Stato d’assedio: denunciati Unità e Di Pietro

par L’89
mercoledì 2 settembre 2009

Cronaca, semplicemente cronaca. Al risveglio di un incubo chiamato “Querela le 10 domande e tacita” ci si accorge che la sveglia non ha suonato, e non accenna a dar segni di caricamento (quand’è che ci risveglieremo da soli? Non è forse ora? O è tardi? E’ tardi: è ora!). La denuncia è solo l’ultima delle trovate. Spero, non la fatale.

Nell’arco di un pomeriggio la lista dei querelati s’allunga e sembra poter chiedere altra carta.

L’Unità. L’ex foglio di Gramsci viene citato per danni assomabilii a 2 milioni di euro. La causa è il refrain classico, lo svilimento della figura machoide e istituzionale – in una disgustante osmosi – del premier, per una serie d’articoli redatti fra il 13 luglio e il 6 agosto. Lo schiaffo, pesante, frange la carta e giunge all’uomo, meglio alle donne: la richiesta di risarcimento s’allarga anche a Concita De GregorioNatalia Lombardo, Federica Fantozzi, Maria Novella Oppo e Silvia Ballestra. Sesso femminile, puntualizza L’Unità. Sfido a smentire.

La parata non esita: sotto querela finisce – sembra sentir dire “ovviamente”, ma è un’assuefazione pericolosa – anche Antonio Di Pietro, reo d’aver richiamato l’attenzione, velatamente, sulla vera natura del mercanteggiare libico del nostro presidente (cosa che citavamo, incuriositi, ieri).

E’ davvero il caso d’allungare l’elenco? E’ proprio tempo d’aspettare il trillo della sveglia? O forse aspettiamo che il Barroso di turno la carichi dicendoci che per lui è tutto a posto, tutto risolto, tutto rego, fra? Il mondo ride di noi più di quanto lo crediamo burlarsi di Berlusconi, e i metri di paragone potrebbero non mancargli: un popolo mediaticamente e culturalmente inerte come l’Iran, che paventa rivoluzione. Un altro che si reca, croce giusta o croce sbagliata che sia (e noi proprio non possiamo permetterci di giudicare), alle urne. Alle urne malgrado le mani mozzate, malgrado le bombe e il sangue. Siamo al golpe compiuto.

Capita che cose che appaiono eterne cambino senza avvisare, che cose impensabili si presentino fatto. A volte mi piace crederlo.
U’


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