StARTificazione Aliment_arte_6: I disturbi alimentari dalla sofferenza individuale all’arte come risorsa di gruppo

par Sebastiano Russo
sabato 19 maggio 2018

Dal 18 al 20 maggio presso la Sala Sapere Pavia del palazzo del Broletto in Piazza della Vittoria 14 a Pavia saranno esposti i lavori curati da Giulia Conti e realizzati nell’ambito del progetto StARTificazione Aliment_arte_6 con la supervisione delle docenti Vanna Berlincioni e Nicoletta Braga del corso di Teoria e pratica della Terapeutica Artistica appartenente all’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano attuato in collaborazione con il Dipartimento di Scienze del Sistema Nervoso e del Comportamento dell’Università di Pavia.

Aliment_arte”, arrivato alla sesta edizione, è un percorso fatto con un gruppo di persone che hanno sofferto di disturbi alimentari, sul tema della stratificazione, intesa come anatomica, emotiva e sociale.

Si è partiti da foto personali di ogni artista – afferma Giulia Conti - per poi passare all’autoritratto sensoriale e dall’analisi del gesto giungere ad un segno nuovo, che risulta astratto, ma non estraneo alla persona. In base a questi disegni sono state delineate e poi costruite 5 silhouettes ciascuno, cinque strati personali, a comporre le opere individuali, facenti riferimento alla stratificazione della pelle anatomica. Ne è stata creata prima la forma e poi si è pensato alla consistenza per ognuno di essi in un lavoro che ha attraversato la maggior parte dei sensi. La tecnica utilizzata maggiormente è quella dell’impasto di diversi materiali quali sabbia, truciolato, caffè e sale, mescolati con colori e apportati poi su tavole di supporto indentificate con gli strati della pelle. L’obiettivo è stato quello di valorizzare l’autore dell’opera tramite il proprio lavoro, incrementare la conoscenza della materia per giungere alla conoscenza di se stessi, insegnare al gruppo nuove tecniche di espressione e comunicazione, stimolare la socializzazione e la condivisione, esprimendo la propria immagine attraverso processi differenti da quelli a cui siamo soliti far riferimento”.

Il fine ultimo di questa esperienza artistica è quello di creare una grande opera condivisa, in cui tutte le pelli comunichino tra loro, in modo tale che il proprietario della singola pelle si senta parte stessa del gruppo; portando poi le opere create in uno spazio espositivo adatto per essere accessibili ad un pubblico esterno.

Il fine ultimo non è stata l’opera prodotta ma il percorso fatto per realizzarla. I soggetti coinvolti nel percorso hanno affrontato al loro interno un dibattito nato al termine di ogni incontro. Tutti i soggetti coinvolti sono stati entusiasti del progetto e di come si è svolto. Pian piano si sono trovati sempre più a loro agio, sia con l’approccio coi materiali artistici che con la relazione con se stessi e col gruppo. Dall’imbarazzo iniziale si è passati ad avere uno spirito sempre più affiatato ed è stato apprezzato molto il rapporto che si è instaurato con il gruppo.


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