Spending Review. Monti cala la scure sempre sugli statali

par fulvio lo cicero
lunedì 2 luglio 2012

Tornato da Bruxelles avendo piegato la Merkel, ora Monti varerà un piano di tagli di quasi otto miliardi nel settore pubblico. Mobilità per diecimila dipendenti pubblici, tredicesima posticipata, taglio dei buoni pasto. E' la quinta manovra che prevede misure contro gli statali. I sindacati sul piede di guerra

Poteva andare peggio, dobbiamo riconoscerlo. Se Monti fosse tornato da Bruxelles con un nulla di fatto, era già previsto un "consiglio di guerra" con i soli ministri economici per varare provvedimenti "alla greca", cioè migliaia di licenziamenti nel settore pubblico e taglio degli stipendi. Il consiglio di guerra è stato per fortuna evitato (ma fino a quando?) ma ciò non vuol dire che il governo non tornerà ad usare la mano forte con gli statali, considerati oramai da almeno tre anni, chissà perché, la palla al piede del sistema economico italiano. Tutti fannulloni, tutti a timbrare il cartellino e fuggire subito per fare la spesa. Un minimo di logica dovrebbe indurre a pensare che se fosse veramente così non funzionerebbe nulla nella macchina dello Stato.

Ma intanto, sembra confermato il taglio dei buoni pasto da sette a cinque euro, che diminuirebbe la capacità di spesa di milioni di impiegati statali che, sovente, con i ticket fanno la spesa alimentare per la famiglia al supermercato, rinunciando al panino a pranzo. Il bello è che, secondo i calcoli delle associazioni che raggruppano le imprese di ticket, lo Stato risparmierebbe soltanto una decina di milioni da questo provvedimento, contando anche la defiscalizzazione che si avrebbe abbassando il loro valore (fino a 5,29 euro né le imprese, né i lavoratori hanno obblighi tributari). Se così fosse realmente, ci sarebbe da chiedersi a quale logica risponde un provvedimento del genere se non a colpire ancora una volta una categoria alla quale, negli ultimi due anni, è stato tagliato già ampiamente lo stipendio reale, con il blocco degli automatismi e perfino della contrattazione e che sta quindi perdendo un potere di acquisto che già ora non consente a molti di arrivare alla fine del mese.

Nel provvedimento sulla «Spending review» ci sarebbe però anche altro, in particolare un pesante taglio di dipendenti pubblici per una cifra vicina alle 10 mila persone. Il 20% dei licenziamenti si avrebbe fra i dirigenti di primo livello, il 10% fra quelli di secondo livello e, infine, il 5% per i restanti ruoli. Tecnicamente si chiama «mobilità» e significa che al dipendente pubblico sarebbe offerto un altro incarico nell’ambito della Regione, ammesso che ci sia, entro 24 mesi. Nel frattempo, il suo stipendio sarebbe decurtato del 20% (lordo), con una pesante ripercussione anche sul valore della sua pensione futura (ammesso che la maturi). Se il dipendente rifiuta o l’amministrazione non riesce a ricollocarlo nelle stesse funzioni che aveva, scatta il licenziamento. Se si pensa che, nel biennio 2009-2011, si è avuto il taglio di quasi 50 mila posti di lavoro nella scuola, per effetto della cosiddetta “riforma” Gelmini, si ha un quadro più preciso di come i governi della destra abbiano colpito con particolare ferocia il comparto pubblico, senza una reale motivazione.

Nonostante la pesantezza di questa mannaia, il provvedimento di Enrico Bondi prevedrebbe anche il posticipo della tredicesima mensilità di dicembre a gennaio e qui davvero non si capisce dove starebbe il risparmio. L’unica interpretazione di un provvedimento così irrazionale è quella di ritenere che, in realtà, il governo vuole semplicemente cominciare a comunicare che a dicembre le tredicesime non ci saranno. A gennaio dirà che non ci saranno nemmeno per quel mese, per arrivare a confessare che le stesse sono state proprio abolite. Per questo i sindacati sono sul piede di guerra. Il segretario della Cisl Raffaele Bonanni ha detto "No ai tagli o sarà mobilitazione a tappeto".

Tutto ciò mentre la Corte dei conti denuncia il fatto che le vere sacche dell’evasione fiscale sono state appena scalfite dai ridicoli provvedimenti emanati da Mario Monti e dal suo governo. Se qualcuno nutre ancora il dubbio su quali siano le categorie di persone che questo governo privilegia, i magistrati contabili hanno fornito la risposta.


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