Sentenza Mediaset: un moderno "j’accuse"
par Tommaso Deidda
mercoledì 28 agosto 2013
La società moderna si scontra con isuoi vecchi vizi: la commistione fra potere e informazione, l'impunità dei potenti, la politica e la stampa asserviti potere non consentono alla società di crescere e evolversi.
13 Gennaio 1898: sulla prima pagina del giornale L'Aurore, usciva l'editoriale più famoso della storia. Emile Zola decideva di mettere tutto se stesso, come un antico cavaliere, lancia in resta e spronando il suo destriero, nell'affare Dreyfus.
Quell'editoriale, quella lunga, appassionata, infuocata lettera, indirizzata al Presidente della Repubblica Francese, Felix Faure, era una sciabola, la penna cercava il sangue mentre affondava nelle carni della casta militare e nella casta politica.
La penna-sciabola si abbatté su ministri, generali, politici di alto livello, mettendo in luce l'antisemitismo, i vizi, le logiche di conservazione di una casta, di un apparato corrotto, mostrando al mondo le tresche più sordide di cui esso si serve per conservarsi e mantenersi.
Zola decise di denunciare le complicità e gli interessi in comune fra la stampa o almeno una parte di essa, con la casta.
“Ho soltanto una passione,q uella della luce, in nome dell'umanità che ha tanto sofferto e che ha diritto alla felicità. La mia protesta infiammata non è che il grido della mia anima...”
Così chiudeva la lettera Zola, prima dei saluti al Presidente a cui era indirizzata. Oggi cos'è cambiato rispetto al tempo di quella lettera?
Il malaffare,la corruzione,il potere della casta,gli apparati, sono tuttora presenti, anzi, se possibile, ancora più incarnati nell'apparato dello Stato.
Sono sempre presenti i giornalisti al servizio dei potenti, così come c'è sempre la massa che si lascia manipolare e che viene usata.
Tutto sembra riproporsi nel tempo, ma qualcosa, forse, non si è riproposta: per esempio i liberi pensatori come Zola, persone pronte a scagliarsi contro l'establishment in nome dell'umanità, di grandi ideali, dei diritti civili, che s'indignino e che non abbiano paura di mettere in gioco il proprio nome, la propria posizione, anzi di usare la propria autorevolezza in tali battaglie.
Oggi troviamo l'establishment pronto a scendere in campo, ministri, sottosegretari, giornalisti: tutti pronti a dare la vita non per difendere il capitano Alfred Dreyfus dalle accuse ingiuste di alto tradimento, in realtà,e ssendo di religione ebraica, si era trovato contro tutto l'antisemitismo francese e europeo dell'epoca, ma per difendere un Tycoon dell'editoria, dell'edilizia, delle assicurazioni: insomma il potere personificato, che domina la scena politica ed economica da oltre un ventennio.
Difenderlo da cosa? Difenderlo da accuse da parte di magistrati che provano a fare il proprio dovere, cioè, ad amministrare giustizia.
Allora ecco che si assistono a manifestazioni, cortei, articoli di columnist prezzolati, tutti tesi a difendere l'indifendibile, trovate da saltimbanchi, urla, lazzi, insulti verso chi, sommessamente, magari con difficoltà, prova a stigmatizzare che la legge dovrebbe essere uguale per tutti, che chiunque, se accusato di avere commesso dei reati, deve sottoporsi al giudizio della magistratura, pur naturalmente, libero di difendersi e cercare di salvarsi.
Potenti difesi da potenti, chiamando alle armi il popolo, come se, in una democrazia rappresentativa ciò abbia valore: bocche da fuoco mediatiche, giornali, canali TV e radiofonici, coinvolgimento di personaggi dello spettacolo, magari a busta paga, tutto per difendere il potente, il Potere e se stessi.
Indegno spettacolo da fare inorridire il resto del mondo civile, dove la democrazia è una certezza, così come il Diritto.
Non ci sono, quindi più giornalisti come Zola o Bob Woodward e Carl Bernstein o Edward R. Murrow: insomma i coraggiosi amanti della libera opinione, disposti a sacrificare tutto pur di raccontare la verità, senza lasciarsi intimorire dal potere e dalla ricchezza, con in mente solo una società più giusta, lontana dalla giungla che il capitalismo senza regole o con regole aggiustate e riviste per andare incontro alle necessità del potente, scivolando in un mondo della legge del più forte, un nuovo medioevo dei secoli bui.
Dedicato a Ilaria Alpi e Miro Hrovatin, anch'essi eroi e martiri dell'informazione libera.
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