha trovato qualche settimana fa una sponda in due rappresentanti della ricerca “laica” in campo biologico, che hanno pubblicato un loro lavoro in cui assimilavano il neonato al feto, ritenendo praticabile l’aborto sia prima che dopo la nascita.

Gli uni vietano l'aborto (e la promettente ricerca sulle staminali embrionali) gli altri lo ritengono possibile anche dopo la nascita (e, viste le premesse, è lecito supporre che ritengano possibili sperimentazioni sui neonati, in puro stile Mengele); fatto sta che entrambi concordano che la nascita è solo un momento di transito, curiosamente ininfluente per la vita umana.

C’è voluto l’intervento di una neonatologa dell’Università di Siena, Maria Gabriella Gatti, sul Journal of Medical Ethics per chiarire che la vita umana inizia alla nascita grazie allo stimolo della luce sulla rètina, capace di attivare la sostanza cerebrale; si tratta dell’intuizione e successiva teorizzazione che lo psichiatra Massimo Fagioli ha proposto fin dal 1971, con il suo testo fondamentale Istinto di morte e conoscenza.

Dell’articolo della dottoressa Gatti ha parlato anche l’Avvenire, il quotidiano della Conferenza Episcopale Italiana, con una chiusa scontatamente polemica, ma anche di scarsa consistenza scientifica a giudizio degli addetti ai lavori. Evidentemente quello che non si può ammettere, nemmeno in via ipotetica, è che nel processo trasformativo che definisce la nascita di un essere umano possa “entrarci” l’energia luminosa, che non è esattamente uno “spirito divino”.

Insomma, dopo molte altre ricerche (in campo medico e biologico, ma anche ad esempio sul bosone di Higgs, la "particella di Dio" - è la definizione datagli da Leon Lederman nel '93 - che sarebbe, grossomodo, all'origine della trasformazione dell'energia in materia), ora anche l'allarme suscitato dalla teoria dello psichiatra marchigiano, ricordata dalla neonatologa Gatti, sulla realtà della nascita umana. Sono numerosi gli ambiti scientifici che provocano preoccupazione in Oltretevere.

Ed è evidente che serpeggia un po' di strana agitazione nella Pontificia Accademia, vista questa inconsueta cancellazione di una conferenza internazionale; nell'assodata prassi delle gerarchie la pianificazione senza la minima smagliatura di qualsiasi avvenimento che sottoponga l'immagine della cristianità - e della Chiesa in primis - al vaglio dell'opinione pubblica è calibrato con attenzione certosina e con prudenza proverbiale da quasi venti secoli. Quanto è successo sembra una vistosa incrinatura nel classico e paludato aplomb ecclesiastico, una sorprendente crepa nelle poderose mura leonine erette a protezione del Vaticano dopo antiche incursioni musulmane.

Forse, lo Spirito Santo non ha più le idee tanto chiare sul momento in cui si possa effettivamente parlare di 'vita umana'.


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