Senso civico, questo sconosciuto. Quando la colpa è dei cittadini e non della pubblica amministrazione

par Giorgio Bargna
lunedì 3 settembre 2012

Qualcuno afferma che negli ultimi anni, nel nostro paese si siano persi passi nell’insegnamento dell’educazione civica, io sono convinto che proprio passi non ne siano stati fatti. Quanto introdotto nella scuola italiana nel 1958, l'insegnamento dell'educazione civica nelle scuole medie e superiori, basato su due ore mensili, affidate al professore di storia, senza valutazione e senza troppa voglia di impegnarsi (sia tra insegnanti che tra alunni), fosse anche proseguito negli anni non avrebbe partorito un senso civico migliore di quello attuale.

Senza una vera preparazione civica salta l’obiettivo della formazione dell’individuo quale cittadino per una consapevole e corretta partecipazione alla dimensione civile e sociale. 

Non è solo tradizione, ma obbligo di vita, che l’individuo, al fine di collaborare positivamente allo sviluppo della società di cui egli è partecipe, debba rendere conto a dei doveri, dei quali deve essere cosciente, verso gli altri: rispettare le leggi giuridiche in generale, rispettare la Costituzione, essere animato da doveri di solidarietà verso gli altri, rispettare l’ambiente esterno e le risorse naturali.

Chiunque, a qualunque livello, in questi tempi verifica che le regole giuridiche del convivere sono in perenne moltiplicazione, tanto quanto il loro mancato rispetto; il legislatore, convinto che la “forza” convinca, nell’intento di ridurre l’area dei cattivi comportamenti, moltiplica le regole, ciò nondimeno, la dinamica umana non muta.

Latita profondamente il senso civico, quel “sesto senso”, quel “sentimento comunitario”, grazie al quale ogni cittadino sarebbe consapevole del fatto che la panchina ove si siede, la pensilina dell’autobus, ogni bagno ad uso pubblico, i monumenti, le strade, sono pubblici e che a questo pro occorre comportarsi in un modo da permetterne l’ utilizzo anche a tutti gli altri cittadini.

Rispettare una città dando importanza alle aree verdi, in cui si usufruisce delle attrezzature senza alterarle, evitando di gettare rifiuti nelle fontane o di imbrattare i monumenti, è indice di senso civico, alias rispetto per la “res pubblica”. Quando una pensilina della fermata ha il vetro rotto, è imbrattata, o, all’interno, è piena di immondizia, la responsabilità per il vetro rotto, o per i rifiuti non sono della amministrazione pubblica, ma dei cittadini e del loro mancato senso civico. Se in zone della città si vedono delle discariche improvvisate la responsabilità è dei cittadini (che spesso fingono di non conoscere le modalità corrette di differenziazione dei rifiuti, per pura pigrizia civica) che hanno portato lì i rifiuti, quali magari batterie, pneumatici, rifiuti elettronici.

Se circolando nelle vie vediamo cassonetti o cestini rotti, la responsabilità è di chi li ha rotti, per non parlare della condizione di certi bagni pubblici, dove viene espresso al massimo livello il concetto di assenza di senso civico di molte persone, di certi vicoli, di certe pensiline che emanano un odore nauseante.

Altri esempi di “assenza di senso civico”, potrebbero essere l’abitudine, da parte soprattutto dei giovani, di fare graffiti, con spray o vernici colorate, su muri, autobus, monumenti, o in altri luoghi in cui ci sia spazio utilizzabile, oppure la non restituzione dei libri messi a disposizione dalle biblioteche pubbliche, oppure la “consuetudine” di attaccare il chewing-gum sotto il banco scolastico, o sotto la sedia, o i sedili dell’autobus.

Senso civico significa non solo riconoscersi nell’inno nazionale o nella bandiera, ma anche in tutti quegli elementi che costituiscono gli emblemi della cultura e del paesaggio comunitario.

Il vantaggio che offre ad una comunità l’avere il senso civico è, oltre alla possibilità di usufruire nell’immediato dei beni pubblici, un risparmio economico per gli enti locali, i quali non si troverebbero più nella necessità di dover riparare o comprare nuove panchine oppure i vetri delle pensiline, pagando, inoltre, chi li installerà, fermo restando i costi di manutenzione ordinaria.

Invece dal comportamento delle persone si ha la impressione che, proprio perché di proprietà pubblica, il rispetto venga meno. Salvo poi fare degli esposti, o delle lamentele, (via media, in tv o sui giornali) sulla presenza di rifiuti in strada o sulla assenza di aree verdi dove far giocare i bambini, chiedendo alle amministrazioni pubbliche (può essere Comune, Regione, società di raccolta rifiuti comunale), di intervenire, a volte spinti da un viziato “falso senso civico”, a volte da mero interesse personale o politico.


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