Stiglitz e il referendum costituzionale | Salviamo il cittadino dalla Democrazia

par Gianleonardo Latini
venerdì 11 novembre 2016

L’economista e Nobel Stiglitz ammonisce il Primo ministro italiano della necessità di revocare il referendum per le riforme istituzionali, perché potrebbe essere dilaniante per la tenuta economica ancor più della Brexit.

Strano che Joseph Stiglitz si preoccupi tanto dell’Eurozona quando l'economista statunitense si era tanto infervorato nel criticare la moneta unica, forse si è accorto che l’economia mondiale è interconnessa e l'ipotesi di un futuro senza l'Euro potrebbe danneggiare anche il suo stile di vita o semplicemente vuol dettare lui le modalità per cancellarla, sta di fatto che la proposta pone nuovamente il quesito di una Democrazia sotto tutela.

Anche se spesso il cittadino cade, nell’esprimere il suo voto, nella trappola dell’emotività e dei disturbi intestinali non gli si può negare il diritto ad esprimere la propria opinione, tanto il politico riesce sempre ha neutralizzare qualsiasi risultato, come è stato dimostrato con il finanziamento pubblico dei partiti e sull’acqua come diritto, e poi abbiamo la Democrazia impartita dalla nascita delle Città metropolitane, con le procedure di voto che hanno rasentato la clandestinità, un parlamentino eletto dagli amministratori dell’Area e con la presidenza di diritto del sindaco del comune capoluogo.

 Le Città metropolitane nascono dalle ceneri di alcune Province (Roma, Milano, Napoli, Torino, ect.) e da loro si differenziano nel rendere l’elettorato spettatore delle sue precedenti scelte. Una Democrazia che “rappresenta” le scelte precedentemente fatte dagli elettori, assomigliando al futuro Senato della riforma costituzionale Renzi-Boschi, non permettendo al cittadino di poter confermare la soddisfazione del precedente voto o esprimere in suo eventuale dissenso.

Un serio quesito è sul lasciar praticare la Democrazia razionalmente o emotivamente per una miglior rappresentatività dell’umore popolare. Quindi ha senso fare decidere il «popolo», Brexit insegna , o ignorare la sovranità popolare se la scelta potrebbe essere dannosa?

C’è sempre la possibilità di farsi abbindolare dal modello russo o turco, con un forte accentramento del potere, optando per una Democrazia "rilassata" da un senso di benessere e di sicurezza, dovuto solo al controllo dei mezzi d’informazione che veicolano il messaggio governativo.

Alcuni movimenti puntano alla Democrazia della Rete, con la scomparsa delle sezioni politiche e di un confronto reale, ma forse anche praticando la demolizione dei piccoli feudi.

La Democrazia soffre della scarsa partecipazione dell’elettore, più che del cittadino, e la Spagna ne è un esempio con una crisi che si è protratta, con due chiamate alle urne inutilizzabili, per quasi un anno, per poi provare a risolverla con la rinuncia di una delle parti.

Comunque, alla fine, qualcuno deve decidere e non ci si può ritrovare come in Spagna, senza un governo per quasi un anno, o in Belgio, anche se non sembra sia andata poi tanto male, e non possiamo nemmeno limitarci a esclamare che abbiamo scherzato – vedi Brexit ! .

 


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