Silenzio. Si Ruba (ce lo ricorda Travaglio)

par michele lupo
mercoledì 4 gennaio 2012

Vale la pena parlare di Sgarbi? Sapere che nell’unica puntata di un programma televisivo che per fortuna nessuno ha visto e perciò stesso senza nemmeno una replica ha guadagnato quanto la giornalista Milena Gabanelli in un anno? Mah.

Certo ricordare l’affaire Thissen Krup sì, perché se la Confindustria ritiene “scandalosa” la sentenza di condanna ai danni del gruppo bisogna che qualcuno lo tenga fermo a futura memoria. Lì stiamo nel cuore del collasso di un secolo e mezzo di storia, quella dei diritti dei lavoratori, ma prima ancora della decenza delle cosiddette classi dirigenti. L’annata della politica italiana è penosa, va da sé, e non è una novità.

Il diario di Marco Travaglio non lascia scampo. Nel cofanetto Silenzio. Si Ruba dell'editrice Chiarelettere troviamo un dvd e un piccolo libretto. Sono gli interventi tenuti nel Passaparola di Beppe Grillo. Concordiamo su un punto di principio con Travaglio: che non c’è motivo di vantarsi in questo periodo di essere italiani. Anzi. Da Muzio Scevola Casini, che su Cuffaro non riesce nemmeno a dire di essersi sbagliato, alla storiella della “nipote” di Mubarak cui un intero Parlamento finge di credere; dal trasvolatore mai domo Max D’Alema (il più tenace impallinatore della sinistra italiana) al redivivo Bisignani (dalla P2 alla P4?);

da Ciancimino a Tarantini, dal reato di clandestinità dell’altro baffetto, Maroni, più volte ministro, proveniente da un partito che non sarebbe mai dovuto entrare in Parlamento stanti le intenzioni di farlo fuori per edificarne uno a parte, a tutto il capitolo, fondativo, sull’economia nascosta (i quattrocento miliardi di euro ricordati da Nunzia Penelope in un altro libro dell’annata sul giro d’affari costruito con l’evasione fiscale, la corruzione, il lavoro nero, il riciclaggio eccetera) ce n’è abbastanza per voler fuggire da questo paese.

Il merito primo di Travaglio è questo archivio di fatti piccoli e grandi, questa cronaca della follia italiana che è sempre bene tenere fissati all’attenzione di un popolo di smemorati. Per il resto, tifare per o contro di lui – in Italia ormai lo si fa con tutto – è inutile. E stupido. Le sue convinzioni politiche o culturali non è necessario condividerle. 

 


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