Silenzio a scuola (anche dopo le esequie del pontefice)
par UAAR - A ragion veduta
lunedì 28 aprile 2025
Siamo usciti oggi (ieri ndr) dai cinque giorni di lutto nazionale per la morte del papa e da un black out dell’informazione, dello sport e del mondo della cultura. Un numero record di giornate rispetto a quello riservato ad altri papi e soprattutto rispetto al singolo giorno riservato a tragedie come il terremoto dell’Aquila e il crollo del ponte Morandi.
Un’estensione temporale che ha (volutamente?) incluso la Festa della Liberazione, con i surreali inviti alla “sobrietà” e addirittura con annullamenti di cortei e celebrazioni. Ma non è ancora finita. Tra le decisioni eccezionali del governo Meloni emerge l’imposizione aggiuntiva del minuto di silenzio nelle scuole di ogni ordine e grado che, per i tanti istituti chiusi ieri, dovrà essere osservato domani (lunedì 28 aprile) e in alcuni casi dopodomani (martedì 29 aprile), a più di una settimana dalla morte del pontefice.
Chiariamo subito: il governo in carica ha il potere di proclamare le giornate di lutto nazionale e dare disposizioni alla pubblica amministrazione e quindi ai dipendenti statali. Dovrebbe avere anche il senso della misura ed evitare eccezioni (ed esagerazioni) religiose. Il lutto nazionale per la morte di Silvio Berlusconi, anche se il calendario scolastico era terminato in quasi tutte le classi, non portò all’interruzione delle lezioni per il minuto di silenzio. Le scuole si fermarono simbolicamente per l’omicidio di Giulia Cecchettin, anche in assenza del lutto nazionale. Ma ci si trovava di fronte a una giovane uscita dalla scuola da pochi anni e il minuto di silenzio era esteso a tutte le donne vittime di violenza. Un caso ben diverso dalla morte naturale, considerata l’età, di un capo religioso.
Se gli effetti formali delle recenti misure governative come le bandiere a mezz’asta e la cancellazione degli impegni dei politici non vengono troppo considerate dalla cittadinanza, l’obbligo da parte dei docenti di sospendere le lezioni e tenere in silenzio gli studenti (a partire dai tre anni di età!) per ricordare la morte del papa sta facendo emergere preoccupazione e perplessità, e tanti insegnanti si stanno chiedendo e chiedono anche alla nostra associazione come comportarsi.
Innanzitutto è diffusa l’errata percezione che si tratti solo di un invito, mentre nella nota n.17063 del 23 aprile scorso del Ministero dell’istruzione e del merito, avente per oggetto “Disposizioni in occasione delle esequie del Sommo Pontefice Francesco”, tale termine è utilizzato come rafforzativo di un obbligo: “Si invita, pertanto, l’intera comunità scolastica all’attenta e rispettosa osservanza di tutte le richiamate disposizioni e, in particolare, a osservare un minuto di silenzio e di raccoglimento alle ore 10.00 del 26 p.v., giorno delle esequie, o nel primo giorno di riapertura della scuola dopo il funerale”.
La precisa e inusuale scelta politica del governo è stata di non limitare il minuto di silenzio al sabato, mentre erano in corso i funerali in piazza san Pietro: visto che tante scuole erano chiuse si dovrà recuperare domani. Non solo, per i diversi comuni in cui le scuole saranno chiuse anche di lunedì per la festività del santo patrono (altra stravagante eccezione religiosa del nostro ordinamento) l’appuntamento sarà spostato a martedì, otto giorni dopo la morte del pontefice e tre giorni dopo il suo funerale.
Quali indicazioni dare agli insegnanti? Da un lato siamo di fronte a un’intromissione governativa nella didattica, che mette in difficoltà il corpo docente e ha riflessi sulle libertà di insegnamento e di coscienza di genitori e minorenni, perché ovviamente al formalmente laico minuto di silenzio si affiancano atteggiamenti devozionali, e in questo senso la presenza capillare degli insegnanti di religione cattolica farà da traino. Al tempo stesso dobbiamo dire che, in quanto dipendenti pubblici, sono tenuti a osservare le disposizioni ministeriali. Per quanto improbabile, potrebbero infatti arrivare richiami dai dirigenti scolastici, magari per segnalazioni da parte di genitori o colleghi zelanti.
Non sono però presenti prescrizioni su come debba essere organizzato, presentato e commentato questo minuto di silenzio. Compatibilmente con l’età degli studenti, può essere spiegato cosa ha deciso il governo per tutte le scuole italiane. Che si starà in silenzio per circa un minuto, rimanendo tranquillamente seduti e svolgendo qualsiasi attività senza fare rumore. Si può disegnare, leggere, riflettere. Gli stessi insegnanti potranno sfogliare un libro o preparare una discussione successiva su cosa sono i capi religiosi e sulle scelte che si possono liberamente compiere in materia religiosa diventando grandi. Come quella che stanno compiendo sempre più giovani di vivere con valori esclusivamente umani e non avere alcun capo religioso.
Roberto Grendene