Storia della canotta politica da Pertini a Minetti

par jumpinshark
giovedì 15 settembre 2011

Nella storia italiana la canotta politica acquista nobile significato di resistenza all'oppressione fascista con il giovane avvocato Sandro Pertini che, esule in Francia, "fece diversi lavori per sopravvivere: dal lavatore di taxi al manovale, al muratore, dal peintre en bâtiment alla comparsa cinematografica." La vera canottiera del futuro Presidente della Repubblica si pone in ferma opposizione a quella mediatica del Dittatore per battaglie del grano e propaganda varia. Nell'immagine a fianco purtroppo l'indumento rimane sotto la camicia da lavoro; sono invece disponibili tutte le variazioni semiotico-ascellari dell'inganno "Mussolini faticatore": polo, canottiera, torso nudo (ovviamente qui rimandiamo al campo teorico "corpo del Duce", indagato da grandi ingegni come Gadda e Luzzato) [1].

Nella nostra Repubblica la canotta vive decenni di progressivo immeritato declino sino a quando l'Umberto la ritira fuori, dall'isolamento sotto giacca e camicia. L'iconografia bossiana dei primi anni '90 è francamente ricalcata più sopra i nostri grandi classici del mezzofondo che sul superomismo da parata di Mussolini. Il nesso tra canotta e celodurismo (grado zero del virilismo ducesco) è ovviamente strettissimo, ma l'immagine promozionale a fianco pare presa da innocua pubblicità familiare di cereali con stella dell'atletica al centro.
La canotta Estate 2011 di Bossi riesce invece cosa umanamente troppo triste per essere commentata. Il sigaro, la ventrazza, i postumi dell'ictus (compreso quello fotograficamente non pertinente ma linguisticamente micidiale, per cui non si capisce mai chi stia mandando a fanculo, questa volta) sono il più completo ribaltamento sia dell'atletismo che del celodurismo. E anche come umarell non posso dire che riesca molto bene, ad es. il raffronto con Vasco Rossi lo vede in netta difficoltà.

E' quindi merito del Consigliere Regionale della Lombardia Nicole Minetti aver ristabilito l'onore politico della canotta nell'Estate 2011, con la sua ultima apparizione pubblica. Mi permetto ora un breve intermezzo metagiornalistico: Repubblica dovrebbe aver fregato il Corriere sul tempo nella copertura dell'evento. Inoltre questo nuovo capitolo della Minetteide gode da quasi 24 ore di un posto al sole nella colonna di destra in alto (La t-shirt di Nicole Minetti - "Senza sono ancora meglio"), mentre il quotidiano milanese la relega molto in basso nella home. Il Corriere tira però fuori ancora una volta la sua più formidabile arma giornalistica: l'inchiesta in corso Tutte le immagini di Nicole Minetti, che viene appunto aggiornata con tali nuove prove documentali, pronte per essere comodamente inserite in slideshow dentro qualsiasi articolo. Inoltre Repubblica riporta solo sei misere immagini, mentre il Corriere, col rigore e la completezza che tutti gli riconosciamo, ne offre nove.

La canottiera sfoggiata in Via Montenapoleone in una favolosa mise finto-palestra-chic con Nike, pantaloni elastici aderenti e confezione appena acquistata di Missoni a tracolla (nella foto qui sotto sul braccio sinistro, senza che si veda il logo) testimonia di come, impegnandosi, il Black&White più rigoroso non faccia fine e minimalista per niente, oltre che dell'avvenenza e forma fisica della giovane donna in shopping.

Il testo della T-Shirt (che non è una T-Shirt appunto perché le aste orizzontali non sporgono quasi per nulla fuori da quella verticale, quindi se non la vogliamo chiamare canotta potremmo usare I-Shirt che fa pure molto apple-fico) recita:

"SENZA / T-SHIRT / SONO/ ANCORA/ MEGLIâº"

A lato, spiace dire che nessun quotidiano ha riportato la citazione in maniera corretta, ovvero con i maiuscoli, i singoli "versetti" spezzati e soprattutto l'emoticon finale. Denuncio quindi in maniera ferma la banalizzazione della comunicazione giornalistica e il non rispetto dell'arte sartoriale.


La continua e impegnata analisi critica di questo servizio mi porta a scoprire in Nicole Minetti una cura del dettaglio maniacale: le Nike bianche hanno suola, swoosh e lacci neri, le cuciture della borsa nera sono raddoppiate in bianco, il cellulare mi sembra con dorso bianco e fronte nero, anche la busta di Missoni è bianca e nera. L'avrà richiesta espressamente alla cassa per non rovinare la composizione?

Inoltre il crocefisso grigio chiaro, "sul bianco", che dal collo scende verso l'incavo dei seni evidenzia la quasi-simmetria rispetto all'asse centrale delle due T nere sopra fondo bianco, e capezzoli (sarebbe necessario avere inquadratura frontale da ferma per misurare con precisione).

Giudiziosamente, arrivato a questi livelli di inquietante stalking di secondo grado costruito sopra quello base dei fotografi che stanno dietro a Nicole Minetti 24x7x365, con un accanimento persino superiore a quello delle spie di Mussolini nei confronti di Pertini, mi fermo. E no, non stavo paragonando due vittime, e sì, sarebbe interessante vedere la Minetti in canotta con il paiolo da muratore sulla spalla invece della busta Missoni.

Anche se sicuramente la giovane donna dalle mille risorse ne approfitterebbe per deliziose citazioni del look proletario di Jennifer Beals in Flashdance. So Eighties come il Drive-In e l'invenzione berlusconiana del "corpo-delle-donne".

E come i discorsi di Capodanno e 25 Aprile di Pertini, commosso nel ricordo di antifascismo e Resistenza, in canotta da muratore o in montagna con il fucile; ma queste cose noiose e senza glamour sono meno vive e revivalizzate, buone giusto per una chiusa retorica molto demodé (perdonami Nicole!).



[1] Per precisione devo confessare che sul web trovo solo polo e torso nudo, la canotta risulta però logicamente indispensabile anello di congiunzione.


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