Stato e banche: quali soluzioni in caso di default?

par Libero Mercato
sabato 24 settembre 2011

La paura di vedere svanire nel nulla i risparmi di una vita in seguito al default dello Stato italiano e del crack delle banche attanaglia molti risparmiatori.

Ma il rischio di congelamento del debito pubblico è davvero così concreto? 
E come possono i risparmiatori difendersi dal pericolo di dissesti bancari? 
 
Lo spread BTP/Bund e l'impennata dei CDS dimostrano inequivocabilmente che non solo c'è una forte speculazione contro i titoli della Repubblica, ma addirittura una psicosi collettiva. 
 
Sempre più persone sono tentate di liquidare i propri CCT e BTP nel timore che il Governo non sia più in grado di rimborsare il capitale e pagare gli interessi. 
In effetti l'uscita dalla situazione drammatica che stiamo vivendo, con il debito pubblico fuori controllo, passa necessariamente attraverso tre opzioni: 
 
1) Il consolidamento o la ristrutturazione del debito, mediante la quale lo Stato si arrende e ammette di non essere più in grado di fare fronte ai propri impegni. In questo modo i titoli in circolazione vengono "annullati" e sostituiti con altri con cedole più basse e scadenze molto lunghe. 
 
2) La leva fiscale, ossia l'incremento del gettito, che può avvenire sia attraverso l'aumento dell'aliquota media di tassazione, sia attraverso la lotta all'evasione sia con l'aumento del reddito (Pil) che fa conseguentemente crescere gli introiti fiscali 
 
3) La leva monetaria, convincendo la Banca Centrale a ripagare il debito stampando moneta. 
 
Se escludiamo la prima ipotesi, che al momento non credo sia verosimile con riferimento all'Italia, cerchiamo di approfondire le altre due soluzioni. L'incremento delle imposte attuato con la recente Finanziaria e la lotta all'evasione fiscale, male profondo del nostro Paese, sono provvedimenti che vanno nella giusta direzione. 
 
Il punto critico riguarda la crescita economica, rivista al ribasso in termini di stime prospettiche, che non contribuirà a fare crescere in modo significativo il gettito. 
 
Non dimentichiamo che l'ammontare di denaro che finisce nelle casse dello stato è proporzionale ai redditi dei cittadini, ossia del Prodotto Interno Lordo (Pil) di una nazione. 
 
La leva monetaria, a mio avviso, sarà la “seconda gamba” che, unitamente a quella fiscale permetterà di uscire dall'impasse anche se con costi elevati. Prima di esaminare le conseguenze di questa soluzione che de facto è già in fase di attuazione, cerchiamo di capire che cosa può fare la Banca Centrale. Essa è l'unico Istituto che ha la possibilità di stampare moneta e di regalarla agli Stati ed alle banche in modo che questi soggetti la utilizzino per ripagare i propri debiti. 
 
La moneta, però, crea solo l'illusione della ricchezza, poiché essa è di fatto solo carta priva di valore fino a che non è utilizzata per acquistare beni e servizi concreti. 
 
Ora immaginiamo quali effetti potrà avere la nuova moneta messa in circolazione. 
 
Da un lato ripagherà i debito dello stato, ma dall'altro nella misura in cui si tradurrà in una forte domanda di beni e servizi che il sistema economico non è in grado di generare dal nulla, provocherà inflazione. 
 
Non dimentichiamo che presto al timone della BCE ci sarà un italiano. 
 
Se questo ci onora, dall'altro fa comprendere come i cordoni della borsa monetaria saranno presto allentati a favore dell'immissione nel sistema di nuova liquidità sulla falsariga del quantitative easing americano. 
 
La via di salvezza, a mio avviso, non passa tanto dalla fuga dai titoli dello stato quanto piuttosto attraverso l'investimento in strumenti finanziari che proteggono il capitale e gli interessi dall'erosione monetaria
 
Per quanto riguarda le banche, il problema della “sicurezza” a mio avviso deve essere circoscritto solo alle obbligazioni degli istituti che i clienti hanno in portafoglio (direttamente o indirettamente attraverso operazioni di pronti contro
termine). 
 
Solo in questo caso, in linea di massima, il risparmiatore perderà i propri soldi. 
Chi ha investito nei conti deposito può contare sull'intervento del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi che copre i debiti delle banche sino a 100.000 euro per depositante
 
Chi, invece, ha acquistato obbligazioni sicure e le detiene presso il proprio istituto non dovrà temere, perché i titoli – che di fatto esistono solo sotto forma di scritture contabili – sono registrati come “beni di terzi in deposito” e non fanno parte del patrimonio della banca. 
Solo su quest'ultimo e non sui beni di terzi i creditori potranno avanzare le loro richieste. 
 
Ad ulteriore tutela dell'investitore esiste il meccanismo del subdeposito presso MonteTitoli
 
Quest'ultimo è un organismo accentrato di strumenti finanziari che accoglie i titoli che i clienti hanno presso la propria banca. 
 
La ragion d'essere di Montetitoli non sta nella volontà politica di offrire un ulteriore livello di protezione al risparmiatore, ma nell'esigenza di semplificare il trasferimento di strumenti finanziari tra clienti di istituti diversi. 
 
Come fa dunque la banca a disporre di titoli che non sono suoi, sui quali non ha alcun potere e che sono sub registrati presso una società terza? 
 
Concludo raccomandando la massima razionalità
 
Non ha senso correre allo sportello per liquidare i propri titoli di stato per la generica paura di vedere sparire i propri soldi
 
Non ha senso mettere i soldi sotto il materasso
 
E' logico, invece, cogliere l'opportunità offerta da questa crisi per valutare serenamente se i propri portafogli sono 'allineati' con le proprie esigenze e con la tolleranza al rischio.
 
Giacomo Saver
http://www.segretibancari.com/

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