Siamo tutti orfani del senso civico e figli della crisi di valori

par Daniele Colasante
lunedì 30 aprile 2012

Sono mesi e mesi che le nostre teste, e i nostri pensieri, sono contornati dal termine crisi che, spesso e volentieri, va di pari passo con il vocabolo "spread". Non sono un esperto di economia e quindi non ho nessuna intenzione di analizzare la stessa in termini canonici bensì vorrei soffermarmi ad analizzare un quesito che in più di qualche circostanza mi sono posto. Siamo tutti vittime del sistema e della crisi o ne siamo parte integrante?

Molte persone, esasperate dal momento storico che stiamo vivendo, rispondono d’impeto e affermano, con convinzione, che la crisi è tutta colpa di Silvio Berlusconi. In queste righe a mia disposizione non voglio perder tempo ad accusare questo o quell’altro esponente politico; certo, almeno così pare, venti anni di Berlusconismo non hanno giovato al nostro bel paese ma è mai possibile che questa crisi sia tutta e sola opera di un uomo e del suo modo di fare?

Personalmente cerco sempre di esaminare gli eventi nel modo più ampio possibile senza per forza di cose voler a tutti i costi individuare un capro espiatorio. Nonostante il mio modo di agire credo fermamente che tutto lo scempio che stiamo vivendo, e che con ogni probabilità continueremo a vivere per un bel po’ di tempo, sia esclusivamente colpa nostra e del consapevole abbandono della cultura.

Per cultura non intendo quel pezzo di carta chiamato laurea e di cui il bel paese sembra essere discretamente fornito. Intendo quel modo di pensare, e di agire, che dovrebbe essere insito in ogni essere dotato di buon senso e che ti porta a ragionare. Già ragionare. Perché oggi non lo facciamo quasi più.

Oggi quando leggiamo la notizia che in certi luoghi si fanno delle cene eleganti davanti a ciò, ci fingiamo disgustati poi sotto sotto, ma neanche troppo, pensiamo che sarebbe bello parteciparvi. Oggi un maestro non può rimproverare un proprio alunno perché rischia l’ira furibonda dei genitori. Oggi se fossi imprenditore, farei lavorare gli stranieri, non in regola, così mi costerebbero un quarto di quello che mi costerebbero i pari livello italiani. Oggi il bambino che fa il bulletto è fico. Oggi rubare non è reato. Oggi votare per qualcuno, chiunque esso sia, in cambio di favori è giusto. Oggi avere una classe politica, dall’estrema destra all’estrema sinistra, incensurata è un’utopia. Oggi vedere una partita di calcio allo stadio senza avere il timore che qualche cosa di brutto possa accadere, da un momento all’altro, è una chimera. Oggi parcheggiamo gli anziani nei centri appropriati. Oggi i ragazzi, per noia, lanciano pietre contro le auto in corsa, stuprano, distruggono le città e le proprie vite. Oggi vorremmo essere al posto dell’evasore fiscale perché, beato lui, si sta godendo la vita. Oggi non abbiamo un euro in tasca ma ci indebitiamo fino all’inverosimile perché viviamo per apparire. Oggi neghiamo anche quando ci hanno colto con le mani nel sacco farneticando su fantomatici complotti. Oggi non abbiamo più dignità e rispetto per noi stessi, figuriamoci per gli altri.

Oggi siamo tutti orfani di papà senso civico e figli di una crisi ben più ampia della già struggente crisi economica che brucia giorno dopo giorno sulla nostra pelle.

Il baratro, il punto di non ritorno, non è solo la Grecia ma piuttosto la nostra perfetta integrazione nel sistema attuale. Viviamo nel torpore e subiamo passivamente tutto quello che ci viene imposto. Ci dichiariamo apolitici come a dire a me non importa più niente, accada quel che accada. Non denunciamo gli abusi e i soprusi. Ormai le nostre menti sono assuefatte e accettano ogni scempiaggine finché non si è toccati in prima persona. Eh già, perché quando si è toccati in prima persona, tutto cambia, l’ira ci assale come a voler dire ma come è toccato proprio a me che mi sono sempre fatto gli affari miei? Bene, è proprio questo egoismo imperante che ci rende complici e parte integrante del sistema stesso.

Si dice, e si legge ovunque, che prevenire è meglio che curare ma la prevenzione deve partire da ogni singolo essere umano dando il via a una vera e propria riforma culturale. Siamo tutti artefici del nostro destino, proviamo a regalarci un futuro migliore perché non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire.


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