Slavoj Žižek e le accuse di plagio
par Horacio
lunedì 28 luglio 2014
Nel mondo accademico, il plagio è considerato come un crimine odioso. In Italia lo sa bene Umberto Galimberti, l’Elvis dell’Universale Economica Feltrinelli, la cui vicenda è finita perfino in un libro e ha dato luogo a un’inchiesta interna all’Università Ca’ Foscari, voluta dal rettore Carlo Carraro.
L’accusa a Žižek arriva dall’editorialista conservatore Steve Sailer e dal misterioso blogger Deogolwulf. In un articolo del 2006 pubblicato sulla prestigiosa rivista Critical Inquiry, il “gigante di Lubiana” avrebbe copiato un passaggio in cui parla di Kevin Macdonald, da un articolo di tale Stanley Hornbeck (uno pseudonimo) apparso nel 1999 sulla rivista American Renaissance. Il problema è che il giornale in questione è un agglomerato di articoli razzisti che sostengono la superiorità della razza bianca: cosa che rende il caso di plagio ancor più spiacevole per un intellettuale di sinistra come Žižek. James Williams, caporedattore di Critical Inquiry intervistato da Newsweek ha dichiarato: “Se avessimo saputo che Žižek si era reso responsabile di plagio, gli avremmo chiesto di ritirare le pagine incriminate”.
Ma la risposta di Elvis non si fa aspettare: in una mail inviata a Eugene Wolters del blog Critical Theory, Žižek si lancia in nell'ennesima difesa di una causa persa. È un suo amico (e collaboratore) ad avergli parlato delle idee di Kevin Macdonald, offrendogli anche un riassunto, evidentemente copiato dall’articolo di Stanley Hornbeck. Žižek si scusa per non aver verificato le informazioni, ma rimanda le accuse di plagio al mittente: “Non ho mai copiato né tantomeno rubato le idee di nessuno”.
Le sfortune del filosofo, però, non finiscono qui. Qualche mese fa era comparso un video che lo riprende mentre dice che gli studenti, come le altre persone, per la maggior parte sono “boring idiots”. A proposito del lavoro in classe, aggiunge: “Se non mi consegnate nessuno dei vostri merdosi lavori, avrete una A. Se invece li leggo, e non mi piacciono, allora otterrete un voto più basso”. Soprattutto, non parlategli dell'orario di ricevimento: "Qui negli Stati Uniti, gli studenti tendono ad aprirsi, presto o tardi. Se sei gentile con loro ti pongono perfino domande personali, condividono i loro problemi. E cosa dovrei dirgli? Non me ne importa niente, ammazzatevi, non è un mio problema". E chiosa con una dichiarazione: “I like universities without students”.
D'altronde lui è "il pensatore più pericoloso dell'Occidente."
Foto: Vice