Si dimette Andrea Carandini. “Caccian le buone arti in bando”

par Maria Rosa Panté
mercoledì 16 marzo 2011

Data «lâimpossibilità» di tutelare il patrimonio culturale «stante la progressiva e massiccia diminuzione degli stanziamenti di bilancio», il presidente del Consiglio superiore dei beni culturali, il luminare di archeologia Andrea Carandini, rassegna le proprie «irrevocabili» dimissioni.

Basta! Come protesta verso i tagli alla cultura e allâistruzione ho deciso che ogniqualvolta ne avrò la possibilità aprirò i miei piccoli scritti con qualche citazione letteraria.

E non solo come forma di protesta, ma anche come forma di educazione alla bellezza, di allenamento alla profondità, di invito all’esercizio del libero pensiero.

Insomma cerco di fare quel che con i tagli alla cultura e all’istruzione il governo sistematicamente non fa più, abolisce, rade al suolo, ignora, disprezza, taglia!

Inaugurerò questa prassi con un’ottava dell’Ariosto, poeta ferrarese che scrisse l’Orlando Furioso, un poema cavalleresco. Dedico il testo all’attuale governo, in particolare al capo del governo sapendo che, se mai avesse la ventura di leggere l’ottava, gli verrebbe un po’ d’amaro in bocca, gli si drizzerebbe qualche residuo capello naturale e gli si sgonfierebbe il ghigno stereotipato.

Orlando Furioso, cap. 35 ottava 23

Son, come i cigni, anco i poeti rari,
poeti che non sian del nome indegni;
sì perché il ciel degli uomini preclari


non pate mai che troppa copia regni,
sì per gran colpa dei signori avari
che lascian mendicare i sacri ingegni;
che le virtù premendo, ed esaltando
i vizi, caccian le buone arti in bando.

 

La vendetta del tempo sarà implacabile. A chi per tutta la vita ha inseguito l’immortalità e la giovinezza non resterà nemmeno un ricordo se non il dileggio, il disprezzo, il sarcasmo dei posteri. Oggi le immagini di Mussolini, di Hitler appaiono comiche, a stento si crede che qualcuno abbia potuto prestare loro fede. Il tempo fa giustizia, chi teme l’oblio sarà dimenticato o ricordato con orrore misto a profondo sprezzo. Perché chi vuole durare oltre il suo tempo è già finito e si copre di ridicolo.

In più chi non protegge arti e cultura avrà vita ancora più breve il suo ricordo si perderà nella nebbia dell’ignoranza che lui stesso avrà generato. Solo l’arte, la poesia, le scoperte scientifiche rendono eterno l’artefice, ma anche chi l’artefice ha protetto e aiutato e sostenuto.

E dunque nessun ricordo per questo governo, questo capo del governo, questo ministro dell’economia. Solo oblio e il riso liberatorio di chi dall’alto dell’arte, della cultura, del libero pensiero guarderà la pochezza miope di chi si siede sui suoi privilegi, di chi crede che la vita stia solo nel potere del denaro, di chi pensa di radere al suolo la bellezza!


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