Semplice presa d’atto

par Zag(c)
mercoledì 20 agosto 2014

Se a bombardare il mio villaggio è un aereo telecomandato, ho una sola strada per difendermi a parte le tecniche nonviolente che sono le migliori: caricarmi di esplosivo e saltare in aria in una metropolitana».

E’ di una ovvietà disarmante, una logica ferrea, un atteggiamento oltre che razionale e insieme istintiva fatta di rabbia di impotenza di autodifesa, quasi. Ma ha fatto scalpore, ha indignato e sollevate proteste e in qualche caso anche stupore.
 
Ora a prescindere da chi ha espresso questa semplice banalità da quale parte partitica o movimentista proviene, e che comunque non ha nulla a che fare l’appartenenza partitica di questo pensiero. Perché dietro non ha un back ground o pensiero o ideologia , ma è pura e semplice conseguenza di atti e fatti di atroce violenza e aggressione. Quindi prescindo dal deputato Di Battista o del M5S. Non appartengo a questa schiera di “volenterosi”, a questo Circo Togni della politica. Anche perché, credo che questo pensiero non appartenga né a Grillo né ai suoi fan. E’ mille miglia lontano dalle loro categorie di pensiero. 
 
Qui non si parla di effettuare un atto terroristico fine a se stesso o per finalità ideologiche e di sommovimento statuale, che comunque ha anch’esso una sua dignità e valenza simbolica, ma in risposta ad un atto di aggressione. Se a bombardare il mio villaggio è la premessa, e se a farlo è un aereo telecomandato. E qui c’è tutta la forza dell’impatto dell’impotenza di fronte ad un atto di aggressione e di violenza estrema. Di Battista, si vede,che ha fatto questa premessa e queste precisazioni per evitare strumentalizzazioni e accuse di simpatie o affiliazione. E questa presa di distanza è stata anche ribadita alla fine del suo pensiero. Non sto ne giustificando né approvando, lungi da me.
 
Si è affrettato ad aggiungere per mettere le mani in avanti. Ma inutilmente, evidentemente. La forza di questa constatazione sta tutta nella sua semplice conseguenzialità di autodifesa e di reazione. E le condanne, strumentali, sono venute proprio da parte di quell’area di pensiero che di fronte all’aggressione di una rapina giustifica persino la reazione violenta e sproporzionata del gioielliere. Ma qui no, perché entra in ballo l’aspetto ideologico e preconcetto piuttosto che la voglia di capire e comprendere. 
E’ una semplice costatazione, un atteggiamento ne preconcetto, né ideologico, ma semplice ricerca di capire la regioni di tanta apparente pazzia e irrazionalità: "purtroppo la sola arma violenta rimasta a chi si ribella". Non terrorista, ma reazione e ribellione ad uno stato di impotenza. Terrorista può essere l’atto estremo, riempirsi di dinamite e farsi saltare in aria, ma non è terrorista chi lo compie.
 
Io credo che a questa semplice constatazione da parte di Di Battista è arrivato partendo dal suo status di Parlamentare che credeva nella possibilità di poter, forte della rappresentanza di cui era portavoce, determinare e influenzare le decisioni finali di questo ramo del Parlamento. Non credo che sia un accostamento estremo, ma conseguenziale. Ha fatto un semplice accostamento. A cosa si può arrivare se si bloccano tutte le vie parlamentari e non violente, se non viene consentito non solo di poter esprimere il dissenso, ma attraverso regole e applicazioni di norme spesso in maniera sciuè sciuè, stravolgere il normale svolgimento di atti parlamentari. E’ la constatazione del suo fallimento.
 
Delusione e presa d’atto d’impotenza che nulla è piu possibile, che il simbolo della Democrazia (a cui lui credeva) si è rivelato tutt’altro, che entrare in quel parlamento è stato come entrare in una melma in cui tutto è già scontato in partenza e tutto il resto è solo rappresentazione. Anzi, più ti agiti, più ti dimeni, più affondi. Non ti rimane altro che lasciarti andare, sospenderti, sperando di galleggiare. Oppure riempirsi di tritolo e darsi fuoco! (metaforicamente naturalmente) 

 


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