Siamo tutti in pericolo!

par Emilia Urso Anfuso
martedì 26 novembre 2019

Crollano ponti e viadotti. Voragini si aprono all’improvviso nelle strade. Gli alberi si abbattono sotto lo sferzare del maltempo. Morti e feriti invadono tristemente, e ciclicamente, le cronache dei quotidiani nazionali. Uno scenario dell’inferno dantesco o di qualche territorio abbandonato del Terzo Mondo?

 

 
Macché: è ciò che accade in Italia, una nazione in cui - da troppi anni - si è perso il senso della ragione, della misura, della capacità di non impazzire a causa del troppo potere assunto per aver fatto la scelta di entrare in politica. Molte tragedie erano evitabili: sarebbe stato sufficiente non lasciare tutto al caso, preoccuparsi di usare il denaro pubblico per effettuare verifiche e controlli sul territorio, come nello scandaloso crollo del ponte Morandi di Genova: una tragedia annuciata, tra le tante. Nessuno controlla, nessuno verifica, le tante segnalazioni dei cittadini, da Nord a Sud, cadono nel vuoto metodicamente. E' una strage annunciata, che può accadere oggi, domani o in qualsiasi momento. La roulette russa fa meno paura.

Inutile ricordare a tutti che viviamo in un paese ad alto rischio idrogeologico. Così com’è inutile richiamare alla memoria ciò che negli anni non è stato fatto. E’ giunto il momento delle grandi decisioni, ma in questo caso non si tratta di andare in guerra – ci siamo già – quanto di fermarci a riflettere: vogliamo davvero continuare a campare in questo modo senza uno straccio di piano strategico, senza un inizio di risanamento e messa in sicurezza di tutta la nazione? Oppure vogliamo continuare a perder tempo, a contare i morti, ad assistere alle passeggiate propagandistiche di questo o quel politico, puntualmente presenti dopo il verificarsi dell’ennesima tragedia che si poteva, e si doveva, evitare?

Nel corso della mia esistenza ho girato l’Italia e il mondo, spesso in automobile, e ho viaggiato da sola anche di notte. Negli ultimi anni il passaggio su un ponte o su un viadotto italiano rischiano di procurarmi un attacco di panico e non certo perché io soffra di qualche problema: la paura si fonda su elementi reali. Se per voi è una condizione normale, per me non lo è per nulla. Siamo tutti in pericolo, ed è bene che ve lo ficchiate in testa una buona volta.

Non si può continuare a vivere alla giornata, perché è questo il tipo di sistema politico vigente in Italia da anni e su ogni tema. Nessuno sviluppa un piano strategico di lungo respiro e da attuare in tempi brevi, è sufficiente il crollo di un governo – cosa che accade ormai molto di frequente – per vanificare ogni eventuale avvio di un’idea di progetto e si ricomincia daccapo. Nel frattempo, i partiti politici sprecano tempo in un miserevole scarica barile: “E’ colpa di …è colpa di…è colpa di…”. Per loro la cosa importante è quella di non assumersi le responsabilità. Andare oltre, mettere un freno a questo sciame di follia, considerare l’opportunità di invertire la rotta non fa parte di alcun programma.

Se a tutto questo aggiungiamo un sistema economico e fiscale ormai senza alcun freno, che rende la vita di ogni singolo cittadino comune un vero inferno, non è difficile comprendere il motivo per cui, quotidianamente, si assiste a un imbarbarimento dei cittadini, che sia nella vita reale che in quella virtuale, scaricano le troppe tensioni nell’unico modo che ritengono plausibile: attaccando i propri simili. Anche questo fa parte della mala politica, degli abusi, del livello di corruzione giunto a livelli parossistici e che ha posto una condizione aberrante agli italiani: vivere male in un paese che era meraviglioso.

Peccato peraltro che questo nuovo movimento popolare (ne nasce uno ogni cinque o sei anni) non voglia far altro che contrastare Salvini – che peraltro si trova all’opposizione e non dovrebbe costituire una minaccia – o armarsi genericamente contro il razzismo: un’altra occasione persa per mettere avviare un vero cambiamento. Libertà è partecipazione, ma dipende da come e perché si partecipa.

Foto di Paula Kaspar da Pixabay 


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