Sentenza Rubygate e "malagiustizia"

par paolo
martedì 25 giugno 2013

Silvio Berlusconi condannato a sette anni di reclusione, interdizione perpetua dai pubblici uffici e sospensione dei diritti legali.

Sentenza durissima, un anno in più rispetto alle richieste del pubblico ministero Ilda Bocassini, non presente alla lettura della sentenza e sostituita dal procuratore generale Bruti Liberati. Riconosciuto il reato di concussione, con l'aggravante della costrizione secondo le nuove disposizioni recentemente introdotte che giustifica l'anno in più di condanna. Riconosciuto inoltre il reato di prostituzione minorile.

Una ventina di testimoni a favore, citati dalla difesa, rischiano un processo per falsa testimonianza in seguito alla decisione della corte di Milano, presieduta da Giulia Turri, di trasmettere gli atti alla Procura per le necessarie valutazioni.Tra di loro la stessa Ruby ed il cantautore Mariano Apicella. L'avvocato di Ruby segnalato all'ordine professionale per i rilievi di merito.

Alto si leva nei cieli mediatici il grido di dolore di tutti i pidiellini, che consegnano il loro sdegno e la loro rabbia ai microfoni dei giornalisti subito accorsi ad intervistarli. Complotto politico, persecuzione, accanimento giudiziario, il tutto condensato in una parola che scorre sulle labbra dei fedelissimi di Silvio: "malagiustizia". Scontate e comprensibili le reazioni dei legali di Berlusconi Ghedini e Longo e dei figli di Berlusconi, Marina e Piersilvio.

Persino Massimo Cacciari, uomo notoriamente di sinistra, pur stigmatizzando l'anomalia stucchevole e deleteria dell'intreccio tra vicende personali e politiche del Cavaliere, augurandosi la fine di questo obbrobrio che tiene sotto schiaffo il paese da oltre venti anni, si mostra perplesso sull'entità della condanna.

Insomma nessuno sfugge, chi più chi meno, allo stereotipo dell'italiano "tuttologo", esperto dello scibile umano e ferrato in ogni disciplina, dal calcio, dove siamo notoriamente tutti allenatori, all'economia, pur senza un master alla Bocconi, nella scienza e tecnologia dove, unici al mondo, abbiamo fatto un referendum "popolare" sull'energia nucleare. Quindi perché dovrebbe far eccezione la materia giudiziaria.

L'onerovole Santanché, dall'alto della sua elevatissima cultura giuridica, ha concluso che è tutto falso, tutta una montatura, non ci sono concussi, la minorenne Ruby andava ad Arcore in gita e che quindi il martirio di Silvio moltiplicherà le forze dei suoi fedelissimi per strapparlo a questa "giustizia violenta". Agli occhi della Santanché oltre che violenta deve essere anche beffarda, dal momento che il collegio giudicante era composto da tre donne, quelle cioè che Silvio vedeva solo in posizione orizzontale, come lei stessa andava dicendo ai tempi in cui militava in altra sponda politica. Invece i tre magistrati donna erano, alla lettura della sentenza, in piedi dritte come fusi, con una dignità che per la Santanché è sconosciuta.

Fin qui, in estrema sintesi, il fatto e le reazioni più eclatanti, essendo il PD praticamente non pervenuto e Nicola Morra per il M5S ad affermare: "in uno stato di diritto le sentenze vanno applicate e rispettate. Berlusconi ne tragga le dovute conseguenze e risparmi al paese inutili barricate". Poi ironicamente sottolinea che il senatore Berlusconi, nella attuale legislatura, ha collezionato 173 assenze su 174 sedute e quindi se venisse a mancare non se ne accorgerebbe nessuno. Beata ingenuità, non ha ancora capito che Silvio telecomanda i suoi topini dall'alto dei cieli, esattamente come fa Grillo con loro, essendo il comico capo partito assente per noti impedimenti giuridici al 100%.

Se vogliamo fare un bilancio sulle conseguenze politiche di questa sentenza, due vengono subito in mente : la prima è quella che, secondo un concetto universale di decenza, Silvio Berlusconi, ormai pluricondannato sebbene ancora non in via definitiva per metà dei reati del codice penale, dovrebbe ritirarsi a vita privata; la seconda è che a breve verrà votata in Parlamento la richiesta del M5S sulla "incandidabilità di Silvio Berlusconi" e qui scatta l'autentica trappola per il PD, eterno collettore di tutte le disgrazie altrui, che riesce a somatizzare come proprie.

Se il PD non vota a favore o si astiene si frega con le proprie mani e ridà al M5S una spinta verso una rinascita politico elettorale, dal momento che pure il sottoscritto ne trarrebbe le dovute conseguenze. Se voterà a favore provocherà, checché ne dicano i vari Alfano e Cicchitto che sostengono la separazione dei due piani, ovvero quello giudiziario e quello dell'azione di governo, la fine cruenta del Governo Letta.

Come al solito a vincere è sempre lui, il Cavaliere di Arcore, che vince anche quando perde, come nei sondaggi della Ghisleri, e che anche quando ha un piede nella fossa riesce a condizionare le sorti del Paese. Possiede la "golden share", gliel'hanno affidata milioni di italiani che riconoscono in lui il "paladino delle libertà". Quello che ancora non è dato sapere è se tutti costoro hanno piena contezza di quali libertà si tratta. È rimasto l'unico dubbio.


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