Siamo quello che pensiamo

par angelo umana
venerdì 8 giugno 2018

 
Siamo quello che pensiamo, siamo quello che diciamo. Che Matteo Renzi, nella sua dichiarazione di voto contro la fiducia al nuovo governo, abbia detto all'attuale maggioranza "ora siete al potere, siete l'establishment, non avete alibi, non vi faremo sconti" dimostra che i concetti a cui ha sempre attribuito valore sono proprio il "potere", "l'establishment".
 
A questi lui ha sempre ambito, col piglio pretenzioso di sistemare tutto, rottamare, rinnovare, apparire sempre al centro dell'attenzione, sia che mangiasse un gelato sia che si buttasse un secchio d'acqua ghiacciata addosso. Questo presenzialismo ed altri insuccessi - a scapito della collettività -lo hanno reso non simpatico e impopolare, al punto da chiedersi - dopo il referendum di dicembre 2016 - perché così poco lo amasse la gente. Il potere, l'establishment, a ciò egli mirava, essere a capo di qualcosa, anche degli scout. Questo amor proprio o esagerata fiducia in sé stesso lo accomuna al "delinquente naturale" di Arcore (ma con possibilità di risiedere in molte altre ville e palazzi). Bene, questa opposizione non farà "sconti", tutti quelli che han votato contro lo hanno detto, gli sconti sono finiti, come "la pacchia", speriamo, non quella degli immigrati ma quella di chi si considera facente parte dell'establishment o di cuginanze e caste varie. Sorprende poi - ma ciò fa parte dei riti ritriti - che l'annuncio della mancanza di "sconti" da parte dell'opposizione avvenga non appena il premier incaricato ha finito di enunciare il suo programma: tutti hanno già pronto il loro foglietto scritto ben prima del pronunciamento di Conte, e nei minuti di replica a disposizione sfoggiano chi rabbia (Lorenzin, forse perché allontanata dalle case farmaceutiche) chi timore esagerato di nuovi fascismi o lager (Del Rio). La messa è finita, andate in pace!

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