Siria: la strategia dell’Arabia Saudita

par Francesco Finucci
giovedì 29 agosto 2013

Con un contratto appena siglato con la Francia da un miliardo di euro e i con 15 miliardi donati da Bandar al-Sultan a Putin, l'Arabia Saudita si sta dimostrando uno dei paesi più attivi nei riguardi del conflitto siriano. E non sono le uniche mosse del regno mediorentale.

Scriveva ieri Michel Cabirol su La Tribune: "La società ODAS, che rappresenta gli interessi francesi in Arabia Saudita ha siglato un contratto inter-governativo nel mese di agosto con Riyadh per un ammontare di più di un miliardo di euro per la modernizzazione di una parte della flotta militare del regno". Unico scopo del finanziamento ricevuto, quello di modernizzare quattro fregate saudite. Nulla di particolarmente rilevante, se non fosse che dagli appalti militari passano spesso le strategie politiche. Ed è probabilmente questo il caso.

Passa un po' di tempo, esattamente una settimana e agli allori della cronaca spunta il principe Bandar el-Sultan. Capo dei servizi segreti sauditi, benché amico personale di G.W. Bush, Sultan non si fa problemi ad intervenire nelle controversie mediorientali finanziando i mujaheddin afghani, ma anche i principali conflitti degli ultimi dieci anni, dall'Iraq all'Egitto, dalla Siria al Libano. Ora Sua Altezza punta all'Iran, passando per Assad. E lo fa mettendo sul banco di Putin ben 15 miliardi in cambio di armi russe, al fine di convincerlo a "scaricare" il regime siriano (come riporta oggi una voce diplomatica a La Stampa).

Una mossa ben ponderata, a quanto sembra, considerate le dichiarazioni dell'altroieri, con le quali il ministro degli esteri saudita Saud al-Faisal invitava ad agire in maniera tempestiva e decisa nel conflitto siriano.

Anche per questo - forse - la Russia si è accodata agli Stati Uniti, inviando con la Francia le proprie navi nel mediterraneo orientale. I russi puntano in primis a mantenere l'ordine in Medio Oriente, magari sfruttando le innovazioni della guerra virtuale tramite la minaccia (più che l'uso) dei propri missili per evitare di assistere inermi all'invasione siriana da parte NATO.

La strategia che sembra profilarsi è dunque quella del conflitto a costo zero. La più gradita all'Arabia Saudita, vero pilastro del blocco occidentale nel medioriente. Una voce degna di considerazione ora più che mai anche per gli europei, considerato il fallimento del progetto per l'oleodotto Nabucco. Fallimento per il quale l'UE è ancor più dipendente di prima dagli approvvigionamenti russi, quindi un'apertura da parte di Riyadh sarebbe più che ben accetta.

L'Arabia Saudita giocherà quindi un ruolo fondamentale. Dopotutto, il principio cardine della politica saudita resta sempre lo stesso: "Che nulla cambi intorno al regno integralista più conservatore del mondo".

 

Foto: Presidential Press and Information Office/President of Russia


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