Silvio Berlusconi fornisce la sua ricostruzione del pasticciaccio della lista del PDL di Roma
par Stefano Brustia
giovedì 11 marzo 2010
Le dichiarazioni "a caldo" di Milioni e i video diffusi nei giorni scorsi da Sky TG24 e La Repubblica smentiscono però la versione del premier che imputa la mancata presentazione della lista ad un sedicente complotto ordito dal partito radicale e da alcuni giudici romani
Berlusconi ha innanzitutto escluso qualsiasi responsabilità dei dirigenti del partito che erano incaricati del deposito della lista (Alfredo Milioni e Giorgio Polesi) e ha quindi proceduto a presentare alla stampa una puntuale cronistoria dell’intera vicenda, che – a detta del premier – costituisce la «ricostruzione fedele ed incontrovertibile dei fatti depurati da tutte le versioni inveritiere e interessate che sono state diffuse da certa stampa». Nella versione dei fatti formulata da Berlusconi, Milioni e Polesi, insieme ad altri due delegati del PDL non meglio specificati, sarebbero giunti presso il tribunale alle ore 11.35 del 27 febbraio muniti della documentazione elettorale debitamente compilata e custodita all’interno di un apposito scatolone. Alle ore 11.40 circa, i quattro delegati del PDL sarebbero arrivati davanti alla stanza della cancelleria in cui dovevano essere consegnate le liste (fatto che risulta non contestato dalle ricostruzioni formulate dalla stampa “avversaria”). Lì in prossimità della porta di ingresso della cancelleria sarebbe rimasto ad attendere il turno il solo Polesi, conformemente alle istruzioni impartite dalle autorità incaricate di sovraintendere alle operazioni di deposito delle liste. Alle ore 12.45, il delegato del PDL che fino ad allora era rimasto “buonino” ad aspettare il proprio turno, insieme ai delegati di altre non meglio precisate liste elettorali, veniva inaspettatamente invitato ad allontanarsi da uno dei giudici della commissione elettorale, il magistrato Anna Argento, con una serie di argomentazioni giuridiche riguardo alla parità delle liste elettorali (ipse dixit Berlusconi). L’intervento del giudice Argento – a detta del premier – veniva acclamato «con applausi e urla sguaiate» dai rappresentanti del partito radicale. Successivamente, giungeva sul posto il presidente dell’ufficio elettorale, il giudice Maurizio Durante, che ordinava alle forze dell’ordine di bloccare l’accesso alla cancelleria e impediva con ostinazione ai rappresentanti del PDL di procedere al deposito della lista. Tale ricostruzione dei fatti risulta tuttavia smentita dalle registrazioni audio e video che sono state divulgate nei giorni scorsi dal canale televisivo Sky TG24 e dal sito internet del quotidiano La Repubblica, nonché dalle dichiarazioni rese “a caldo” da Alfredo Milioni, uno dei due dirigenti del PDL incaricati di procedere al deposito della lista.
Contrariamente quanto afferma Berlusconi, non solo risulta assolutamente pacifico che Milioni e Polesi sono gli unici responsabili del mancato deposito della lista, ma dai filmati diffusi da Sky TG24 e da La Repubblica emergono anche indizi seri, precisi e concordanti che dimostrano che i delegati del PDL si sono allontanati dal luogo di consegna delle liste per evitare di essere filmati mentre erano intenti probabilmente a commettere un reato (falsità materiale ed ideologica su sottoscrizioni di liste elettorali). Questa sembra infatti essere l’unica spiegazione attendibile per comprendere le preoccupazioni e il fastidio manifestato dai rappresentanti del PDL alle riprese che venivano effettuate in loco dai delegati del partito radicale.
Le dichiarazioni che Silvio Berlusconi ha reso nella conferenza stampa di ieri e la condotta tenuta in questi giorni dal governo sono purtroppo l’ennesima conferma che in Italia il problema democratico non è rappresentato dai giudici che fanno onestamente il loro lavoro, né tanto meno dalla forze politiche dell’opposizione.
Il problema continua a essere l’anomalia Berlusconi e la sua totale incapacità a comprendere che il governo di un Paese democratico si fonda sul rispetto della sua costituzione, degli avversari politici e di regole che devono servire a perseguire l’interesse della collettività e non gli interessi di bottega del premier.
Mala tempora currunt dicevano i latini. Il pasticciaccio della lista elettorale del PDL rischia di tramutarsi in un boomerang per il governo Berlusconi. È indubbio che il PDL, quale principale partito della coalizione di centro-destra, ha il diritto di governare questo Paese fino al termine del mandato elettorale. L’Italia e i suoi cittadini hanno però diritto a pretendere dal PDL e dagli altri partiti di centro-destra un governo che sia presieduto da un politico serio, non da un premier che si atteggia a sceicco e si rifiuta di accettare la realtà e di rispettare le più banali regole democratiche.