Siria: bombardamenti al Sarin, ma il governo smentisce

par Francesco Finucci
mercoledì 21 agosto 2013

Entrare nella guerra civile siriana vuol dire entrare in un rompicapo. Un rompicapo che rivela alcune sorprese inaspettate, specie in tema di armi chimiche. È di oggi la notizia che accusa le forze lealiste di Assad di aver utilizzato nei pressi di Damasco il gas Sarin, unanimemente considerato arma di distruzione di massa. Ma qualcosa non torna.

L'antefatto storico

Molti giornali, presi dalla violenza della guerra siriana, non si sono soffermati molto su chi fosse Bashar al-Assad, un particolare non di poco conto. Assad eredita il potere in Siria dal padre, Hafiz al-Assad. Il contesto nel quale opera il padre è quello dei grandi mutamenti in Medio Oriente, a cavallo tra anni '60 e '70. Sono gli anni in cui Gheddafi sale al potere in Libia, ma si ha anche l'avvento del partito Baath - "socialista" - con Hussein in Iraq e Assad in Siria. Tutto si svolge in un anno, il 1969, ma soprattutto in una specifica direzione, quella che porterà Israele verso l'isolamento, almeno fino alla batosta impartita all'Egitto di Sadat nella guerra dello Yom Kippur del 1973 (per approfondire: Di Nolfo, Dagli imperi militari agli imperi tecnologici, Laterza).

Spine nel fianco, insomma, per Israele e gli Stati Uniti, arrivate al culmine con la rivoluzione khomeinista in Iran. Tutto fondamentalismo islamico, si dirà. Sbagliato: il partito Baath, e in particolare Hussein fanno del laicismo un vanto e raggruppano a sé quelli che teoricamente sarebbero i moderati islamici, ossia l'ala sunnita del paese. E anzi, se al giorno d'oggi fa notizia parlare di repressione degli sciiti - considerati più violenti perché "più islamisti" - nel 1980 Saddam dichiarava guerra proprio all'Iran (sciita). Cosa che non può che far piacere agli Stati Uniti, umiliati dall'aggressione alla propria ambasciata perpetrata dai khomeinisti nel 1979 (una ferita che sarà alla base dell'avvento di Reagan al potere). Oggi i ribelli - seguiti da Obama - muovono ad Assad quelle accuse che nel 2003 si mossero a Hussein, vicino al presidente siriano non solo per barbarie, ma anche per simpatie (e antipatie) politiche. E allora si vide quanto fondate erano le accuse.

I fatti contestati

Secondo quanto riportato da attivisti alla Reuters e ad Al Arabiya, un numero imprecisato di siriani sarebbe morto in un bombardamento da parte delle truppe lealiste di Assad. Le vittime - che oscillano tra i 200 e i 650 - sarebbero state colpite con armi di distruzione di massa, più precisamente col gas sarin, un agente nervino. A confermarlo sarebbero le immagini pubblicate dagli attivisti, riportate anche dal Corriere della Sera e dal Messaggero.

In entrambi i casi si parla di "presunte vittime", e una ragione c'è. La prima di queste è certamente la tempistica: proprio in questi giorni una commissione Onu sarà sul campo siriano per verificare l'utilizzo di armi chimiche nel conflitto. Mentre si parla di "regime siriano" e di "forze di liberazione" però si sta combattendo uno scontro più sporco e confuso di quanto si pensi. Anche la diplomazia ai tempi della guerra civile tende a rivelarsi molto vicina alla pura improvvisazione, figurarsi quanto possa risultare chiaro ai semplici osservatori.

Già, perché le fonti sono discordanti, e le immagini possono facilmente confondere e distorcere la realtà. Quello che sappiamo con certezza è che il sobborgo di Ghouta nei pressi di Damasco è stato soggetto a bombardamenti tra martedì e mercoledì scorso. È però ad oggi difficile andare oltre la cortina di fumo e di propaganda che già ha fatto degli abitanti dell'area i martiri della rivoluzione (l'area era sotto occupazione dei ribelli). Per questo si parla anche di bambini, non perché contino le loro vite, ma perché sono l'arma prediletta del potere. Tutto questo nonostante le notizie non siano confermate da fonti indipendenti. Ma ormai l'uso di armi di distruzione di massa è passato sotto l'egida della rete, dei tweet, delle fonti non confermate. Gli stessi video possono essere fonti di inesattezze letali se si vuole scoprire la verità. Prima di passare agli effetti del sarin quindi, occorre chiarire alcuni aspetti delle strategie d'intelligence.

False Flag

Il primo punto da prendere in considerazione è quello delle responsabilità, che è poi quello insospettatamente più complesso. Questo video, pur nelle tendenze complottistiche care alla YouTubemania centra il punto in questione. Parla infatti dei rischi che la confusione causata dal conflitto possa coprire tattiche di false flag

Per false flag si intende la tattica offensiva di spionaggio atta a perpetrare un crimine facendo credere, nel contempo, che il responsabile sia il nemico. Il false flag è tanto facile da preparare quanto difficile da scoprire, ed è per questo che va preso in considerazione se non si vogliono seguire specchietti per le allodole (facendo comunque attenzione ai complottismi di maniera).

Le ragioni di una false flag possono essere molteplici, e il fatto che a confermare l'uso di armi chimiche siano fonti d'intelligence israeliane non può certo aiutare. Il nostro amico con la passione dei complotti parla di escalation verso la terza guerra mondiale, e forse se non si fa attenzione neanche si sbaglia più di tanto (dopotutto l'economia mondiale gira attorno al Golfo Persico). Per ora possiamo intanto rimetterci al fatto che gli Stati Uniti pensano ad un intervento massiccio, autorizzando almeno l'ipotesi di una escalation regionale. D'altronde si è provveduto ad abbattere Gheddafi proteggendo gli interessi della dinastia senussita tanto cara agli states (la stessa alla quale si prometteva negli anni venti un grande stato arabo); e si è già provveduto ad assassinare l'altro membro eminente del partito Baath, Saddam. Un bombardamento con armi chimiche atto a far scattare il conflitto non sarebbe certo qualcosa di sconvolgente.

Gli effetti del Sarin

Sempre i video ci danno un senso di quale potrebbe essere la realtà in mezzo a tante menzogne. Il Sarin è un gas dalle qualità particolarmente utili per l'una e l'altra parte. Si tratta infatti di un gas nervino, inodore, incolore e volatile. Il che lo rende estremamente funzionale per chi volesse farlo esplodere in una nube tossica senza poi lasciare troppe tracce. L'effetto del gas nervino infatti non si segnala per le ustioni e ferite orrende tipiche dei gas urticanti (iprite, agente arancio, etc.), e può quindi detonare in mezzo a semplici esplosivi, lasciando nulla più di una vittima agonizzante, con il sistema nervoso in collasso e conati di vomito. Il gas è utile però anche per chi volesse simularne l'uso da parte del nemico, proprio per lo stesso motivo. Dopo tutto è incolore, inodore e lascia segni per cui non servono molti effetti speciali. Peccato - come segnalato dall'amico complottista - che il Sarin abbatta una capra in 2 minuti, mentre i video mostrano uomini in preda a spasmi nei letti di ospedale, presumibilmente dopo almeno 15-20 minuti. Qualcosa non torna, a meno che non si tratti di agenti diversi dal Sarin, con effetti letali non altrettanto rapidi. Antidoti esistono certo, ma il dubbio rimane.

Le armi di Assad

Per documentarsi in ambito militare un sito può rivelarsi una vera manna dal cielo (almeno per chi voglia perdere un po' di sonno). Si tratta di Global Security, e permette di visualizzare informazioni aggiornate sui contingenti, anche in ambito di WMD (armi di distruzione di massa). La pagina dedicata alle armi chimiche in dotazione dell'esercito siriano è piuttosto interessante, che si sostenga l'una o l'altra teoria. Lo studio è radicato in tempi non sospetti, almeno per quanto riguarda il conflitto siriano.

Riporta fonti che già nel 2001 parlavano del rischio di armi chimiche a Damasco: "La Siria ha cercato precursori per armi chimiche ed esperti dall'estero durante il periodo analizzato. Damasco ha già una scorta di agente nervino Sarin, e sembra che la Siria stia cercando di sviluppare altri agenti nervini tossici e persistenti. La Siria rimane dipendente da fonti straniere per gli elementi chiave del suo programma per le armi chimiche, inclusi precursori ed equipaggiamento chiave per la produzione. È altamente probabile che la Siria stia sviluppando anche una struttura offensiva di armi biologiche."

L'approccio è chiaro e mette anche in evidenza il fattore base di ogni guerra civile: senza armi non si vince. Chi non ne ha deve procurarsene, e troverà sempre una potenza ben gentile e pronta a dare via al massacro. Chi siano i volenterosi aiutanti di Assad rimane oscuro, ma un problema non irrilevante di questa citazione - e dell'intero documento di GS - rimane degno di considerazione. La fonte è infatti la CIA, e la Cia (almeno tendenzialmente) mente. Fatto sta però che siamo arrivati al punto: le armi - almeno secondo americani e israeliani - dovrebbero esserci.

Cui prodest? Al solito dietro le bellissime parole, la considerazione su chi ci guadagna andrebbe presa molto seriamente. La realtà potrebbe essere meno romantica di quanto le groupie dei diritti umani vorrebbero far pensare. Di nuovo tocca guardare ad Israele e ad una bizzara notizia apparsa su Haaretz il 14 novembre 2011. L'importante giornale israeliano riporta le entusiatiche dichiarazioni di una casa farmaceutica nazionale, la Protalix BioTherapeutics: il farmaco PRX-105 da essa sviluppato potrebbe curare anche il morbo di Parkinson.

Sviluppato nel 2010, il PRX-105 è un farmaco anti-nervino prodotto all'interno di un programma di biodifesa: con un asset da 78,73 milioni, la Protalix avrebbe molto da guadagnare se si spingesse sulla psicosi da armi chimiche già avviata con l'operazione in Iraq. Tant'è che nel 2009 si avvicinava alla Pfizer (americana, 185 miliardi di asset) per commercializzare il suo taliglucerase alfa.

D'altronde il settore più colpito in Siria rimane quello della produzione farmaceutica, a quanto riporta Arabpress. Chissà cosa verrebbe da pensare se si venisse a sapere che John Kerry, mostrando spirito di pace, ha subito chiarito: "Subito 60 milioni di dollari in aiuti ai ribelli: ma niente armi, solo cibo e medicinali". Probabilmente - ma qui scendiamo nelle teorie da malpensanti - verrebbe da chiedersi quanti di questi medicinali siano stati sperimentati...

 

Foto: Freedom House/Flickr


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