Si riparte dai diritti: intervista ad Antonio Mumolo, Presidente della Onlus Avvocato di strada
par Alessandra Medici
venerdì 26 ottobre 2012
Giovedì 16 ottobre, terminata la consueta lezione di storia in Strada Maggiore, mi sono precipitata in Via San Felice per incontrare l’Avv. Antonio Mumolo. Nel breve tragitto che separa la Facoltà di Scienze Politiche dallo studio legale presso il quale ci saremmo incontrati rimuginavo, schivando i passanti in Ugo Bassi, sulla piega che avrei voluto prendesse l’intervista. Fu così che mi si accese una lampadina: Antonio è un avvocato speciale, ha votato la sua professione all’impegno civile e dato vita, insieme a moltissimi volontari, alla Onlus Avvocato di Strada. Socio fondatore di Piazza Grande e Presidente dell’Associazione Bologna-Kurdistan, è anche un uomo politico, di quella politica dal volto gentile ormai, purtroppo, lontana dal nostro immaginario.
Salve Antonio, le va di raccontarci com’è nata l’esperienza di Avvocato di Strada?
Il progetto Avvocato di strada nasce nell’alveo di Piazza Grande, di cui sono socio fondatore dal ’93, intorno all’idea di una produzione culturale e giornalistica che si sviluppasse anche in situazioni di emarginazione. All’interno dell’Associazione mi sono prestato come volontario e come tutti gli altri ho contribuito alla distribuzione di tè e coperte nei dormitori, piuttosto che in stazione o per strada. L’obiettivo di fondo, però, era quello di aiutare persone senza fissa dimora con progetti di autoaiuto, non di carità, supportando coloro che individualmente e liberamente volevano portare avanti un percorso di crescita personale. Oltre al giornale, che tutti conoscono, abbiamo aperto un Bicicentro con il supporto di un artigiano in pensione e con la Minganti abbiamo ottenuto un negozio in cui vendere biciclette. Non solo, ci siamo avvalsi del supporto di alcune sarte in pensione le quali hanno volontariamente prestato la propria competenza a chiunque volesse imparare il mestiere. Il giornale, come già ricordato, è l’attività più conosciuta di Piazza Grande e la prima realtà editoriale in Europa che prevede la collaborazione, in redazione, tra studenti, giornalisti e persone senza dimora. All’interno di questo incredibile ingranaggio, ci siamo accorti che qualunque sforzo sarebbe stato vano se alla base non si fosse innescata una piattaforma giuridica alla quale rivolgersi. Dopo aver contattato numerosi colleghi, infatti, ho iniziato a immaginare l’apertura di sportelli di fronte ai quali poter impugnare un diritto violato. Avvocato di strada nasce dunque a Bologna nel 2000 e conta ora 31 sedi in giro per l’Italia. E’ stato un successo immeso perché dove siamo presenti noi, sappiamo che qualche torto non resterà impunito. A volte sono solo piccole conquiste ma ci riempiono di soddisfazione. Ricordo che al primo sportello la fila era interminabile, così ne abbiamo aperto un secondo!
Riportiamo qualche dato
Sul nostro sito è possibile consultare il Report annuale, un elenco di statistiche e dati che rendono l’idea delle attività svolte da Avvocato di Strada. Ai nostri volontari chiediamo di dedicarvi il tempo di cui dispongono, affinché l’impegno nel sociale non precluda l’esercizio della professione e rispetti la sfera privata. Per quanto riguarda la quantità di pratiche che trattiamo, basti pensare che nel 2011 ammontavano a 2360, per la maggior parte di diritto amministrativo, mentre le cause attengono agli ambiti più disparati: dal mancato pagamento di imposte, alla richiesta di residenza passando per permessi di soggiorno, ricongiungimenti familiari e richieste di asilo politico. Per citare un caso concreto, siamo riusciti ad evitare il rimpatrio di un curdo disertore dell’esercito iracheno, il quale avrebbe sicuramente rischiato la vita al proprio rientro. E visto che ci occupiamo di persone e non di ideali astratti, si prova un reale senso di benessere quando riusciamo a veder riconosciuto un diritto precedentemente negato. Ovviamente è molto importante affidarsi ad Associazioni radicate e in questo senso Bologna è organizzata molto bene perchè poggia sulle solidi basi di Cgil, Cislma anche Caritas e Opera Nomadi.
Lei è un avvocato prestato alla politica, che rapporto avete instaurato con il Comune di Bologna e che posto hanno i diritti, secondo lei, nell’agenda dei nostri rappresentanti?
Sì, io sono un Avvocato specializzato in Diritto del Lavoro e dell’Immigrazione, prestato alla politica in veste di Consigliere Regionale all’Assemblea Legislativa dell’Emilia Romagna. La professione legale rimane la mia più grande passione, ma il bello della politica, per chi ci crede ancora, è che si puo’ tentare un cambiamento a livello macro, di comunità. Ad oggi, il rapporto con il Comune di Bologna è molto positivo ed essenziale per Avvocato di strada. All’inizio, siamo stati guardati con diffidenza, soprattutto perché siamo riusciti a far ottenere la residenza a quanti, dei 400 senza tetto del dormitorio di Via Sabatucci, la richiedessero. Nel corso del tempo siamo diventati i beniamini non solo del Comune, ma anche degli assistenti sociali, i quali affidano a noi il lato legale dei contenziosi che seguono. Secondo il mio punto di vista, è dai diritti degli esclusi che si deve ripartire e mi piacerebbe che rientrassero tra le priorità dei nostri politici. Ci sono ancora troppi buchi neri e questo causa diffidenza. Vorrei sentir parlare più spesso di parità uomo-donna, non solo dal punto di vista salariale, ma anche di diritto all’autodeterminazione e di modificazione dello Ius sanguinis in Ius soli, per permettere ad un bambino, figlio di immigrati ma nato in Italia, di sentirsi ed essere effettivamente italiano.
Concludendo e ringraziandola per la disponibilità, le chiedo: cosa fare per coinvolgere i giovani in progetti come Piazza Grande e Avvocato di Strada?
Bisogna ricordare, innanzitutto, che non è necessario essere avvocati per collaborare con noi. Ci aiutano ogni giorno tantissimi volontari, che si occupano dell’ufficio e di ciò che attiene alla parte burocratica della nostra Associazione. Abbiamo stretto un forte rapporto con il mondo universitario, specialmente con la Facoltà di Giurisprudenza e il messaggio che cerchiamo di veicolare è che i diritti degli esclusi sono i diritti di tutti. All’interno della Festa dell’Unità e di altre manifestazioni, si è creata una proficua liaison con i ristoratori, che ci hanno permesso di servire ai loro tavoli indossando le magliette di Avvocato di Strada o Piazza Grande. Non da ultimo, è bene ricordare le numerose cene di autofinanziamento, linfa vitale per il nostro sostentamento.
Terminata la mia chiacchierata con l’Avvocato Mumolo, imbocco via Marconi e mi domando: la tutela dei diritti di tutti, degli esclusi, degli ultimi e dei dimenticati non puo’ costituire il punto di partenza per ripulire il concetto di “politica”, così fiaccato dalle colpe di tanti? E ancora: cosa possiamo fare tutti noi, dal basso, per contribuire al cambiamento?
Avvocato di strada è una delle tante, belle e coraggiose risposte. Noi possiamo prendere esempio.
Tratto dal magazine online: Caffè News