Silvia, la figlia di mammà Fornero affila il bisturi e contrattacca

par Nicola Spinella
venerdì 10 febbraio 2012

Tirata in ballo dalle discutibili dichiarazioni del Ministro del Lavoro Elsa Fornero, Silvia Deaglio difende a spada tratta le proprie prerogative, mostrando tutti i limiti tipici di chi non deve sgomitare per arrivare alla meta.

Non si placa la polemica attorno alle dichiarazioni sputate alla buona dalla banda Bassotti in Monti. Il popolo della rete, si sa, non perdona i pericolosi inciampi in cui il premier ed i più stretti collaboratori si imbattono quotidianamente per l'imperizia con cui conducono un'azione di governo che, qualora non lo sapessero, è ben diversa da una lezione universitaria o dalle castronerie che si sparano nel corso di un CDA di qualsivoglia istituto bancario italiano (compresi quelli di cui facevano parte Passera, la Fornero e Gnudi).

L'incapacità comunicativa di questo esecutivo, espressa da Michael Martone prima, Mario Monti e Anna Maria Cancellieri poi, non accenna ad invertire la propria tendenza: anche Elsa Fornero diventa bersaglio delle critiche dei cittadini della rete.

Il ministro del lavoro, colpevole nei giorni scorsi di aver parlato dell'illusione del posto fisso, dimostra di essere inadeguata al compito cui dovrebbe assolvere per ragioni di dicastero. Insomma, la stessa Fornero dichiara candidamente di non poter far fronte alle richieste di una società civile che invoca un diritto costituzionalmente garantito. In qualsiasi altro paese europeo, una dichiarazione pubblica che promana dal ministro del lavoro e contiene, all'interno della stessa frase le parole "posto" ed "impossibile", sarebbe stata sufficiente a motivare l'allontanemento del ministro dal suo ufficio. Ma nessuno vuol scontentare Banca Intesa e quindi, per contestare una dichiarazione siffatta, si va ad indagare la vita privata della Fornero, madre apprensiva di Silvia Deaglio (il padre, Mario Deaglio, insegna economia internazionale a Torino e strizza l'occhio a Banca Sella, nello stesso ateneo Fornero insegna economia e fa i conti a Banca Intesa).

La Dottoressa Deaglio non ha motivo per difendersi: per lei, dice, parlano il curriculum, le specializzazioni, le innumerevoli pubblicazioni scientifiche (93) a sostegno. Dimostra, se non altro, di aver fatto tesoro dell'episodio Martone in cui il giovanotto della banda Monti dovette "giustificare" diversi punti oscuri della sua sfavillante carriera accademica sulla quale, in diversi momenti, avrebbe influito il padre Antonio Martone.

Aveva già preparato le risposte ai legittimi sospetti avanzati dalla stampa e dalla rete, che non hanno potuto fare a meno di notare come le parole del ministro Fornero traccino un solco profondo tra la casta e il popolo (un tempo) sovrano: gli unici per i quali il posto fisso è un'utopia, sono i comuni mortali, quelli che fanno la fila in banca e faticano per 8 ore al giorno, quelli che fanno i conti per arrivare a fine mese e che devono decidere se pagare il bollo auto o comprare un nuovo paio di scarpe per la stagione delle piogge.

E' evidente che il governo dei banchieri chieda esclusivamente ai cittadini di dover invertire il proprio modo di intendere la vita, in ragione di un interesse oligarchico da portare avanti secondo un disegno che, giorno dopo giorno, si svela in tutto il suo orrore.

Le colpe dei padri (delle madri, in questo caso) ricadono sui figli: il caso di Silvia Deaglio è la punta di un iceberg che coinvolge Mario Monti (il figlio Giovanni è uomo di Morgan Stanley, banca d'affari cui pare nei primi giorni dell'anno sia stata girata una immensa somma di denaro che non è bastata ad impedire il declassamento dell'Italia da parte di Fitch, ma è forse servita a far assumere il figlio del Premier), la Cancellieri (con un figlio in Fondiaria Sai) Passera, Gnudi e buona parte della compagine governativa.

E' l'ennesima dimostrazione di una profonda incomunicabilità tra governanti, che parlano senza alcuna morigeratezza e senza avere il polso della società civile. Si fa presto a parlare di bamboccioni, sfigati, mammoni e precariato. Soprattutto quando a farlo è chi ha tanti santi in paradiso ed è saldamente ancorato alla propria poltrona. E' un governo destinato ad autoestinguersi per manifesta incapacità. Gli scioperi delle scorse settimane hanno messo in luce le evidenti incapacità di un esecutivo pressato dalla protesta popolare. 

Per concludere, consideriamo che secondo Colletti (wwwWorkers) il curriculum è ormai inutile perché le aziende cercano ormai i propri collaboratori sul web, badando alle attività dei social network (Twitter e Facebook su tutti), la difesa della Deaglio, composta ma trasudante la spocchia tipica di chi è abituato ad aver sempre le porte spalancate, sarebbe pressoché nulla. Ma non vogliamo essere spietati. Ci occuperemo di dotare la Deaglio di un profilo Facebook ed uno Twitter. Non sia mai che l'attuale momento di crisi le imponga di dover cambiare lavoro e farsi cercare dalle aziende...


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