Secondo Monti le scuole cattoliche necessitano di "sostegno economico"

par UAAR - A ragion veduta
martedì 21 agosto 2012

Poiché, cinquant’anni fa, si è diplomato in una scuola cattolica, il premier Mario Monti afferma ora di “conoscere il grande ruolo svolto dall’istruzione paritaria”. Che, secondo lui, è pertanto meritevole di un “necessario sostegno economico”.

 

 Per non lasciar adito a dubbi, tali dichiarazioni sono state rilasciate nel corso di un’intervista rilasciata al settimanale Tempi. Testata legata a Comunione e liberazione, e dunque anch’essa in cerca di nuovi riferimenti politici, dopo le débâcle di Berlusconi e Formigoni. Tant’è che sarà proprio il premier l’invitato più importante al Meeting di Rimini.

La vicinanza del premier agli ambienti ecclesiastici non è del resto cosa recente. Il suo governo è nato includendo ben tre relatori del convegno cattolico di Todi, autorevolmente presieduto dal cardinal Angelo Bagnasco, presidente Cei. E uno dei suoi primissimi “gesti” quale capo del governo è stato di andare a salutare papa Benedetto XVI all’aeroporto. La soluzione adottata per risolvere il caso Ici-Imu è stata a sua volta brillante (e guarda caso faceva seguito a consultazioni serrate con i Sacri Palazzi): far credere all’Europa che la Chiesa avrebbe cominciato a pagare, quando le scuole cattoliche hanno già detto chiaro e tondo che non lo faranno.

Sì, proprio quelle scuole cattoliche che necessitano, secondo Monti, di “un sostegno economico”. Non far loro pagare l’Imu è già un indubbio sostegno: che si aggiunge ai quasi settecento milioni di stanziamenti, documentati dall’Uaar nell’inchiesta I costi della Chiesa, che lo Stato e le amministrazioni locali erogano loro ogni anno. Una cifra enorme, che Monti promette ora di non tagliare, in nome del “profondo reciproco rispetto tra stato e chiesa, tra le religioni”. C’è crisi per tanti, ma non per tutti.

Liberi i cattolici, da Costituzione, di pagare di più per chiudere i propri figli in ghetti confessionali dove peraltro, dati Ocse alla mano, la qualità dell’insegnamento è inferiore. Ma liberi anche noi, da Costituzione, di ricordare al premier che ciò deve avvenire “senza oneri per lo Stato”.


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