Siamo arricchiti, c’è grossa crisi

par Phastidio
giovedì 15 gennaio 2015

Ad integrazione dell'articolo di ieri, corre l’obbligo di segnalarvi quanto affermato in aula del parlamento europeo dal nostro premier, Matteo Renzi:

«Le famiglie si stanno paradossalmente arricchendo perché hanno preoccupazione e paura»

Se state osservando con mandibola pendula i pixel qui sopra, chiedendovi cosa diavolo significhi quell’arricchendo, oppure se state per uscire di casa e dirigervi verso il più vicino laboratorio di analisi chimiche per far verificare gli acquedotti, noi possiamo aiutarvi. E già che ci siamo, aiutiamo anche il premier, che pare averne un gran bisogno. Intanto, come noto, Renzi si riferiva all’aumento del tasso di risparmio degli italiani. Interpretazione, quella della paura e del terrore che, come detto, è antitetica a quella di Pier Carlo Padoan. Ma non si può avere tutto, nella vita. A proposito, giornalisti italiani, quando pensate di chieder conto della discrepanza ai diretti interessati? Ma non divaghiamo.

Qualche definizione: il “tasso di risparmio” è la frazione di reddito disponibile non consumata. E’ quindi un flusso (flusso, ci siete? Bravi), che si aggiunge in ogni dato periodo ad uno stock (ripetete con me: stock) di ricchezza preesistente. Secondo voi, per aversi “arricchimento”, è sufficiente che aumenti il flusso oppure anche lo stock vuole la sua parte? Uhm. E se lo stock fosse stato eroso da prelievi, ad esempio per far fronte ad imprevisti quali la perdita di reddito proprio o di un familiare? Uhm, uhm. O da deprezzamenti, ad esempio degli immobili? Uhm, uhm, uhm.

Ma che dicono al riguardo, quei tecnocrati burocrati della Banca d’Italia? Questo:

Ahi ahi, questi disfattisti tecnocrati confutano la tesi del premier democraticamente eletto col quarantapuntoottopercento alle Europee! E insomma pare che la ricchezza, nell’ultimo anno, sia diminuita. Di certo un complotto di gufi rosiconi. Torniamo brevemente a queste pedanti definizioni di ricchezza, o meglio della sua variazione nel corso del tempo. Ancora microfono alla Banca d’Italia, prima che la medesima venga commissariata da Yoram Gutgeld e dalla marmotta lilla che incarta la cioccolata:

«La variazione della ricchezza complessiva può essere attribuita a due fattori: il risparmio (inclusivo dei trasferimenti in conto capitale) e i capital gains, che riflettono le variazioni dei prezzi delle attività reali e di quelle finanziarie, al netto della variazione del deflatore dei consumi. Nel 2013 il risparmio, dopo otto anni di diminuzioni, è tornato a crescere, risultando pari a 46 miliardi di euro contro i 34 dell’anno precedente. I capital gains nel 2013 sono stati negativi per 195 miliardi di euro, per effetto del calo dei prezzi delle abitazioni e delle altre attività reali non completamente compensati dai capital gains finanziari. Ne è derivata una riduzione della ricchezza netta pari a circa 150 miliardi di euro in termini reali»

Tradotto: nel 2013 gli italiani hanno aumentato il flusso di risparmio ma la loro ricchezza netta è diminuita, perché lo stock di ricchezza accumulata in precedenza si è deprezzato. Uh. Ma aspetta: allora gli italiani non si stanno “arricchendo”? Argh. Cioè, voi dite che il nostro premier ha detto una scemenza intergalattica? Possibile?

Ma, anche se così fosse, basta col disfattismo. Noi siamo l’Italia! Non ci siamo arricchiti? Certo che no, perché noi ricchi lo eravamo già. Ecco ancora i tecnocrati, appollaiati sulla calcolatrice:

«Nonostante il calo degli ultimi anni, le famiglie italiane mostrano nel confronto internazionale un’elevata ricchezza netta, pari nel 2012 a 8 volte il reddito lordo disponibile; tale rapporto è comparabile con quelli di Francia, Giappone e Regno Unito e superiore a quelli di Stati Uniti, Germania e Canada. Il rapporto fra attività reali e reddito disponibile lordo, pari a 5,4, è inferiore soltanto a quello delle famiglie francesi; relativamente basso risulta il livello di indebitamento (81 per cento del reddito disponibile), nonostante i significativi incrementi dell’ultimo decennio»

Ecco, visto? Siamo ricchi! La nostra ricchezza privata è nettamente più elevata del nostro debito pubblico. Pertanto, abbiamo le garanzie da offrire a chiunque dubiti della nostra solvibilità. Lo dicevano anche Fortis (Marco, non Alberto), Tremonti e Berlusconi, ricordate? E tutto questo risparmio che giace inutilizzato, magari in azioni e depositi bancari, signora mia. Ma come si fa, dico io?


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