Sentenza Mills: cosa scrive la stampa estera

par Federico Pignalberi
venerdì 20 febbraio 2009

Dall’Europa all’America sono tutti sbalorditi. Come possono gli italiani trascurare una sentenza che dichiara "corruttore" il loro premier?

A leggere cosa dicono di noi all’estero dopo la sentenza di condanna in primo grado di David Mills, accusato si essersi lasciato corrompere da Mr. B, si rimane allibiti. Sembra che non riescano a farsi una ragione della specialità nostrana nell’inabissare le notizie spiacevoli per evitare gli scandali. Anche se poi non hanno torto, visto che il tema del momento sono le dimissioni del capo dell’opposizione, che, con un tempismo unico, ha fornito ai giornalisti italiani il diversivo in cui speravano. Dalla stampa estera, invece, si imparano un sacco di cose sul processo Mills, unico motivo che spinge i Tg e giornali d’oltralpe a parlare di noi in questo momento. In Gran Bretagna ci spiegano che

Mills ha già detto alla BBC che intende fare ricorso in appello e che ha solide ragioni per farlo. E’ molto arrabbiato per come si è conclusa la vicenda e pensa di essere vittima di manovre politiche. Sotto il glaciale sistema legale italiano qualsiasi ricorso in appello potrebbe richiedere uno, due, tre o più anni. Ciò potrebbe comportare l’entrata in prescrizione che interviene drasticamente dopo sette anni e mezzo.

Già, perché da loro il problema fondamentale è che il verdetto potrebbe compromettere la stabilità del governo di Gordon Brown, in cui la moglie di David Mills, Tessa Jowell, è ministro per le Olimpiadi. Secondo il Financial Times

La sentenza potrebbe mettere in difficoltà anche il primo ministro britannico, Gordon Brown, perché la signora Jowell e il signor Mills avevano usato il denaro in questione per ripagare un mutuo sulla loro casa di Londra.

Brrr! Roba da dimissioni per loro: un mutuo coi soldi di una presunta mazzetta. In Italia, invece, dice il New York Times

Nonostante le logiche irrazionali della politica italiana, la sentenza, piuttosto che una sconfitta per Mills, sembra l’ennesima vittoria per Berlusconi il quale, in 15 anni di dominio della vita politica italiana, è riuscito a trasformare ogni sconfitta legale in capitale politico.

Così, il New York Times, che non riesce a capire come mai <<una parte della società italiana non si scandalizza>>,  chiede spiegazioni ad Alexander Stille, che prova a spiegare che la maggior parte degli italiani

si sono convinti che la politica sia un affare sporco, che tutti abbiano degli scheletri nell’armadio. I giudici hanno prestato più attenzione a Berlusconi che a tanti altri cittadini, per cui hanno trovato più scheletri nell’armadio.

Ma i giornalisti americani, dotati di un briciolo di memoria in più dei nostri, continuano a non capire e rincarano la dose

Berlusconi è entrato in politica nel 1994, sulla scia di uno scandalo di corruzione nel quale un terzo del Parlamento è stato coinvolto. La magistratura allora era vista come una eccellente braccio del governo. Ma nel corso degli anni, Berlusconi è riuscito a trasformare la percezione dell’opinione pubblica nei confronti della magistratura con le sue incessanti accuse secondo le quali i magistrati sono ideologi di sinistra che lo hanno preso ingiustamente di mira.

Il Guardian prova a spiegare agli inglesi che

dopo essere tornato al potere l’anno scorso, Silvio Berlusconi ha posto come priorità del proprio Governo l’approvazione di una legge che lo rendesse immune dai processi. Il verdetto di ieri ha mostrato quanto quella mossa sia stata importante. […] Se la legge sull’immunità verrà dichiarata incostituzionale, le accuse contro il Presidente del Consiglio potranno essere riprese.

Mai poi tranquillizza il nostro premier

Anche se risulterà colpevole, Berlusconi può riposare tranquillo perché non dovrà mai andare in prigione. Può sembrare più giovane, ma ha superato i 70 anni. Quella è l’età limite nella per la quale l’imputato può essere incarcerato secondo la legge italiana.

Fra i giornalisti più increduli, Duncan Kennedy della BBC che, in un pezzo intitolato <<L’Italia non fa una piega per il caso di corruzione di Berlusconi>>, racconta:

Il giorno in cui è stata pronunciata la sentenza contro Mills, le telecamere dei telegiornali presenti a Milano si potevano contare sulle dita di una mano: questo tanto per darvi un’idea del modo di vedere degli italiani a riguardo del loro primo ministro e delle sue disavventure con la legge.
Semplicemente la cosa non era ritenuta poi tanto degna di nota.

Immaginate se lo stesso accadesse in qualche altro paese in cui il capo del governo fosse coinvolto in un grave storia di corruzione: tra microfoni e telecamere, fuori dal tribunale non ci sarebbe spazio per muoversi.

Ironia anglosassone.


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