Sigaretta elettronica: efficace e sicura?

par LucidaMente
sabato 26 gennaio 2013

La Lega italiana antifumo considera l’“e-cigarette” un valido rimedio contro i danni arrecati dalle “bionde”. Al contrario, l’Iss e l’Oms sono scettici al riguardo.

 

È veramente efficace la tanto pubblicizzata sigaretta elettronica per togliersi il vizio del fumo o potrebbe essere a sua volta dannosa? Di recente l’Istituto superiore di sanità ha consegnato al ministro della Salute, Renato Balduzzi, un documento nel quale si precisa che non è ancora dimostrata l’efficacia del prodotto per aiutare a smettere di fumare e che ci sono elementi da chiarire riguardo alla sua tossicità. Secondo gli esperti dell’Iss, "la sigaretta elettronica è meno tossica di quella tradizionale, ma non si può affermare che sia del tutto innocua" e, pertanto, "le sigarette elettroniche andrebbero regolamentate come dispositivi medici o prodotti farmaceutici e non come prodotti del tabacco".

 





La European Respiratory Society ritiene che il fumo elettronico possa sostituire quello tradizionale, perché arreca meno conseguenze negative alla salute, e molti cardiologi prescrivono le “e-cigarette”. Secondo l’Iss, invece, esse "potrebbero rappresentare un rischio di iniziazione al fumo convenzionale a base di tabacco e di potenziale dipendenza". In questo contesto, tanti fumatori si chiedono se questo espediente sia o no veramente efficace per eliminare il vizio del fumo: la risposta, però, non è facile da fornire. La produzione di tabacco è in mano a poche multinazionali (la maggiore delle quali è l’azienda di stato cinese), che si spartiscono un giro d’affari dalle cifre astronomiche, non facilmente quantificabili. C’è anche un traffico di dimensioni notevoli legato al contrabbando di sigarette, che frutterebbe quindici miliardi di euro in Europa, 500 milioni dei quali in Italia.

L’Organizzazione mondiale della sanità già due anni fa raccomandava cautela, sostenendo nel rapporto Conference of the Parties to the Who Framework Convention on Tobacco Control che "questi “dispositivi” sono pubblicizzati come metodo per smettere di fumare ma non esistono prove scientifiche che ne dimostrino l’efficacia". L’Oms ha organizzato una Conferenza sul controllo del tabacco, tenutasi il 20 novembre del 2010 a Punta del Este, in Uruguay, in cui ha stabilito che la sigaretta elettronica non è una terapia sostitutiva del fumo tradizionale. I 171 Paesi aderenti hanno firmato un accordo che ha messo al bando nelle e-cigarette gli additivi e i profumi usati per renderle più apprezzate, sottolineando che l’impiego delle sostanze aromatiche, in alcuni casi, potrebbe essere più pericoloso del tabacco stesso.



Inventata in Cina nel 2004, la sigaretta elettronica è in commercio in numerosi Paesi, tra cui l’Italia. Si tratta di un mini-aerosol metallico di acciaio inossidabile, che ha una camera per la memorizzazione di nicotina liquida in varie concentrazioni. Al suo interno possono essere inseriti dei fluidi che verranno trasformati in vapori aromatizzati, in grado di garantire l’illusione di fumare. Alimentata da una batteria ricaricabile, che consente di inalare il vapore di una soluzione di glicole propilenico, glicerolo, nicotina (in quantità variabile o anche assente) e aromi naturali, assomiglia a una sigaretta vera, però non si respira fumo, ma nebbia colloidale, che viene assorbita dai polmoni, avendo così una sensazione simile a quella provata quando si aspira una “bionda”.

In una sigaretta normale sono presenti, oltre alla nicotina, più di 4.000 sostanze tossiche, tra cui acetone, additivi chimici (come gli acidi silicico, carbonico, acetico, formico, benzoico e il diossido di titanio), ammoniaca, arsenico, cianuro di vinile, condensati (catrami o bituminosi), gas irritanti (acroleina, formaldeide, ossidi d’azoto), mercurio, monossido di carbonio. In più, c’è anche il polonio 210, una sostanza radioattiva, per cui fumare 30 sigarette al giorno equivale a fare, in un anno, 300 radiografie al torace! Da non dimenticare, inoltre, che le tasse sul tabacco rappresentano una parte rilevante delle entrate statali. Chi fuma per 40 anni è come se spendesse, calcolando un interesse composto, il corrispettivo di un appartamento. Inoltre, paga significativi importi di tasse: circa 3/4 del costo di un pacchetto di sigarette, infatti, sono imposte statali, per un introito di circa 8-10 miliardi di euro l’anno.



Nel febbraio 2010, il Ministero della Sanità ha chiesto di evidenziare la concentrazione di nicotina delle sigarette elettroniche, apponendo i necessari simboli di tossicità e inserendo la frase: "Tenere lontano dalla portata dei bambini". D’altro canto, la Lega italiana antifumo ne ha sottolineato l’utilità come valido aiuto per diminuire il numero di sigarette e per smettere di fumare. Il vapore di una e-cigarette, infatti, non contiene catrame, né alcuna delle altre sostanze nocive sopra indicate, per cui non si arrecano danni ai polmoni, né c’è il rischio di un cancro. Tutti gli effetti negativi delle sigarette normali sono praticamente assenti, tranne quelli direttamente connessi alla nicotina. La quantità di nicotina contenuta in un filtro elettronico e la sua durata equivalgono a circa 10 sigarette normali.

Riteniamo, dunque, che sia necessario regolamentare l’impiego di sostanze aromatiche nella sigaretta elettronica, tenendo sempre presente che non c’è alcuna prova sperimentale che ne dimostri l’efficacia come terapia sostitutiva del fumo tradizionale. Essa non è da intendersi, pertanto, come rimedio contro il tabagismo, né come una sostituzione di eventuali cure mediche prescritte allo scopo, anche se sembra certo che, utilizzandola correttamente, non provochi gli effetti tossici di una sigaretta normale.

Le immagini: i loghi della Ers e della Liaf e due tipi di sigaretta elettronica.

Dora Anna Rocca

 


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