Sfiducia al Ministro Alfano: incomprensibile dire no

par Fabio Della Pergola
venerdì 19 luglio 2013

Franceschini: «In questo governo ci si sta tutti insieme».

Ma non si capisce perché mai il Ministro Alfano, le cui responsabilità nell’affare Shalabayeva sono evidenti e la cui difesa è risultata a dir poco grottesca (oltre che smentita dal suo capo di gabinetto dimissionario), debba restare per forza.

Non si capisce perché non possa, banalmente, andarsene prendendo atto della figura meschina che ha fatto fare al Paese con la sua incapacità o con la sua mancanza di autorevolezza sui funzionari a lui soggetti oppure anche, a voler essere generosi, con l’eccessivo carico di lavoro avendo concentrato su di sé tre cariche pesanti di vicepremier, Ministro degli Interni e segretario del PDL (ma mica gliel’aveva ordinato il dottore).

Non si capisce perché non possa dimettersi, senza trascinare con sé tutto il governo. Cosa che fa rizzare i capelli in testa a Napolitano, a Epifani e a molti altri del Partito Democratico (ma, evidentemente, non a quelli del PDL che vanno avanti implacabili come il Titanic). Ovviamente, viste le alternative che ci sono, ne sarei preoccupato anch’io: ma non si vede per quale motivo il governo debba essere ostaggio di un unico individuo.

E non si vede perché Josefa Idem ha dovuto dare le dimissioni per un "meno-di-niente", in confronto al danno che ha fatto al paese la questione kazaka.

Si sostituisca Alfano con qualcun altro - sempre del PDL, non sia mai - e che Alfano vada per la sua strada come sono andati altri prima di lui, vedi Scajola.

Essere presi per i fondelli da chi accusa qualcun altro di pagargli il mutuo a sua insaputa, è solo una comica raccontata da un cacciaballe da avanspettacolo; sinceramente ci si può solo ridere. Essere presi per i fondelli da uno che, di fatto, ha appena consegnato due esseri umani, innocenti di tutto e di più, alla “giustizia” di un paese che la giustizia, dicono, non sa neanche dove stia di casa, fa imbestialire.

E non è accettabile che il Partito Democratico accetti così supinamente un ricatto che non ha ragione d’essere: c'è una questione etica, in questa vicenda, che è grossa come una casa. L'opinione pubblica del Paese (e non solo) è vistosamente e manifestamente scandalizzata per come sono state gestite le cose. Perfino il quotidiano della famiglia Berlusconi non può fare a meno di porsi una decina di domande sulle incongruenze del caso.

Ebbene è forse caduto il governo per le dimissioni di Josefa Idem? Non risulta. Perché allora ci devono venire a raccontare, come fa Franceschini, che in questo governo ci si debba necessariamente stare "tutti insieme”? Esca Alfano ed entri un altro dei cervelloni del PDL, uno di quelli che hanno governato per 3000 giorni su 3400 nel decennio 2001-2011 (per il resto Mario Monti) e che, visto come siamo messi, sarebbero da prendere tutti a calci nelle gengive, casomai.

Ma tant’è: la storia delle elezioni e del travaglio post elettorale ce la siamo raccontata a lungo; inutile ripetersi ancora.

Ma il Presidente Napolitano e il segretario Epifani - con il loro codazzo di ex democristiani che di fatto guidano il PD senza trovare la minima opposizione interna - la smettano di farci credere che è la sinistra a dover sempre calare le brache per spirito di responsabilità e che toccare Alfano significa far cadere il governo. Cioè che esiste un ricatto bello e buono, su questa vicenda, da parte di Berlusconi.

La posizione succube non risulta che abbia portato né il paese fuori dalle secche, né la sinistra a essere più apprezzata dal corpo elettorale, né le istituzioni a essere più rispettate in Italia e nel mondo. Pare anzi che non si sia mai toccato un livello così basso, da qualsiasi punto la si osservi. A meno che non si faccia proprio il punto di vista berlusconiano; allora sì che si apprezza la prospettiva.

Questo lungo viaggio al termine della notte - termine che purtroppo ancora non si vede - non può essere percorso con gli occhi bendati e una nebbia ottundente nella testa. Oggi in Aula si dibatterà la mozione di sfiducia di SEL e M5S. Non è affatto detto che questo apra a nuove prospettive di governo, a nuove maggioranze. Forse nemmeno a nuovi scenari futuribili.

Ma può aprire, molto più banalmente, ad un nuovo Ministro degli Interni, magari meno prono ai voleri del primo cosacco che passa, anche se amico dell'amico del suo migliore amico.

E magari a far abbassare un po' la cresta a questa destra di ricattatori, pitonesse, ciarlatani e inquisiti in attesa del verdetto finale (a proposito mancano undici giorni).

 

Foto logo: EPP/Flickr

 


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