Servizio Pubblico o Servizio No TAV?

par paolo
venerdì 25 ottobre 2013

L'informazione al tempo di Santoro.

Dopo la presunta marchetta a favore di Berlusconi da parte del duo Santoro -Travaglio nella famosa, o famigerata, dipende dai punti di vista, puntata che contribuì a rilanciare l'ex-Cavaliere nelle elezioni politiche di febbraio, la trasmissione Servizio Pubblico ha perso quasi di botto quell'appeal che da sempre aveva connotato le trasmissioni di Michele Santoro, fin dai lontani tempi di Samarcanda.

In quella memorabile serata, passata alla storia con la spazzolata di Silvio sulla sedia di Marco Travaglio, lo share raggiunse circa il 30% e i soliti maligni ci videro un disegno legato sia all'interesse personale del conduttore, essendo, secondo indiscrezioni, i suoi emolumenti indicizzati sui punti di share, sia da parte dell'emittente LA7 che ospitava la trasmissione del popolare giornalista, sulla quale già allora circolavano voci di una imminente messa in vendita. Tra i probabili o possibili acquirenti, veniva allora menzionato proprio Silvio Berlusconi. Sappiamo poi come è finita, con il gruppo Urbano Cairo Comunication ad aggiudicarsi la proprietà dell'emittente, ma con una coda di sospetti che faceva risalire proprio a Berlusconi l'intera operazione. In sostanza si ipotizzava che il socio occulto nonché reale finanziatore fosse proprio il patron del Biscione.

Comunque sia, da quella fatidica puntata che fece decollare le quotazioni de La7, il bravo e molto discusso conduttore di tante puntate d'inchiesta giornalistica, spesso marchiate a fuoco come politicizzate a sinistra, ha avuto un repentino crollo negli ascolti (lo share appunto). In sostanza il suo pubblico, generalmente sinistroide e di cultura medio alta, non gli ha perdonato lo sgarro di avere in qualche modo fatto fare "una bella figura" a Silvio Berlusconi, graffiandolo come si può fare con una piuma d'oca.

Ieri sera, dopo un lungo periodo di astinenza anche dovuto all'overdose di trasmissioni simili che affollano a tutte le ore le emittenti televisive, mi sono di nuovo imbattuto in Servizio Pubblico. Nulla di entusiasmante sia chiaro, anzi direi puntata abbastanza scontata tutta incentrata sulle occupazioni abusive degli alloggi da parte di disperati che rivendicano il diritto alla casa, rappresentati da Luca Fagiano del Coordinamento lotta per la casa, che si è trovato a dover commentare critiche in rete del tipo "solo noi scemi paghiamo l'affitto?", poi i soliti imprenditori veneti sfigati rovinati dalle tasse (nella regione con la più alta evasione fiscale del mondo) e, per non farsi mancare nulla, la questione No Tav con Santoro e Travaglio sostanzialmente sulla linea di Grillo e del Fatto Quotidiano, che notoriamente supporta mediaticamente le ragioni del Movimento No TAV. In studio due giovani esponenti dei No Tav, Rizzo e Richetti, Giorgia Meloni capogruppo dei Fratelli d'Italia ed Ernesto Carbone del PD.

È stata la sagra del qualunquismo totale, delle idee contrapposte fondate su argomenti privi di qualsiasi riferimento preciso in un continuo battibecco del tipo "lei lo sa a cosa serve il buco che hanno scavato nella montagna con la talpa?" , con Rizzo che incalza Carbone che cambia subito discorso e ribatte "e lei lo sa quanti tir passano ogni anno su quella tratta in Val di Susa?", domanda parimenti caduta nel vuoto. Insomma un dialogo tra sordi e tra due posizioni assolutamente inconciliabili, con Giorgia Meloni che ritiene l'opera strategica per il futuro dei nostri figli e i due No Tav che la vedono come uno spreco di soldi pubblici con frasi del tipo "lo Stato è un padre che non ha i soldi per i figli, ma si compra una Ferrari inutile", immagine indubbiamente efficace ma di una banalità assoluta.

Per rafforzare le tesi dei due esponenti No Tav, ogni tanto si inserivano a turno Santoro o Travaglio con collegamenti esterni di Ruotolo del tipo vecchietta valsusina incazzata che preconizza il mesotelioma da amianto come conseguenza nefasta del buco nel monte, le due sorelle valsusine No Tav a cui la polizia ha frugato in casa (senza trovare nulla), gli irriducibili sgomberati dal presidio baita Clarea che sabotano i macchinari del cantiere (non ripagati all'impresa esecutrice dei lavori) e che ributtano l'accusa di terrorismo su chi ha deciso l'avvio dei lavori. Dulcis in fundo, non poteva mancare quel pirla che si arrampicò sul traliccio e cadde stramazzato al suolo folgorato da una scarica elettrica per avere toccato gli isolatori della linea a 50 KW. Lo hanno ripreso ed intervistato mentre raccoglieva legna nel suo podere, sfuggito miracolosamente alla morte e rimasto oltre cento giorni in ospedale (a spese nostre) per una cretinata di rara portata.

Insomma, per dirla tutta, avuto netta l'impressione che l'epopea mediatica di Michele Santoro fosse ormai giunta al capolinea. Privato di ospiti politici importanti,che boicottano ormai sistematicamente e per opposte ragioni la sua trasmissione, ha dovuto ripiegare su figure di secondo piano del calibro della Puppato che, notoriamente, rappresenta l'ala radicale del PD in sintonia con SEL ed il movimentismo sia extraparlamentare, come appunto i No Tav, che istituzionale come il M5S di Grillo.

Probabilmente l'ultima carta di Santoro per ritrovare un pubblico di affezionati teledipendenti è quello di saldarsi con le posizioni del M5S e del movimentismo che agita questo paese, radicalizzando così la sua immagine politica che lo voleva integrato nelle file del PD (di cui è stato anche parlamentare europeo). Insomma, alla fine i veri conduttori della trasmissione, quelli occulti ma neanche troppo, sono diventati Marco Travaglio ed Il Fatto Quotidiano.

Allora "abbasso Santoro"? Tutt'altro, "evviva Santoro!", purché non diventi il Bruno Vespa della sinistra, uno e per giunta di destra basta ed avanza.

 

Foto: Paz.ca/Flickr


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