Sesso a contratto: Mark Zuckerberg e il Talmud

par Fabio Della Pergola
lunedì 10 giugno 2013

La notizia è piuttosto divertente, qualcuno l’avrà letta sui quotidiani di domenica.

Mark Zuckerberg, il fondatore di Facebook, ai tempi del suo matrimonio con la fidanzata storica, la graziosa Priscilla Chan, aveva sottoscritto un contratto prematrimoniale in cui si impegnava ad avere almeno un rapporto sessuale settimanale con la moglie.

E giù, tutti a sogghignare. “E il romanticismo dove sta?” si chiede il Corriere, “una postilla davvero singolare” la definisce Libero, “almeno un'ora di sesso la settimana” chiarisce Vanity Fair (ma perché lo limita a un'ora?), "un contratto piuttosto bizzarro", “clausola hot” ribadiscono altri. E così via.

In realtà l’impegno pare che parli solo di “una notte a settimana” da trascorrere insieme, più un'altra ora e mezzo di “quality time” settimanale (qualunque cosa voglia dire, qui ogni interpretazione è lecita). Non è granché, ma come si dice “chi si contenta gode”.

E tanto potrebbe bastarci per ridacchiare un po’ da scemi su questa bizzarra idea di pretendere nero su bianco del sesso a orologeria. E l'amore romantico? O, se non vogliamo essere melensi, il desiderio? Se, per caso, una settimana non appare Eros con le sue alucce a scagliare la mitica freccia che trafigge gli amanti? Matrimonio rotto, penali (si pensa esorbitanti) da pagare? Lacrime e sangue?

Vabbé, affari loro, potremmo dire. E fine dell’articolo.

Oppure ricordarsi di una questione abbastanza curiosa che pochi conoscono, anche se molti invece sanno che Zuckerberg, anche se dichiaratamente ateo, è di origini e tradizioni culturali ebraiche. La cosa misconosciuta è che nel diritto matrimoniale ebraico “I rapporti sessuali sono controllati dalle norme della onah che disciplina la loro frequenza”. 

Il precetto chiamato onah (che non ha niente a che vedere con l’onanismo che deriva da un personaggio biblico di nome Onan) è una normativa talmudica che prescriveva il numero minimo di rapporti sessuali che un uomo si impegnava a garantire alla moglie, rigorosamente contabilizzati tenendo conto - bontà loro - del mestiere dell’uomo. Così si scopre che un disoccupato era impegnato a fare sesso tutti i giorni (magari faceva bene per tenere lontana la depressione), i manovali due volte la settimana; i conduttori di somari una volta la settimana (si sa dovevano viaggiare); i conduttori di cammelli una volta al mese (perché andavano più lontano) e i marinai una volta ogni sei mesi (pure loro viaggiavano parecchio, ma forse avevano una donna in ogni porto).

Mancano le professioni moderne, ma, è noto, il Talmud fu scritto nei primi secoli dopo la distruzione romana del Tempio, dobbiamo quindi fare uno sforzo di fantasia per trovare le giuste equivalenze con i mestieri attuali. Intanto abbiamo capito che un imprenditore informatico risulterebbe equivalente ad un conduttore di somari dei tempi antichi. Lo si deduce dal contratto Zuckerberg-Chan.

Possiamo limitarci all’ironia e fine dell’articolo, di nuovo.

Oppure fare una riflessione sul fatto che il Talmud stabiliva il dovere dell’uomo nei confronti della donna, non viceversa. Cioè affermava il sacrosanto diritto femminile a regolari e (supponiamo) soddisfacenti rapporti sessuali (in caso contrario la donna poteva chiedere al tribunale rabbinico addirittura di sciogliere il matrimonio: "Io sono una donna assetata - scrive una certa Milah ad un giudice - il mio uomo è inutile, lascia che mi separi”, da L’ultimo canto di Ester. Donne ebree del Medioevo in Sicilia, di Angela Scandaliato). Ed era considerato un dovere per l’uomo far godere la donna nel rapporto, mentre non c’è traccia del contrario.

Ii precetto, notate bene, valeva per donne di qualsiasi età, anche non più fertili, non era funzionale alla procreazione, quindi pare evidente che la specifica identità sessuale femminile fosse considerata socialmente lecita e giuridicamente riconosciuta, a prescindere dalla possibilità di fare figli.

Ebbene tutto questo avveniva proprio mentre il primo cristianesimo affermava che la condizione verginale era non solo il più alto valore morale, ma anche il massimo ideale femminile. Al più bisognava rassegnarsi all’unione dei corpi giusto per dare un “figlio a Dio”. Sappiamo bene che idea ha avuto il cristianesimo della sessualità, in particolare della sessualità femminile. Solo con il Concilio Vaticano II si è assistito ad un cambio di paradigma (poco compreso e assai ambiguo, basti ricordare la reiterata ostilità verso i contraccettivi) in merito all'unione sessuale.

A questo punto la domanda che si impone è: Priscilla Chan si è convertita alla cultura (se non alla religione) ebraica dopo aver dato un’occhiata al Talmud e averne tratte le debite conseguenze ?


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