Seguire l’innovazione, sempre

par Gaetano Buglisi
giovedì 14 febbraio 2013

Grosse novità si vedono in giro per il mondo nel settore delle energie rinnovabili, ma l'Italia latita e sembra sempre più estranea a ciò che andrebbe fatto.

Segui i soldi. Questo era il consiglio che la Gola profonda del caso Watergate dava ai due cronisti del Washington Post che indagavano per capire cosa accadeva.
Ora potremmo dire: "segui l'innovazione" o meglio, "segui quell'intreccio di creatività e di investimenti che sono il motore delle nuove soluzioni tecnologiche, per comprendere quale sia oggi il trend strategico".

I segnali sembrano inequivocabili.

Nel giro di poche ore si sono affiancate indicazioni di grande rilievo.
Intanto il presidente americano Obama, nel suo discorso annuale sullo stato dell'Unione, ha messo le energie rinnovabili al centro delle strategie di sviluppo e di primasto degli USA: una scelta partcolarmente significativa in un anno in cui l'euforia del fracking, ossia delle nuove forme di estrazione di energie fossili dalle cisti rocciose, rende il suo paese, per la prima volta nella storia, autonomo dalle forniture di petrolio estere.

Nonostante questo Obama e l'intero inner circle dell'economia statunitense puntano sul fotovoltaico per cambiare marcia alla propria economia. Un ragionamento economico ma anche sociale. Le energie rinnovabili, spiega il presidente americano, rendono gli Usa portatrici di un progetto realmente sostenibili nel pianeta, ridando al paese un primato, una mission, che sembrava avere perso proprio sul terreno dello stile di vita.

Contemporaneamente, non a caso, affiorano due soluzioni tecnologiche destinate a rivoluzionare radicalmente il modo di produrre energia fotovoltaica. 
Due giovani ricercatori, John Wennestrom e Jim Terraberry, hanno presentato il prototipo di un nuovo sistema di impianto mobile di fotovoltaico, chiamato Sun Ready Power: un trolley, una vera valigetta su ruote, in tutto simile a quelle che usiamo per gli spostamenti veloci in aereo, equipaggiato con una nuova generazione di pannelli solari che potrà essere spostabile in qualsiasi luogo, innestando ovunque un processo di produzione fotovoltaico.

Siamo ovviamente all'inizio del processo ma la legge di Moore, che prevede nell'informatica il raddoppio della potenza di calcolo dei microprocessori ogni 18 mesi, sembra applicarsi ormai anche alle nuove energie rinnovabili, facendoci prevedere nei prossimi anni, non più di 5, una svolta radicale nelle dotazioni e dunque nei comportamenti.


Esattamente come è accaduto per i computer con la miniaturizzazione delle funzioni intelligenti.

Ma il processo già oggi sembra accelerare.

Infatti a poche ore dall'annuncio del Sun Ready Power i giornali ci informano di un'altra innovazione spettacolare: una pellicola sottilissima, in tutto e per tutto simile ad un figlio di carta, pieghevole e adattabile ad ogni superficie, che riproduce le funzioni di una serie potente di pannelli solari. Il prototipo è stato realizzato nei laboratori del MIT di Boston da un'equipe coordinata da un ricercatore italiano, Andrea Maurano. Una innovazione destinata anch'essa a mutare completamente l'idea stessa di produzione di energia, che assomiglierebbe sempre più al modello di telefonia mobile: piccolo, agile, leggero e disponibile per ognuno, ovunque.

Siamo alla viglia di un cambio di status del sistema.

Questo è l'ennesimo treno che sta partendo e su cui il nostro paese, ancora una volta, non solo non salirebbe ma rischa di scendere dopo essere stato alla guida del convoglio.

Il punto infatti è esattamente questo: come interpretare le tendenze tecnologiche ed adeguare le nostre strategie?

Paradossalmente se confrontiamo le linee di impegno del nostro paese con altre realtà nel settore fotovoltaico verifichiamo che in Italia la curva tende a scendere, anche velocemente, mentre altrove -USA, Germania, Giappone, Cina - risorse e intelligenze si moltiplicano.

Quello che bisogna mutare è proprio il capitale sociale più che quello finanziario.

Manca un ambiente propizio a favorire uno sviluppo di soluzioni che - proprio perché innovative -implicano un cambio di cultura.

Devono cambiare le logiche, le norme, le forme e i contenuti di un'amministrazione pubblica che ancora vede il fotovoltaico, come l'eolico, dal punto di vista dell'ingombro o da quello del paesaggio, mentre ignora le prossime tappe che azzereranno completamente i volumi di impegno delle superfici, come abbiamo visto.

Tocca alla politica dare un segno.

Non solo il governo centrale, ma anche le amministrazioni locali: Puglia, Sicilia, Campania e poi città come Roma e Milano. Come possono riorganizzare il territorio, rilanciare l'economia, riconquistare primati se non si agganciano al trend vincente? Come è possibile che abbiamo ancora uno stato di impasse che blocca investimenti per milioni in regioni del mezzogiorno per impacci procedurali? Come considerare imprese inquisite per lo sviluppo degli impianti fotovoltaici? O come valutare l'imbarazzo di chi vuole difendere la funzionalità dell'offerta di energie fossili da parte di Enel e Terna?

Già rispondendo a queste domande si potrebbe capire chi e come vuole governare il nostro paese in una campagna elettorale che si è condotta a luce spenta, in tutti i sensi.


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