Stragi! Altro che orge!

par Laura Meloni
martedì 18 gennaio 2011

Mentre la quasi totalità della stampa si concentra sulle luci rosse che hanno illuminato le notti del Presidente del Consiglio, indagato dal 21 dicembre perconcussione prostituzione minorile dalla Procura di Milano, altre e ben più infamanti accuse vengono scagliate su Silvio Berlusconi.


Oggi, deponendo nel tribunale del capoluogo toscano, dove si sta svolgendo il processo per le stragi del ’92 e ’93 a Roma, Firenze e Milano, il collaboratore di giustizia Giovanni Ciaramitaro ha accusato il premier, come già avevano fatto altri prima di lui, di essere la mente dietro gli attentati che hanno insanguinato il nostri Paese nei primi anni degli anni Novanta. 
 
 
«Francesco Giuliano (fra gli imputati dell’omicidio del piccolo Giuseppe Di Matteo, n.d.r.) mi disse che erano stati dei politici a dirgli questi obiettivi, questi suggerimenti e in un’altra occasione mi fece il nome di Berlusconi». Secondo il pentito «la ragione delle stragi era l’abolizione del 41 bis, l’abolizione delle leggi sulla mafia. Le bombe le mettevano per scendere a patti con lo Stato. C’erano dei politici che indicavano quali obiettivi colpire con le bombe: andate a metterle alle opere d’arte».
 
Ciaramitaro continua nel raccontare che quando chiese spiegazioni a Giuliano sui motivi per i quali dovessero colpire i monumenti e «le cose di valore» fuori dalla Sicilia, egli rispose «che ci stava questo politico, che ancora non era un politico, ma che quando sarebbe diventato Presidente del Consiglio avrebbe abolito queste leggi. Poi mi disse che era Berlusconi».
 
Nel processo di Firenze l’imputato è Francesco Tagliavia, accusato di aver fornito uomini e risorse per la strage di via dei Georgofili nonché di aver preso parte alla fase decisionale delle stragi.
 
Ciaramitaro era un ladro d’auto prima del salto all’interno dell’organizzazione criminale. E ora dà man forte al ben più famoso pentito Gaspare Spatuzza che già aveva accusato il primo ministro e il suo braccio destro Marcello Dell’Utri di essere coinvolti in quella stagione che insanguinò l’Italia, attraversando lo Stretto di Messina.
 
Ed ecco che, sempre nel corso dell’udienza tenuta stamane nel tribunale di Firenze, ha peso la parola un altro pentito, Pasquale De Filippo. De Filippo dichiara che «da quando avevo 20 anni mi hanno sempre detto cosa dovevo votare politicamente, io e tutti gli altri. Nel ’94, quando ci sono state le elezioni, in Sicilia abbiamo votato tutti per Berlusconi, perché Berlusconi ci doveva aiutare, doveva far levare il 41 bis». Questo ipotetico aiuto, però, non arrivò, e, afferma Di Filippo, «io mi sono lamentato con Bagarella personalmente, dicendogli che là, cioè nelle carceri in cui sono rinchiusi i mafiosi, ci stanno ammazzando a tutti, perché ancora non ha fatto niente? Lui mi ha risposto in siciliano: in questo momento lascialo stare perché non può fare niente. Mi ha fatto capire – ha riferito Di Filippo, riferendosi a Bagarella – che c’erano altri politici che gli giravano attorno, nel senso di vedere quello che lui faceva, e quindi lui non si poteva esporre più di tanto. Comunque appena c’è la possibilità lui ci aiuterà».
 
Sempre De Filippo sostiene che gli attentati mafiosi dovevano rappresentare un ricatto dalla mafia alla Stato e che sicuramente, al fine di far arrivare chiaro il messaggio, «c’era un intermediario. Nessuno me ne ha mai parlato, ma ci arrivo a logica».
 
Insomma, altro che bunga-bunga. Qui si parla di morti innocenti. Si parlerà come sempre di giustizia a orologeria, di pentiti utilizzati da magistrati politicizzati per sovvertire l’ordine democratico. Si spera che sia davvero così, perché il solo pensiero che dietro quegli anni di sangue ci sia il capo del governo fa molta più paura di avere la certezza che egli sia solo un vecchietto porcellino che sbava sulle ragazzine.


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