Siamo certi che la fine del governo Berlusconi sia la soluzione di tutti i problemi?

par Ulderico Pacchiarotti
lunedì 14 novembre 2011

Stavo riflettendo che, dopo aver osservato diciassette anni di vita politica e pubblica di Silvio Berlusconi, ancora mi sorprendo nel ricordare che ci troviamo di fronte a un personaggio che è stato in grado di calamitare, per un lunghissimo periodo, un’incredibile quantità di consensi.

Non credo che l’aver assicurato, aldilà delle dichiarazioni di facciata, l’impunità fiscale alla grande massa di evasori italiani, sia stato un motivo sufficiente per rimanere in sella così a lungo, così come la reiterata promessa di benessere, anche quando era evidente (anche ai più sprovveduti) che di benessere in giro ce n’era ben poco e ben poco ce ne sarebbe stato.

Seppur incredibile, le ripetute gaffe a livello internazionale non hanno generato il benché minimo contraccolpo elettorale e i comportamenti da avanspettacolo non hanno mai inciso sulle convinzioni del popolo di centrodestra in suo favore. Purtroppo così non è stato nei governi e nell’opinione pubblica dei nostri partner europei e internazionali.

E cosa dire della totale assenza di considerazione del genere femminile, camuffata da sgradevole e sguaiata galanteria? A quanto pare anche questo machismo di bassa lega sembra non aver condizionato la considerazione delle seguaci del Cavaliere.

Sono stati anni in cui ci è stato ripetuto ossessivamente che la “democrazia carismatica” impersonata Berlusconi era quanto di meglio potesse capitare agli italiani e che le assurde calunnie che ciclicamente investivano l’uomo di Arcore non erano altro che il solito complotto ordito da un gruppo allargato di comunisti, magistrati, alieni, tifosi dell’Inter, giornalisti e chi più ne ha più ne metta.

Allora il quesito è sempre valido, ma come ha fatto?

Semplice, è bastato dire: "Ci penso io! Voi continuate comodamente a farvi fatti vostri”. Lo so, sembra incredibile, ma una semplice dichiarazione d’intenti gli ha garantito una linea di credito quasi ventennale.

Quindi l’argomento su quale dobbiamo riflettere non è il cosiddetto berlusconismo, bensì la nostra incapacità di misurarci con le necessità una nazione e con la mancanza di senso del bene comune sempre e comunque subordinato all’interesse personale.

La lezione che dobbiamo trarre da questi anni oggettivamente brutti è che la speranza che qualcun altro possa decidere e risolvere per nostro conto è una pia illusione e che l’unica maniera di costruire un paese migliore, una società dove tutti possano competere ad armi pari, dove non ci siano più furbetti e leccapiedi, è quello di prendersi le proprie responsabilità di cittadini e partecipare quanto più possibile alla vita pubblica di questo paese in tutte le sue forme.

La democrazia partecipativa è uno strumento decisamente imperfetto, ma meravigliosamente efficace e tutti quanti abbiamo il preciso dovere di fare la nostra parte anche se piccola, mettendo da parte il maledetto vizio di pensare sempre e solo a quello che succede nel nostro piccolo giardino e fregandosene di quello che accade oltre la staccionata.

Mi auguro col tutto il cuore che al prossimo Signor Ci Penso Io, e attenzione che sono a destra come a sinistra, saremo in grado di rispondere con un sereno ma fermo: ”No grazie, stavolta ci pensiamo noi”.

Hasta pronto!


Leggi l'articolo completo e i commenti