Sfruttamento dei lavoratori: la verità sulle nostre scarpe

par Paolo Borrello
mercoledì 7 ottobre 2015

In Europa compriamo mediamente tre paia di scarpe all’anno, negli Stati Uniti si arriva fino a sette. Ma delle nostre scarpe sappiamo davvero poco. Soprattutto non sappiamo cosa si nasconde dietro questi prodotti: fabbriche malsane e sfruttamento al limite dello schiavismo.

Per contrastare tale situazione, è stata lanciata la campagna “Change your shoes (cambiatevi le scarpe)”. In un comunicato pubblicato sono evidenziate le caratteristiche di questa campagna.

La campagna è stata promossa da 18 organizzazioni impegnate nella difesa dei diritti umani, dei diritti dei lavoratori e dell’ambiente, provenienti dall’Europa, la Cina, l’India e l’Indonesia ed è rivolta ad affrontare le violazioni sistematiche dei diritti umani che affliggono l’industria calzaturiera, tra cui le condizioni di lavoro non sicure e i salari da fame, nonché la necessità di una regolamentazione e di trasparenza.

Infatti recenti disastri dell’industria tessile, tra cui il crollo del Rana Plaza, hanno messo in evidenza le spaventose condizioni di lavoro degli operai e delle operaie del tessile. Quello che spesso si trascura è che problemi molto simili caratterizzano anche altri settori di produzione di beni primari, come quello calzaturiero e degli accessori.

Ad esempio i salari da fame sono una realtà molto diffusa, con circa il 2% del prezzo di un paio di scarpe pagato al lavoratore che le produce. Per non parlare dei rischi per la salute e per l’ambiente che si corrono in moltissime concerie a causa dell’utilizzo di Cromo III.

E la campagna “Change your shoes” ha commissionato alla Nielsen un sondaggio. E’ risultato che il 50% dei cittadini europei ha scarse o nessuna informazione sulla produzione delle scarpe, nonostante la dimensione industriale del settore sia immensa, con oltre 22 miliardi di paia di scarpe prodotte nel solo 2013, l’87% delle quali in Asia.

Il sondaggio ha inoltre rivelato che il 63% dei cittadini ritiene che l’Europa dovrebbe imporre regolamentazioni sui beni che entrano nel mercato continentale per garantire il rispetto dei diritti dei lavoratori. A tale proposito Deborah Lucchetti, portavoce della campagna Abiti Puliti, ha dichiarato:

“E’ sorprendente quanto poco i consumatori conoscano del settore calzaturiero. La campagna Change your shoes si occuperà di sensibilizzare i cittadini, esercitare pressioni sui marchi e chiedere ai legislatori di affrontare quei nodi chiave che favoriscono il perdurare degli abusi, come la totale mancanza di trasparenza. L’Ue, come istituzione leader democratica, deve compiere passi concreti e implementare chiare regolamentazioni che salvaguardino i diritti dei lavoratori”.

Non posso che augurarmi che la campagna in questione abbia successo. Infatti la situazione che contraddistingue il settore calzaturiero, in molti Paesi, è davvero inaccettabile.


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