Sentenza Mediaset: la sconfitta della politica e della magistratura

par francesco latteri
venerdì 2 agosto 2013

"Maior e longinquo reverentia", scrivevano gl'antichi, non senza qualche ragione. Eppure collocarsi "al di là" per tentare una valutazione obbiettiva non è facile.

Per intanto la sentenza, pronunciata ieri sera conferma quanto già detto in inferiore grado di giudizio, ad esclusione dell'interdizione, cui rinvia l'altra Corte per la riformulazione in quanto eccedente la norma di legge vigente. Dunque Berlusconi condannato, ma non interdetto per cinque anni, bensì per un tempo inferiore e da ridefinirsi dalla Corte. Il Cav. perciò non è definitivamente eliminato dalla scena politica per via giudiziaria ed è stato tolto il gravame di questo fardello alla magistratura.

"Se mi condannano non vado in esilio né ai servizi sociali ma in galera", aveva tuonato ultimamente Berlusconi riferendosi all'antecedente famosissimo di Tangentopoli e Bettino Craxi di cui peraltro il Cav. è stato il braccio destro.

Proprio su questo fronte sono doverose una serie di considerazioni:

  1. ai tempi della tanto vituperata "Prima Repubblica" i politici avevano il senso - che fosse buon senso o senso dell'onore o, semplicemente di responsabilità - di dimettersi in presenza già del semplice "Avviso di Garanzia" senza stare ad aspettare l'ultimo grado di giudizio, come da parte di Berlusconi.
  2. Craxi prima che condannato dai giudici fu cacciato a furor di popolo e la scena della sua uscita dal Raphael grandinato dal lancio di monetine è rimasta famosa e soprattutto nella storia. Per il suo ex braccio destro e prosecutore, viceversa, non vi sono mai stati lanci di monetine, anzi si è oggi schierato in piazza un folto "esercito di Silvio" a sostenerlo apertamente. Il fatto di per sé è indice di un mutamento anche deciso in parti cospicue dell'opinione pubblica circa la magistratura.

Per intanto nel tempo sono venute a galla diverse cose circa "Mani Pulite" le quali hanno fatto legittimamente sorgere il sospetto che quelle mani invero troppo pulite non fossero. Nicola Cusani, uno dei maggiori imputati della vicenda di allora, aveva osservato che sì certo lui era colpevole dei reati contestatigli, ma che tuttavia dall'andamento degli interrogatori aveva evinto che ai giudici interessasse una precisa direzione più che uno svelamento esaustivo.

C'è poi la vicenda del Tonino di Pietro politico e quella della contabilità del suo partito gestita da una "fondazione Italia dei Valori" a lui intestata in cui confluivano i finanziamenti pubblici del partito, vicenda che ne ha causato la fine politica.

Dunque un quadro generale nel quale oggi, in settori anche cospicui dell'opinione pubblica l'immagine della magistratura è un pò meno "immacolata" di quanto lo fosse ai tempi del Raphael. La sentenza - sebbene sancisca che non vi siano cittadini al di sopra della legge - segna il declino di un'epoca, quella del ventennio berlusconiano e lo segna in negativo con il malo esito del ventennale scontro tra politica e magistratura in cui entrambi i contendenti escono peggio che prima: la politica, i cui attori non arrivano a quel senso di civismo per cui anche in presenza di un Avviso di Garanzia ci si dimette, e, la magistratura che - perlomeno in vasti settori dell'opinione pubblica - non riesce a liberarsi del sospetto di essere politicizzata.

Due sconfitti, ed è estremamente grave.

Foto: Sergio/Flickr


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