Spettatori e cittadini vitruviani
par Damiano Mazzotti
venerdì 3 giugno 2011
“Lo spettatore vitruviano. Appunti per migliori visioni”, è l’ultima opera molto asseverativa di Michele Mirabella (www.armando.it, 2011).
“L’ibrido, ossia l’incontro tra due media, è un momento di verità e rivelazione dal quale nasce una nuova forma”. Marshall McLuhan
Questo libro è un testo di cultura generale e di sociologia della comunicazione, che prende in esame le sviluppo della comunicazione umana nelle sue fasi più salienti. Naturalmente Mirabella tende ad approfondire le riflessioni sulla televisione, che ritiene in grado di diventare “la centrale di smistamento, ricezione e trasmissione di tutti i segnali necessari alla vita di relazione, alla gestione della casa e dell’ambiente di lavoro, alla comunicazione multimediale”.
Del resto Garibaldi ha fatto l’Italia e la televisione ha fatto gli italiani, che fino all’avvento dei programmi televisivi non avevano molte possibilità di ascoltare la lingua italiana. Però oggi la tv è diventata principalmente un povero aggeggio per vecchi più o meno menomati, giovani poveri di spirito e scorie berlusconiane. La tv è anche un archivio prezioso dei tempi che furono e delle mentalità invecchiate, ma le cose cambieranno con il sopravvento della Web-Tv.
A quel punto “Miliardi di individui… padroneggiando gli strumenti della navigazione nella “Rete delle reti”, realizzeranno una personale partecipazione all’immane dialogo collettivo” (p. 51). Perciò è già iniziato il processo di rinascita italiano, poiché la rete non è il luogo adatto ai servi, agli adulatori e ai paraculi. Questo perché il Web è un non luogo: è lo spazio metafisico della conoscenza. E chi lavora in aziende multinazionali oppure in grandi centri di ricerca sa che i gruppi più produttivi sono quelli in cui sono rappresentante più differenze in termini di età, genere, etnia, cultura, classe sociale, ecc.
D’altra parte il problema centrale di ogni forma di comunicazione è che “Un messaggio, per essere recepito, deve prevedere sufficienti strumenti di conoscenza in comune fra chi lo emana e chi lo riceve… è l’esperienza che ci guida, quindi, non l’esperienza innata”. E se “la buona università la fanno i buoni studenti” (Massimo Baldini), i paesi civili li fanno i cittadini ben educati. Ma quasi tutti i mezzi di comunicazione sono ambivalenti e come “i libri possono essere amati o odiati, possono aprire la vita o insegnare a parlare di quello che non si sa, possono creare sapienti o presuntuosi ignoranti, possono confondere o illuminare, descrivere la realtà o darci una caricatura” (Massimo Baldini).
Comunque Mirabella si è probabilmente reso conto dei sopraggiunti limiti di età e ha affidato la parte sui nuovi media a Luca Zanchi, un giovane neolaureato che approfondisce in modo ammirevole il passato, il presente e il futuro del Web. Oggi il World Wide Web è il sistema ipertestuale più esteso e un servizio Internet definito da istruzioni interne codificate in HTML.
La caratteristica fondamentale di Internet è quella di essere un “supermedium munito della micidiale arma della flessibilità e, cioè, della presunta capacità di emulare e sostituire qualsiasi altro mezzo di comunicazione” (Zanchi, p. 186). Naturalmente bisogna sottolineare che “Gran parte delle risorse di cui fruisce l’utente mediale contemporaneo, si devono, più che a governi o aziende, ad individui “appassionati” che hanno scorto nello sviluppo della tecnologia un intrattenimento piacevole” o un servizio utile (Zanchi, p. 220).
Dunque che cosa rende realmente insostituibile il Web oggi? A mio modesto parere è la “libertà ipertestuale del wilfing… la navigazione di link in link senza né meta né orientamento preciso… l’utente si chiede cosa stesse cercando e, forse, si compiace per aver trovato qualcosa che non cercava. O che non sapeva di cercare” (Zanchi, p. 202). Infatti questo fenomeno ricorda molto da vicino la serendipità dei processi evolutivi naturali.
In sintesi possiamo affermare che oggigiorno “Conosciamo e siamo conosciuti e riconosciuti da un numero di persone inimmaginabile fino a pochi decenni fa” (Zanchi, 270). Di conseguenza nei prossimi anni le personalità più significative della classe media dei cittadini comuni andranno a far parte di una classe dirigente migliorata e migliorista in molti paesi del mondo.